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In un anno oltre 31mila si sono rivolti ai Servizi per le dipendenze patologiche

Ludopatie

Scienza e associazionismo in campo per promuovere e sperimentare percorsi di sensibilizzazione, informazione e occasioni formative integrate sui temi della prevenzione e cura della dipendenza da alcol e del disturbo del gioco patologico, per un progressivo recupero di abitudini di vita equilibrate. È l’obiettivo del Protocollo d’intesa triennale siglato da Regione Emilia-Romagna, Atenei emiliano-romagnoli e alcune tra le più attive associazioni di auto-mutuo-aiuto dalle dipendenze patologiche, nazionali e regionali. Un documento che formalizza le collaborazioni già attivate in Emilia-Romagna con le associazioni e le Università sui problemi di alcolismo e ludopatia, che l'isolamento domestico causato dalla pandemia ha in alcuni casi inasprito tra giovani e meno giovani. Viene così rafforzata, sulla base dell’impegno della Giunta regionale e di tutti i soggetti coinvolti, la rete di sensibilizzazione, informazione, approfondimento e formazione in ambito universitario delle tematiche connesse all’alcol dipendenza e al gioco d’azzardo patologico; fondamentale il coinvolgimento di esperti e docenti universitari per aprire un canale educativo che permetta di inserire il tema dell’alcologia e dell’auto mutuo aiuto all’interno dei percorsi accademici, formando studenti, specializzandi e futuri professionisti. Il documento prevede l’istituzione di una specifica Commissione paritetica composta da esperti qualificati afferenti a ciascuno degli enti e associazioni firmatari, che curerà tutti gli aspetti necessari a raggiungere gli obiettivi fissati nel Protocollo, elaborare eventuali proposte innovative sui temi oggetto dell’intesa e monitorare la realizzazione delle azioni previste a livello locale.

Il Protocollo d’intesa ha lo scopo di creare una rete di soggetti - Università, associazioni, professionisti dei servizi territoriali (SerDP centri alcologici) e ospedalieri- per approfondire la conoscenza delle dipendenze comportamentali da etilismo e gioco d’azzardo patologico, nell’ambito dei corsi di studio rivolti ai futuri medici, psicologi, infermieri, educatori, assistenti sociali. In particolare, l’accordo prevede la realizzazione di specifiche attività formative, l’organizzazione di eventi informativi e di approfondimento e la promozione di tesi di laurea sui temi delle dipendenze. In Emilia-Romagna il sostegno e l’assistenza a persone con dipendenza patologica, in particolare da alcol e gioco d'azzardo, sono assicurati da un sistema integrato di servizi che coinvolge le Aziende Usl, con i Servizi per le dipendenze patologiche (SerDP), le strutture private accreditate, gli Enti locali e il volontariato. Nei SerDP sono attivi anche i Centri alcologici (41 su tutto il territorio regionale), dove operano équipe multidisciplinari formate da medici, infermieri, psicologi, educatori e assistenti sociali in grado di affrontare il problema dell’alcoldipendenza nella sua complessità e multifattorialità. Dal 2013 la Regione si è dotata di una specifica legge per il contrasto, la prevenzione, la riduzione del rischio della dipendenza dal gioco d'azzardo patologico, che vieta l'utilizzo ai minori dei "ticket redemption", gli apparecchi che, a partita conclusa, rilasciano ticket da convertire in premi. Le persone con disturbo da gioco d’azzardo in carico ai servizi dell’Emilia-Romagna.

Nel 2021 sono state complessivamente oltre 31 mila le persone assistite dai servizi per le dipendenze patologiche (SerDP) delle Aziende Usl dell’Emilia-Romagna (esattamente 31.207), 1.139 delle quali per problemi collegati al gioco d’azzardo: il 3,7% del totale degli assistiti. Più della metà di questi (602, pari al 52,8%) sono giocatori patologici, che si sono rivolti ai servizi per la prima volta. Si tratta di numeri in leggera controtendenza, dopo il picco di 1.724 persone raggiunto nel 2019, nel periodo pre-pandemia. La maggioranza degli assistiti è di genere maschile (80%) e di cittadinanza italiana (91%). La fascia di età più rappresentata, indipendentemente dal genere, è quella compresa tra 41 e 60 anni, seguita dagli ultrasessantacinquenni, che costituiscono il 16,4% delle persone in carico ai servizi. Le persone affette da ludopatia seguite dai servizi utilizzano soprattutto giochi con vincita in denaro, e dal vivo. In particolare il 56,4% predilige giocare ai videogiochi nei bar/tabacchi o sale gioco, il 18,7% gioca al lotto, superenalotto, lotterie e gratta e vinci; alle scommesse sportive o ippiche si dedica il 10,8% dei giocatori e il 15,4% gioca attraverso le piattaforme on line; parte dei giocatori sono però dedite a più tipologie di gioco contemporaneamente.

