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Collegio Alberoni, restauro di uno degli arazzi dedicato ad Alessandro Magno

Alessandro riceve la moglie di Spitamene

Sono diciotto i superbi capolavori, suddivisi in tre serie diverse, che costituiscono la collezione di arazzi del cardinale Giulio Alberoni, in assoluto una delle più importanti raccolte italiane. Si tratta degli otto pezzi della Serie di Enea e Didone, tessuti dall’arazziere Michel Wauters di Anversa intorno al 1670 su cartoni di Giovan Francesco Romanelli, il maggiore allievo di Pietro da Cortona, gli otto pezzi della Serie di Alessandro Magno, tessuti da un ignoto arazziere fiammingo attivo a Bruxelles nella seconda metà del Seicento (forse Jan Leyniers) su probabili cartoni di Jacob Jordaens, uno dei più importanti seguaci di Rubens; e infine i due arazzi più antichi, quelli della cosiddetta Serie di Priamo.
Lo spettacolare colpo d’occhio che la collezione alberoniana offre a qualsiasi visitatore abbia avuto accesso alla Sala degli arazzi, progettata alla metà del secolo scorso appositamente per la loro esposizione, risulta davvero unico e indimenticabile.
Numerose le testimonianze in tal senso lasciate da artisti, intellettuali, personaggi illustri, al cospetto di questo patrimonio; citiamo solo una delle più recenti: John Scofield, chitarrista e star jazz, protagonista di uno dei concerti di punta dell’ultima edizione del Piacenza Jazz Fest ha, durante la sua performance, manifestato la sua emozione per la possibilità di esibirsi in un contesto così suggestivo.
Colto e attento conoscitore dell’arte del suo tempo Giulio Alberoni, per quanto riguarda l’arte tessile, prediligeva i capolavori antichi.
Dei diciotto straordinari pezzi istoriati nessuno è infatti a lui contemporaneo.

Riparte la campagna di restauro degli arazzi del Cardinale Alberoni
Con il sostegno di Regione Emilia-Romagna e Fondazione di Piacenza e Vigevano
Dopo più di un decennio di interruzione riparte la campagna di restauro dei capolavori in lana e seta del Collegio Alberoni.
Se nel 1995 era stata avviata infatti un’impegnativa campagna di restauro della collezione che aveva consentito il recupero dei due pezzi più antichi della serie detta di Priamo e successivamente di due arazzi della Serie di Alessandro Magno, l’impossibilità di reperire ulteriori fondi e di attingere ai finanziamenti pubblici aveva in seguito portato all’interruzione dell’ambizioso progetto di recupero e salvataggio della preziosissima collezione tessile, progetto rimasto fermo per oltre dieci anni.
Le cose hanno però iniziato a cambiare lo scorso anno.

Nel dicembre 2021 Opera Pia Alberoni ha infatti potuto sottoscrivere con Regione Emilia-Romagna una convenzione finalizzata all’ampliamento dell’organizzazione museale regionale per il triennio 2021-2023 sulla base della Legge Regionale 18/2000, art. 6, comma 3.
Il piano culturale triennale presentato da Opera Pia Alberoni è stato approvato dalla Regione che ha stanziato un contributo finanziario di €. 15.000 per il restauro di un arazzo della serie di Alessandro Magno per l’anno 2022, e un ulteriore finanziamento dello stesso importo per il restauro di un ulteriore arazzo della medesima serie, per l’anno 2023.

Il contributo di Fondazione Piacenza e Vigevano
Il restauro degli arazzi è un’operazione non solo molto complessa dal punto di vista tecnico, ma anche molto impegnativa da quello degli oneri finanziari. Per poter coprire i 50.996,00 euro necessari per affrontare il restauro, nell’anno 2022, di un nuovo arazzo della serie di Alessandro Magno, Opera Pia Alberoni ha stanziato un contributo di €. 15.996,00 al quale si è aggiunto un ulteriore finanziamento della Fondazione di Piacenza e Vigevano, pari a €. 20.000,00.
La sinergia di queste tre Istituzioni e l’immediato riconoscimento da parte della Fondazione di Piacenza e Vigevano della collezione di arazzi alberoniana come bene prezioso della comunità ha reso pertanto possibile riavviare la campagna di restauro della collezione alberoniana e affrontare il recupero di uno dei sei pezzi della serie seicentesca di Alessandro Magno ancora da restaurare.

