Menu
logo new2015 ok logo appStore logo googleStore

“LA FAMIGLIA È IL MOTORE DEL MONDO E DELLA STORIA”
Anche nella diffusa crisi è possibile, anzi si deve, credere nella famiglia.
“La differenza uomo-donna nella coppia è una ricchezza: valorizziamola”

“Per sempre”: fa paura,
ma chi non lo desidera?

33 2015fdf

“La famiglia non è il luogo del piacere, dove non si fatica e non si soffre, ma è il luogo della gioia, dove si impara che è meglio soffrire portando i dolori dell’altro piuttosto che star bene da soli”. È con una professione di fede nella famiglia - “si può, si deve, è bello credere nella famiglia” - che Claudia Navarini, caorsana di origine, romana d’adozione, docente di filosofia all’Università Europea nella capitale, ha aperto l’edizione 2015 della “Grande Festa della Famiglia” il 18 settembre al centro Il Samaritano. E la gioia dell’essere famiglia è stata, a riguardare indietro la tre-giorni della festa organizzata dal Forum delle Famiglie con Il Nuovo Giornale e l’Università Cattolica, il filo rosso che ha tenuto insieme tutti i momenti, dalla Camminata sabato pomeriggio ai concerti dei “Lucky Fella” e degli “Sugar Pie & The Candymen”, dalla testimonianza di rinascita di Beatrice Fazi alla festosa allegria che ha animato piazza Cavalli lo scorso fine settimana.

RICONOSCERE LE DIFFERENZE NON VUOL DIRE DISCRIMINARE
La famiglia luogo della gioia, anche se la diffusa crisi sembra dirci il contrario. “Ma non per questo vuol dire che la famiglia è morta: sarebbe come dire, altrimenti, che siccome i suicidi sono in aumento la vita perde di valore - ha richiamato Claudia Navarini -. Bisogna guardare in faccia le motivazioni della crisi dilagante e trovare un modo per risolverla”.
Coppie che scoppiano: perché? Uomini e donne, differenti per biologia e pertanto anche per sensibilità, modo di pensare e approcciarsi alla realtà - la persona è unità di corpo e psiche, non divisibile in sezioni - finiscono col vedere le proprie differenze come un ostacolo alla felicità. Claudia Navarini si è invece confrontata con il consulente di coppia Marco Scarmagnani - veronese, fa parte della Comunità Papa Giovanni XXIII - sul tema “Le differenze non sono indifferenti”.
Un tema “di bruciante attualità - non ha nascosto il vicepresidente del Forum delle Associazioni familiari Carlo Dionedi introducendo i lavori, cui hanno partecipato anche il Vescovo e il sindaco Dosi - che è stato sviscerato dalla prof. Navarini con la finezza della filosofa che mette in luce come la differenza sia “un dato di fatto della realtà” ed è stato calato nella quotidianità della vita familiare da Scarmagnani. Con verve da comunicatore ha messo sul tavolo i comportamenti tipici che mogli e mariti lamentano le une degli altri - conquistandosi ampi cenni d’approvazione dalla numerosa platea - ma con l’ottica di valorizzare le differenze, non di demonizzarle. Se infatti - ha rilevato Navarini - la tentazione oggi è assumere le differenze come un fattore negativo che produce discriminazione, quando non violenza, la differenza strutturale di uomini e donne va riscoperta come un valore aggiunto da conoscere e mettere a frutto. “La differenza maschile-femminile è la base della famiglia, in cui sono portatore sano della mia mascolinità come mia moglie è portatrice sana di femminilità”. 

POSSIAMO AMARCI PERCHÉ SIAMO IMPERFETTI
E questo è vero - sottolinea il consulente - senza bisogno che né io né lei siamo «perfetti». Anzi, è proprio perché siamo difettosi che riusciamo ad amarci, altrimenti vivremmo in una dimensione «sferica», di perfezione totale, che appartiene soltanto a Dio”.
La famiglia - il cui meccanismo fondamentale, ha ricordato la prof. Navarini, è la condivisione - è dunque anche il luogo dell’incontro dei nostri limiti. Si sposa non una persona, ma una storia, una stirpe, che è differente dalla nostra. “Differente secondo la radice della parola: che «porta verso», non in un’altra direzione”, ha precisato Scarmagnani. Il cervello della donna “empatico” e in continuo movimento e quello dell’uomo “che tende sempre a sistematizzare, come un carrellista nel magazzino che ripone nelle scatole tutti i concetti e li tira fuori uno alla volta” - è l’immagine usata da Scarmagnani - dicono una differenza che non è contrasto irreversibile, ma che va messa in conto e conosciuta se si vuole crescere nella relazione.

QUANDO PARLO CON TE, MI CAPISCO
“La crisi è la manifestazione di questo «incastro» che c’è sotto lo stare insieme. Nell’innamoramento viviamo una sorta di fusione con l’altro, invece bisogna a un certo punto uscire, mettersi uno di fronte all’altro, e scoprire che ciò che mi aiuta a camminare, a crescere, è proprio ciò che lo differenzia da me, che all’inizio mi attirava e che magari adesso mi dà fastidio”.
Illuminante, per Scarmagnani, è stata una frase che una volta gli ha detto sua moglie: “Quando parlo con te, mi capisco”. Nella differenza, che permane, c’è uno spazio in cui uno “insegna” all’altro attenzioni e comportamenti che da solo non vedrebbe. Ecco perché le differenze non sono indifferenti. Si fa fatica a conviverci, ma non pregiudicano il “per sempre”. “Incontro tanti studenti: molti dubitano che si possa stare insieme tutta la vita, eppure - conclude la prof. Navarini - non c’è nessuno che non lo desideri”.

B. S.

"Il Nuovo Giornale" percepisce i contributi pubblici all’editoria.
"Il Nuovo Giornale", tramite la Fisc (Federazione Italiana Settimanali Cattolici), ha aderito allo IAP (Istituto dell’Autodisciplina Pubblicitaria) accettando il Codice di Autodisciplina della Comunicazione Commerciale.

Amministrazione trasparente