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"La politica ascolti il mondo della cooperazione internazionale"

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“La cooperazione non si fa con le parole”: questo il tema dell’incontro del 22 aprile del Laboratorio di mondialità consapevole “Sulla stessa barca”, organizzato dall’Università Cattolica del Sacro Cuore di Piacenza nei locali del Centro “Il Samaritano”. Ivana Borsotto, presidente di Focsiv (Federazione Organismi Cristiani Servizio Internazionale Volontario) ha illustrato ai presenti la “Campagna 070”; Carlo Ruspantini, direttore di Africa Mission, ha sottolineato l’impegno dell’ong in Uganda.

Cooperazione internazionale

La nascita dell’ONU, nel 1945, apre la strada al concetto di “cooperazione internazionale allo sviluppo”: i 51 Stati membri s’impegnano a lavorare in sinergia per ricercare soluzioni alle problematiche che maggiormente affliggono la società. Obiettivi della collaborazione fra enti amministrativi dello Stato e organizzazioni di ambito socio-civile sono: combattere la povertà, sconfiggere le disuguaglianze, porre fine ai conflitti e garantire i diritti umani. “La cooperazione internazionale deve rendere la grammatica dei diritti una pratica quotidiana” - sostiene Ivana Borsotto.

Un senso di avversione al volontariato

Focsiv è una federazione di 86 organismi d’ispirazione cristiana con progetti e programmi di cooperazione e volontariato internazionale, che lavora per promuovere lo sviluppo di tutte le persone e dell’intera persona umana.

“Nell’ultimo incontro dei soci di Focsiv abbiamo discusso riguardo le aspettative delle persone nei confronti della federazione - spiega Borsotto -. È emerso un forte senso di avversione nei confronti della cooperazione internazionale. Una socia di Roma raccontava di gente che sputava sulla vetrina della sede in segno di disappunto nei nostri confronti. Secondo molti la nostra azione è inutile, non vale la pena di aiutare gli altri. Dietro a quest’odio si cela la paura che il futuro non sia più il luogo dove si realizzano i sogni”.

Bauman e la paura del futuro

Zygmunt Bauman, nel saggio “Il demone della paura” del 2014, scrive che l’insicurezza del presente e l’incertezza del futuro covano e alimentano la più spaventosa e meno sopportabile delle nostre paure. Non potendola controllare, siamo costretti a subirla. Il secondo punto riguarda lo smarrimento etico, da cui il dilemma: “Non so più che posto occupo, non so con chi allearmi, in chi riporre la mia fiducia”. Infine, Bauman analizza la paura fisica dell’uomo di oggi, la quale può essere, ad esempio, il timore che accada qualcosa ai nostri figli mentre tornano a casa.

“La cooperazione risente di questa paura - prosegue Borsotto -. Il mondo fa paura, quindi mi devo difendere ed erigo muri. Non è un caso che in Europa il nazionalismo stia ripartendo: la disillusione, la paura e la mancanza di fiducia nei confronti delle istituzioni sono lo specchio di una democrazia fragile, mentre solo una democrazia sana si fonda, usando le parole di Norberto Bobbio, sul riconoscimento della dignità di ciascun cittadino. Noi cooperatori siamo spugne, assorbiamo tutto ciò: non dimentichiamo che i protagonisti della cooperazione sono persone che vivono nella società civile”.

La Campagna 070

“Perché la politica non ascolta la cooperazione internazionale?”: questo cruccio è alla base della Campagna 070. Nel 1970 l’Italia, in sede di Nazioni Unite, ha sottoscritto l’impegno a destinare lo 0.70% della propria ricchezza nazionale a sostegno di obiettivi di sviluppo, ma alla retorica di queste dichiarazioni non ha fatto seguire altrettanti atti concreti. “Nel dialogo fra politica e associazioni tutti parlano ma nessuno ascolta. Le istituzioni sono fondamentali, sebbene oggi si tenda all’antipolitica e al qualunquismo. Come Focsiv abbiamo contattato Caritas, Missio, Forum Nazionale del Terzo Settore e ASviS, al fine di presentare alla politica una sola proposta che sia la sintesi del pensiero di tutti. Oggi la percentuale è allo 0.28%, c’è una proposta di legge per arrivare allo 0.70% nel 2030. L’indicatore dell’importanza di una politica è quanti fondi si impiegano per quella politica”.

Karamoja: prospettive cambiate

Cinquant’anni fa don “Vittorione” Pastori e il vescovo mons. Enrico Manfredini fondarono Africa Mission - Cooperazione e sviluppo e, in seguito alla notizia della morte di 20mila persone per fame nella regione del Karamoja, in Uganda, decisero di stabilire lì la sede della missione. “Se oggi i nostri ministri vengono ben accolti negli Stati africani in cui si recano per cercare accordi sulle forniture di gas è perché, in passato, sono state create solide basi di cooperazione con quei Paesi - analizza Ruspantini -. Il primo obiettivo di Africa Mission fu quello di sanare la crisi idrica, dunque sono stati creati pozzi d’acqua. Poi l’impegno si è espanso a livello socio-educativo, specialmente nel settore agricolo, schiacciato dall’indotto creatosi dopo la scoperta di risorse minerarie e il conseguente sfruttamento”.

“Negli ultimi dieci anni – ha detto ancora Ruspantini - i pastori nomadi del Karamoja hanno visto così spegnersi le loro prospettive di sopravvivenza futura, basata su un’agricoltura di sussistenza. Africa Mission ha istituito un percorso di formazione tecnica della durata di sei mesi per insegnare ai locali a cucinare cibo da strada per venderlo e guadagnare, e poi corsi da meccanico di moto e biciclette e corsi da falegname per far crescere i bambini con un’altra visione”.

Il prossimo incontro

L’incontro del Percorso in programma al Centro Il Samaritano a Piacenza di via Giordani venerdì 29 aprile sul tema “Come vincere la lotta per la sostenibilità” con Donato Speroni, giornalista, ASviS, Alleanza Italiana per lo Sviluppo Sostenibile, è sttao rinviato al 6 maggio sempre alle 18.30.

Francesco Petronzio

Nella foto, i relatori all'incontro del Percorso di Mondialità consapevole.

Pubblicato il 25 aprile 2022

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