L’arazzo in restauro
Alessandro riceve la moglie di Spitamene
Jan Leyniers(?), arazziere (1630-1686), su probabili cartoni di Jacob Jordaens (1593-1678), Alessandro nella sua tenda riceve la moglie di Spitamene che gli porta la testa del marito, arazzo in lana e seta, mt. 4,20 x 3,35. Gli otto arazzi che narrano le storie di Alessandro Magno sono probabilmente stati tessuti dall’arazziere di Bruxelles Jan Leyniers (1630-1686) sulla base di cartoni forniti da Jacob Jordaens (1593-1678), trai più importanti seguaci di Rubens.
Come ha scritto padre Gian Felice Rossi la maniera rubensiana si rileva facilmente nell’esame stilistico dell’intera serie, nella quale prevale un insieme di colori dal tono basso.
Gi episodi rappresentati sono tratti quasi sicuramente dal De rebus gestis Alexandri Magni di Quinto Curzio Rufo e sono i seguenti:
[1] Alessandro si avvia a cavallo verso una spedizione militare; [2] Alessandro nella sua tenda riceve la moglie di Spitamene che gli porta la testa del marito; [3] Alessandro nel furore della battaglia; [4] Alessandro vincitore ossequiato dai vinti; [5] Alessandro in una foresta uccide un leone; [6] Una giovane donna (Rossane?), accompagnata dal figlioletto, si inginocchia davanti ad Alessandro; [7] Alessandro, caduto nel fiume Cidno, viene salvato dai suoi; [8] Alessandro, sceso da cavallo, accoglie la delegazione di un popolo vinto.

L’arazzo che sarà restaurato nel corso del 2022 è quello che, per trame e orditi, narra l’incontro di Alessandro con la moglie di Spitamene.
Il soggetto, identificato da Vincenzo Pancotti con Timoclea condotta innanzi ad Alessandro, è stato reinterpretato da Arturo Pettorelli nel 1934, in seguito a un’attenta lettura del secondo libro dell’opera di Quinto Curzio Rufo.

La scena
Le ampie bordure sono caratterizzate da cascate di foglie, fiori e frutti alternati a porzioni di armature, armi e nastri di tessuto. Al centro della bordura superiore è raffigurato un elmo, mentre in quella inferiore due trombe incrociate. I due angoli superiori sono definiti da capitelli corinzi decorati da nastri. Le bordure sono contornate da una fascia perimetrale interna marrone che la separa dalla scena figurata, e sono definite esternamente da una cimosa marrone scuro larga all’incirca 6 cm. Non sono presenti marchi di manifattura o iscrizioni.
La scena figurativa è ambientata sotto una pesante tenda blu, ornata con decorazioni floreali, bordure geometriche e frange color ocra. La tenda si adagia su un ramo dell’albero presente sulla sinistra.
Sotto la tenda Alessandro, in piedi con il capo coronato di alloro, affiancato da due uomini, uno vecchio e l’altro giovane, è raggiunto da una giovane donna che gli mostra la testa del marito che un giovane regge con la mano sinistra.
Ella stessa ha fatto uccidere il marito che, nonostante fosse stato sconfitto, voleva continuare la guerra contro Alessandro, incurante dei pericoli ai quali, in questo modo, avrebbe esposto la moglie e i figli che lo avevano invece invitato a fidarsi della magnanimità del vincitore.


Lo stato di conservazione
L’arazzo è tra quelli che abbisognano più urgentemente di un intervento di restauro.
L’armatura tessile composta da orditi, che risultano essere la base per accogliere l’andamento pari/dispari delle trame colorate che costituiscono il disegno, appare in pessimo stato di conservazione.
Osservando attentamente l’opera, è evidente la caduta di trama, sia nelle campiture in seta chiare, che quelle in lana marroni mettendo in evidenza gli orditi, ormai liberi dall’intreccio originale. I numerosi rammendi, eseguiti in un restauro precedente, hanno reso la struttura precaria, sottolineando la presenza di abrasioni, consunzioni e tagli che spezzano, di fatto, la catena dell’armatura tessile (sia in trama che in ordito).
Le fibre costituenti, quindi soggette ad un naturale deterioramento nel tempo, abbinate alle operazioni di risarcimento realizzate in passato, hanno compromesso la stabilità strutturale da risanare con un intervento di restauro ad alta reversibilità.

