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Manifestazione dei sindacati di base a Piacenza

 foto manifestazione


Siamo qua non per piangerci addosso, ma per dire ai giudici di Piacenza che i castelli di sabbia si costruiscono in spiaggia e non sulla pelle dei lavoratori. È in atto un tentativo di criminalizzare le lotte di lavoratrici e lavoratori che per anni sono stati sfruttati”: sono le parole scandite al corteo, organizzato a Piacenza, il 23 luglio, dai sindacati di base per chiedere la liberazione di alcuni esponenti dei sindacati Si Cobas e Usb finiti agli arresti domiciliari lo scorso 19 luglio.
“Le lotte operaie non si processano”: con questo grande striscione si è aperto il corteo che ha raccolto oltre un migliaio di persone, giunte da tutta Italia. Tante le bandiere e gli striscioni che hanno accompagnato i manifestanti, insieme alle immagini dei sindacalisti arrestati con la richiesta “Liberi subito”. Imponente il servizio d’ordine pubblico alla manifestazione. Il corteo, partito dai Giardini Margherita, è proseguito lungo via Dei Mille, via La Primogenita, piazzale Roma, via Colombo, via Trieste, via Manzoni, via Farnesiana, piazzale Veleia e piazzale Libertà, ritornando al punto di ritrovo iniziale.


La voce di Cisl e Cgil

Sulla questione sono intervenuti nelle scorse ore anche Cisl e Cgil.
“È necessario - ha sottolineato il segretario generale Cisl Parma e Piacenza Michele Vaghini - fare estrema chiarezza in merito ai reati di cui vengono accusati alcuni sindacalisti Si Cobas e Usb, per evitare la contrapposizione tra chi giustamente rivendica il diritto di sciopero e chi sostiene che le azioni svolte da alcune persone nella logistica piacentina siano state svolte per interessi personali e non a difesa delle lavoratrici e dei lavoratori del settore. È evidente che il tema risulti delicatissimo per tutto il mondo sindacale e non solo per una parte di esso”.
“Crediamo che avere fiducia nella magistratura - aggiunge il segretario generale Cisl - debba significare che non è possibile riconoscere la sua funzione in base al gradimento o meno di un singolo atto ma che tale sensazione debba essere costante nel tempo, anche se viviamo in un'epoca in cui è aumentata la
diffidenza nei rapporti sociali, che si riflettono poi verso le «autorità» e verso le istituzioni rappresentative. Detto questo però, il bisogno di «Giustizia», risulta essere, in questo caso, particolarmente urgente, non solo per la legittima difesa dei diritti personali degli imputati, che devono poter essere considerati innocenti fino a sentenza passata in giudicato ma soprattutto per la delicatezza della funzione di rappresentanza nei luoghi di lavoro. Ambienti in cui, il principio di legalità non sempre è stato il cardine su cui costruire un sistema di relazioni aziendali aventi come obiettivo la correttezza economica e normativa dei rapporti di lavoro. Non va dimenticato che in alcune situazioni del comparto logistico in territorio piacentino lo sfruttamento dei lavoratori da parte di imprenditori senza scrupoli e false cooperative era giunto a livelli estremi. Chiarezza, quindi, per la tutela dell'esercizio delle funzioni sindacali, per la libertà di espressione e democrazia sindacale in tutti i luoghi di lavoro e per il diritto a manifestare, sempre nel rispetto della legge”.

“Le lavoratrici ed i lavoratori del  settore della logistica - conclude Vaghini - sono da molti anni impegnati, assieme a tutto il sindacato piacentino a lottare per la legalità ed il miglioramento delle loro condizioni. Proprio per loro, prima di tutto, chiediamo che la magistratura, nella quale riponiamo costante fiducia, accerti la verità al più presto sulle vicende, sui fatti e sulle eventuali responsabilità di singoli, a tutela dalla più generale necessità di rafforzare, tramite l'azione sindacale, il protagonismo ed i diritti dei lavoratori nella comunità piacentina”.

“I lavoratori del settore della logistica piacentina - scrive la Segretaria della Cgil piacentina - sono da molti anni impegnati, assieme al sindacato, a lottare contro lo sfruttamento, per la legalità e il miglioramento delle loro condizioni di lavoro. È per loro, e con la massima fiducia nel sistema giudiziario italiano, che chiediamo chiarezza e celerità nell’inchiesta in corso. La necessità di rafforzare, tramite l'azione sindacale, il protagonismo e i diritti dei lavoratori è un tema centrale oggi, come lo era ieri e come lo sarà domani: i conflitti tra lavoratori e aziende sono diffusi ed evidenti in un settore cresciuto in modo incontrollato e spesso a scapito dei diritti dei lavoratori. Grandi aziende della logistica hanno fatto affari grazie a una catena di appalti e subappalti formata da cooperative, mini appaltatori e microaziende il cui unico fine è abbassare il costo del lavoro. Ed è in questa «catena degli appalti» che le responsabilità sociali sono diluite e i lavoratori, per la maggior parte immigrati, sono più deboli. Questa deriva deve essere fermata. Le inchieste degli ultimi giorni dimostrano quindi come una regia territoriale che possa governare e prevenire certe storture non sia più rinviabile per Piacenza”.
“È  quasi superfluo dire - prosegue il comunicato - che la Prima Camera del Lavoro «sorta sotto i cieli d’Italia» ormai 131 anni fa si batte per la tutela dell'esercizio delle funzioni sindacali, per la libertà di espressione e la democrazia in tutti i luoghi di lavoro e per difendere il diritto di lavoratrici e lavoratori di scioperare e manifestare, così come sancito dalla nostra Costituzione nata dalla Resistenza partigiana. Rivendichiamo oggi come abbiamo sempre fatto il contrasto alle infiltrazioni della criminalità organizzata, la tutela della salute e della sicurezza sul lavoro, il rispetto della dignità di lavoratrici e lavoratori e la piena attuazione della democrazia in ogni luogo di lavoro - sottrarre lavoratori e lavoratrici - spesso tra i più deboli e ricattabili - alle logiche dello sfruttamento”.


Nella foto, un momento della manifestazione. (foto Piacenzasera)

Pubblicato il 24 luglio 2022

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