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Apicoltori, eletto il nuovo Consiglio direttivo

alveare

È stato eletto il nuovo Consiglio direttivo dell’Apap, l’Associazione Provinciale Apicoltori Piacentini, che sul territorio conta 250 soci. “La nostra associazione - spiega il presidente uscente Riccardo Redoglia - punta a migliorare l’attività dell’apicoltura promuovendo corsi di formazione sulle tecniche di lavoro e di aggiornamento sulle nuove normative che regolano il settore. Con gli alti costi di produzione che abbiamo in Italia, possiamo pensare di essere competitivi solo grazie a un’alta qualità dei prodotti”.

L’associazione, che ha sede nel Palazzo dell’Agricoltura in via Colombo a Piacenza presso Coldiretti, mantiene inoltre i contatti con le istituzioni a livello regionale e nazionale con la Federazione apicoltori italiani, FAI.

Entro febbraio il nuovo presidente

Nel nuovo Consiglio direttivo sono stati eletti: Alberto Bettoni, Genni Birocci, Marco Gatti, Maurizio Guerrieri, Yovany Rodriguez, Ernesto Torretta, Salvatore Ziliani.

Nel Collegio dei revisori dei conti: Matteo Bonzanini, Laura Ghidoni e Massimo Stefanoni.

Nel Collegio dei probiviri: Giuseppe Fontanabuona, Gianguido Pattarini e Luca Piacenza.

Si prevede che entro la fine di febbraio il Consiglio uscente presenterà il bilancio finale della sua opera; in quell’occasione s’insedierà il nuovo organismo che rimarrà in carica tre anni e che eleggerà al suo interno il nuovo presidente.

Gli apicoltori nel piacentino

Redoglia lascia la guida dell’associazione che aveva assunto nel 2019, dopo una lunga esperienza nel Consiglio direttivo. “Ho scelto di non candidarmi - spiega - per favorire il ricambio generazionale e dare spazio ai giovani, rimango comunque a disposizione dell’associazione per dare una mano in base a quanto potrà decidere il nuovo Consiglio”.

In tutto gli apicoltori che operano nel piacentino sono circa 350-400. “La maggior parte, il 60% del totale, - precisa il presidente Redoglia - sono apicoltori per diletto, che producono miele per autoconsumo. Altri hanno partita iva e commercializzano il miele ma hanno comunque dimensioni piccole nella loro attività; altri ancora, si calcola una ventina di persone, sono apicoltori di professione con più di 100 alveari per ciascuna azienda.

Senza le api, si ferma la vita

Il settore è stato danneggiato dal drastico calo della produzione, cosa che scoraggia molti addetti che negli ultimi anni si erano dedicati al settore. “La causa? - si chiede Redoglia -. Sono in gioco molteplici fattori, a partire dai cambiamenti ambientali con l’aumento delle temperature e il disallineamento delle stagioni con un’alternanza irregolare di caldo e freddo che danneggia soprattutto i vegetali. Le api, come altri insetti impollinatori risentono dell’influsso negativo dell’uso dei pesticidi, riducendosi così notevolmente di numero. Non è un caso se in Cina accade sovente che gli operai delle aziende agricole per impollinare le diverse specie vegetali, girino nelle coltivazioni con un pennellino per depositare sui fiori il polline”.

“Il grande valore delle api - prosegue Redoglia - non è solo nel produrre miele, ma nel favorire un’impollinazione adeguata nelle coltivazioni, sia quelle nelle aziende agricole che nei vegetali che crescono in modo spontaneo. In base a questo quadro, si calcola che il valore di un singolo alveare si aggiri sui 1200 euro”. Senza le api, il ciclo di riproduzione dei vegetali rischia di venire seriamente penalizzato.

“Sono un contadino nato nel centro di Milano”

Per il presidente Redoglia l’apicoltura non è solo una passione ma una scelta di vita: “Mi consente di vivere a stretto contatto cin la natura, vedendo da vicino il passaggio da una stagione all’altra, fino alla soddisfazione di poter portare sulla tavola dei clienti il vasetto di miele di cui ho visto le diverse fasi di produzione. Io sono laureato in agraria e mi definisco - aggiunge - un contadino nato nel pieno centro di Milano. Appena ho potuto, ho fatto la scelta di trasferirmi dalla metropoli lombarda in val Trebbia a Rivergaro, dove da bambino trascorrevo le vacanze estive con mia nonna”.

Le api, insetti sociali

Ma qual è il fascino di lavorare in mezzo alle api? “Si tratta - prosegue - di insetti sociali con un’organizzazione al loro interno che conosciamo ancora molto poco. Basta pensare, ad esempio, al sistema di comunicazione che mettono in atto le api esploratrici che per prime escono sul territorio. Quando rientrano nell’alveare trasferiscono una notevole serie di informazioni alle api bottinatrici che usciranno alla ricerca del nettare: in che direzione muoversi, a che distanza troveranno il nettare… Questo linguaggio, studiato da un biologo austriaco, Karl Ritter von Frisch, a cui è stato assegnato nel 1973 il Premio Nobel in fisiologia e medicina, è denominato danza dell’addome. Si può pensare anche al ruolo fondamentale che esercita l’ape regina nel far funzionare un alveare: se viene a mancare, l’organizzazione va in crisi; da qui, la messa in atto di una complessa strategia da parte delle api per dar vita a una nuova ape regina”.

D. M.

Pubblicato il 29 gennaio 2022

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