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Storia del giornale

Chi è il fondatore del Nuovo Giornale
Francesco Gregori, un giornalista moderno
 

gregori mons. francesco

(F.F.) Nel mondo della cultura, soprattutto quella con collegamenti con la storia, Francesco Gregori è noto soprattutto per aver firmato la prima e ponderosa biografia del beato Scalabrini: “La vita e l’opera di un grande vescovo, mons. Giov. Battista Scalabrini (1839- 1905), L.I.C.E., Torino, 1934. Eppure questo sacerdote meriterebbe un posto ancora più in evidenza per quanto ha fatto per il giornalismo cattolico: all’inizio del Novecento a Piacenza ha impresso al settore una svolta in chiave moderna.
Era uomo tutto d’un pezzo e fatalmente, come direttore di un giornale, non poteva non scontrarsi con il fascismo che alla fine la vinse e lo costrinse alle dimissioni; ma il prete – giornalista le diede a suo modo firmando il 30 novembre 1922 un articolo di commiato, dal titolo significativo: “In limine... mortis”; ancora più significativo – come ricordiamo a lato – il contenuto del “pezzo” con il quale dà una lezione di dignità difficile da dimenticare.
Nato a Bettola il 23 dicembre 1867 dal notaio Giuseppe e da Luisa Garioni, passò parte dell’infanzia presso lo zio mons. Francesco Garioni, arciprete e vicario foraneo di Pomaro. Entrato nel Collegio Alberoni, fu ordinato sacerdote nel 1890 dal vescovo Scalabrini ed inviato come curato a Castel San Giovanni dove resta dal 1891 al 1893. Al Vescovo non era sfuggito l’impegno pastorale del giovane: nel 1893 lo trasferì nella parrocchia cittadina di San Francesco e dal 1894 al 1899 lo aggregò alla cattedrale.
Fu al fianco dello stesso Scalabrini quando, dopo i fatti di Milano del 1898, il governo liberale massonico sciolse l’Azione Cattolica e soprattutto quando nel 1895 giunse a Piacenza don Paolo Miraglia che, prima di rifugiarsi in Svizzera, travagliò la comunità cattolica piacentina con uno scisma durato cinque anni. Nel 1899 don Gregori fu fatto parroco di Sant’Anna dove restò fino al 1927, anno in cui passò a reggere la comunità di Pomaro; nel borgo appenninico morì l’8 febbraio 1957 all’età di 89 anni.
Uomo d’azione e di pensiero, nel 1902 aveva conseguito presso l’Accademia San Tommaso di Roma la laurea in filosofia dedicandosi in seguito agli studi di teologia e di diritto. Fu anche un educatore: parte del suo tempo lo dedicò alle maestre dell’Istituto Carlo Uttini e, come insegnante di filosofia, ai giovani dell’Istituto Scalabrini.
Come giornalista diresse dal 1907 al 1909 il cattolico “La Favilla”; fondò e diresse poi il quotidiano “Il Nuovo Giornale”. In questa veste fu certamente un personaggio scomodo: la “Scure” fascista lo accusò di favorire i “rossi” mentre “Bandiera Rossa”, comunista, di stare con i fascisti. Basta questo particolare per descrivere l’uomo. Ma la polemica, come ricordiamo nella storia del Nuovo Giornale, non si fermò sempre alla penna. Gregori, lasciato il giornalismo, poté dedicarsi interamente al suo ministero di sacerdote e allo studio: sono, infatti, degli anni seguenti due delle sue opere principali: la citata monografia su Scalabrini e il poderoso trattato di morale “Unicuique suum”.

 

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