Un laboratorio di restauro piacentino e alberoniano
e una restauratrice d’eccezione

L’intervento di restauro dell’arazzo sarà eseguito a Piacenza, presso il laboratorio di Tiziana Benzi, ospitato presso Palazzo Chiappini, antico edificio di proprietà dell’Opera Pia Alberoni dove la fondazione ha la sua sede.
Tiziana Benzi, profonda conoscitrice della collezione di arazzi alberoniani, ha già realizzato il restauro di uno degli arazzi della serie di Alessandro Magno, e ha partecipato al restauro di uno dei due pezzi cinquecenteschi della serie di Priamo.
Nel suo importante curriculum vanta una lunga collaborazione con il Palazzo del Quirinale e con altre prestigiose Istituzioni quali Venaria Reale, Accademia di Francia, Museo egizio di Torino, Vittoriale degli italiani, Duomo di Cremona, Palazzo Ducale di Mantova, Ambasciata di Malta (Roma), Ambasciata di Francia (Roma) e molte altre ancora.  

L’intervento di recupero

Il progetto di restauro è stato approvato dalla competente Soprintendenza che, con la dott.ssa Anna Coccioli Mastroviti, seguirà ogni sua fase.
L’arazzo è stato già rimosso dalla Sala degli arazzi e trasportato presso il laboratorio.
Una riproduzione fotografica stampata su tessuto, e nelle stesse identiche dimensioni, è stata allestita nella Sala così da colmare esteticamente la lacuna.

L’intervento di restauro progettato da Tiziana Benzi prevede le seguenti fasi.
Si inizia con la diagnostica durante la quale l’arazzo verrà sottoposto a un’accurata analisi visiva tramite microscopio ottico digitale con ingrandimenti per approfondire lo stato di conservazione delle fibre di lana e seta e per valutare i parametri di pulitura successivi sia ad aria che ad umido.
Seguirà la documentazione fotografica ad alta risoluzione e la redazione di una serie di rilievi grafici in cui verranno riportate le peculiarità tecniche e conservative dell’opera, con mappature dello stato di conservazione.
Si procederà poi ai test preliminari di pulitura ad aria su fronte e retro, in aree localizzate e riportate su apposito grafico, seguiti da test di solubilità dei colori per verificare la stabilità delle tinte delle fibre quando vengono poste a contatto con il solvente che si prevede di utilizzare per la pulitura ad umido dell’arazzo: l’acqua deionizzata.
Il risultato del test determinerà il grado di solidità dei coloranti, definendo se l’arazzo potrà essere sottoposto a pulitura ad umido.
Seguirà la rimozione della fodera e delle cimose posticce per accedere al retro dell’arazzo. Nel caso vi sia la presenza di toppe o supporti localizzati sul retro, si valuterà la loro eventuale rimozione caso per caso.

Potrà a questo punto avere inizio la fase di pulitura ad aria, procedendo, sulla base dei test preliminari a una calibrata pulitura con macro-aspiratore a potenza regolabile.
Qualora i dati raccolti durante i test di solidità dei coloranti lo consentano si procederà con il lavaggio tramite pulitura ad umido su tavola aspirante o lavaggio ad immersione, seguendo un protocollo e una fase operativa già ampiamente collaudata dal laboratorio.
Si entrerà successivamente nella fase di consolidamento e restauro dell’arazzo con la rimozione dei rammendi più grossolani, con le operazioni di chiusura degli stacchi e predisposizione dei supporti sul retro per il restauro da realizzarsi con consolidamento ad ago.
Seguirà il restauro delle cimose e la foderatura finale con un sistema di fasce.

Pubblicato il 6 settembre 2022

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