L’ Emilia-Romagna da anni collabora con l’Istituto di Fisiologia Clinica del Consiglio nazionale della Ricerca (Cnr) di Pisa per la rilevazione sistematica sull’uso di sostanze psicoattive e gioco d’azzardo tra la popolazione generale (Ricerca IPSAD Italia) e tra gli studenti delle scuole superiori nella fascia di età compresa tra 15 e 19 anni (Ricerca ESPAD Italia). Secondo l’ultima rilevazione IPSAD 2017-2018 emerge che il 62,4% della popolazione italiana (circa 17 milioni di abitanti) ha praticato il gioco d’azzardo/di fortuna almeno una volta nella vita, mentre il 42,8% almeno una volta nell’ultimo anno di indagine, con un incremento di circa 15 punti percentuali rispetto alla rilevazione precedente. L’indagine GAPS sull’Emilia-Romagna condotta nel 2020 sulla popolazione tra 18-84 anni (oltre 3,6 milioni di abitanti) ha rilevato come quasi il 69% ha giocato almeno una volta nella vita, con un dato di prevalenza superiore a quello rilevato a livello nazionale e più di un terzo (36,3%) lo ha fatto nell’anno precedente alla rilevazione. Tra i giocatori dell’ultimo anno, non c’è grande differenza tra i sessi: il 39% sono uomini e il 34,6% donne.
Per ciò che concerne il profilo di gioco, lo studio IPSAD evidenzia, a livello nazionale, un profilo di gioco “a rischio” nel 23,5% dei giocatori, mentre a livello regionale tale percentuale si attesta sul 14% (circa 1 giocatore su 7). Tra questa tipologia di giocatori, oltre la metà (circa il 60% in regione e 40% a livello nazionale) riferisce di avere un bilancio complessivo in rosso.

Il gioco d'azzardo tra i giovani

La ricerca è stata condotta nel 2019 su un campione di 3.661 studenti delle scuole superiori dell’Emilia-Romagna che hanno risposto volontariamente ad un questionario anonimo. Sul campione degli intervistati, il 44% degli studenti, in maggioranza maschi e maggiorenni, ha giocato almeno una volta nel corso della vita e il 41% nei 12 mesi precedenti all’indagine. Di questi ultimi, il 68% ha giocato soltanto occasionalmente (meno di una volta al mese) e l’11% due o più volte la settimana. In merito al livello di rischio riferito ai giocatori nell’ultimo anno, il dato confortante è che l’83% degli studenti ha un comportamento “esente da rischio”, l’11% “a rischio” e il restante 6% “problematico”.

Gli alcoldipendenti assistiti in Centri appositi in Emilia Romagna

In Emilia-Romagna nel biennio 2020-2021, complici le restrizioni imposte dall’emergenza Covid, il numero delle persone con problemi di abuso di alcolici prese in carico dagli appositi Centri istituiti presso i SerDP, è notevolmente calato: 12.198 nel 2019, 8.970 nel 2021 (-26,5%). Volume globale di denaro giocato in Italia e in Emilia-Romagna, e numero delle sale gioco che hanno cessato l’attività tra il 2019 e il 2021. (Fonte: Agenzia delle Accise Dogane e Monopoli, Libro Blu 2020).
In generale, tra i giocatori, i bar/tabacchi sono i luoghi prescelti per giocare (50,4%), seguiti dalle case gioco e sale scommesse (25,8%) e dalla propria abitazione o di amici attraverso le piattaforme on line (15,4%). I giochi d’azzardo più diffusi sono: le videolottery e le slot machine, i gratta e vinci, il lotto e il superenalotto, i giochi al casinò, il "Win for life", le scommesse sportive o ippiche, il bingo, i giochi on line con vincite in denaro (ad esempio poker online).
Stando a quanto pubblicato dall’Agenzia delle Dogane e dei Monopoli nel “Libro blu”, il report annuale contenente i risultati di servizio dei principali settori di intervento (dogane, accise, giochi e tabacchi) il volume globale di denaro giocato in Italia nel 2020 è stato complessivamente di oltre 88 miliardi di euro rispetto ai 110 registrati nel 2019. Il calo (-20%) sui consumi del gioco d’azzardo/di fortuna è sostanzialmente attribuibile alla chiusura dei luoghi deputati al gioco fisico avvenuta a seguito delle misure poste in atto per contrastare l’epidemia da Covid-19. Ma già dal 2019 si era registrata una flessione del dato relativo alla raccolta di denaro proveniente dal gioco fisico in alcune regioni (su tutte: Valle d’Aosta, Trentino-Alto Adige, Calabria, Emilia-Romagna, Marche e Lazio) dovuta sia alla riduzione del numero di apparecchi “slot machine” in esercizio sul territorio, sia all’entrata in vigore delle regolamentazioni comunali in materia di orari di apertura dei punti gioco.
L’Emilia-Romagna continua a registrare una raccolta da “rete fisica” fra le più cospicue. Dai dati registrati nel 2020 emerge che figura al quarto posto, dopo Lombardia, Campania e Lazio, in termini di volumi complessivi di raccolta. Se si rapportano i volumi di gioco alla popolazione maggiorenne, nel 2020 sono stati persi oltre 810 euro per ogni maggiorenne residente contro i 779 euro della perdita sostenuta a livello nazionale da cittadini maggiorenni residenti. Tra il 2019 e il 2021 in Emilia-Romagna su un totale di 551 esercizi per il gioco in danaro, tra Case da gioco e scommesse sportive e ricevitorie per il lotto, superenalotto e gratta e vinci sono complessivamente 42 quelle che hanno cessato l’attività, il 7,6% del totale.

Pubblicato il 3 maggio 2022

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