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Padre Secondo: «mia mamma mi chiamava Antonino»

padova 


A inizio dicembre, partendo dalla basilica di Santa Maria di Campagna a Piacenza, un gruppo di 40 persone ha vissuto una giornata di pellegrinaggio a Padova. Meta principale, la basilica di Sant’Antonio.

Nella basilica di Santa Giustina

Il gruppo, guidato da padre Secondo Ballati, ha fatto tappa alla basilica di Santa Giustina, vergine e martire di Padova, dove si sono soffermati sulla tomba dell’evangelista San Luca, autore del suo Vangelo scritto tra il 70 e l'80 d.C. Qui è possibile contemplare le sue spoglie mortali che secondo la tradizione prima sono state portate in Siria, poi Costantinopoli e successivamente a Padova.
I piacentini hanno partecipato alla messa nel santuario di Sant’Antonio, dove un frate francescano conventuale ha poi spiegato la storia dell’arca che custodisce il corpo del Santo portoghese narrando le meraviglie del santuario e delle costruzioni sorte nei secoli per custodire il suo corpo.
Interessante è il “Miracolo del bicchiere” scagliato per terra da un non credente che derideva i compagni fedeli: “Se colui che voi affermate essere Santo farà restare illeso questo bicchiere di vetro, io crederò che sia vero tutto quello che vi sforzate di farmi credere a proposito di lui”. Il bicchiere non si ruppe, ma si ruppero le mattonelle. Da quel momento il non fedele si convertì.
L’ultima tappa della giornata è stata la tomba di San Leopoldo Mandic, sacerdote dell’ordine dei frati francescani minori, grande confessore, quasi contemporaneo a padre Pio e protettore dei malati oncologici.

Uno dei santi più “pregati” nella Chiesa

“Siamo andati a Padova per pregare Sant’Antonio, dove è sepolto il francescano più conosciuto”, spiega padre Ballati. “Il nome Antonio è declinato in tantissime lingue per la devozione delle persone in suo onore, tant’è che quando si parla di «basilica del Santo» si pensa subito a Sant’Antonio. Credo che sia il santo più pregato, insieme alla Madonna e San Giuseppe. Il motivo per cui siamo andati lì è perché i devoti in suo onore sono tantissimi. Quando il suo corpo è stato riesumato 70/80 anni fa, la sua lingua era intatta. Questo per indicare che Sant’Antonio è stato l’uomo che ha usato la parola per testimoniare la fede”.

I miracoli di Sant’Antonio

La devozione di padre Secondo è constatabile sin dalla sua infanzia. “Nella mia vita sono andato a Padova una quindicina di volte. Mia mamma era molto devota a Sant’Antonio. Io mi chiamo Secondo, ma lei mi chiamava Antonino in suo onore”. 
Padre Secondo, quali miracoli di Sant’Antonio può raccontarci? Tra i suoi miracoli ci sono da ricordare quello dei pesci, dell’avaro e della mula.
Nel primo Sant’Antonio sta predicando a Rimini, un gruppo di persone però lo disturbano perché non credono alla sua parola. Così lui dice che andrà a predicare ai pesci. Va quindi in riva al mare e i pesci ascoltano la sua preghiera.
Nell’episodio della mula, Sant’Antonio sta predicando il valore dell’eucarestia. Un eretico contestava la presenza del corpo di Cristo dicendogli: “Ti porto la mia mula per vedere se si inginocchia in tua presenza. Se si inginocchia allora mi convertirò”. E la mula, al suo passaggio, si mette in ginocchio. Così l’eretico si è convertito.
Nel “Miracolo dell’avaro”, invece, Sant’Antonio stava predicando contro l’avarizia. Si racconta che un uomo molto ricco è morto non solo per malattia, ma perché il suo cuore si era attaccato troppo alle cose materiali, il che gli ha impedito di vivere una vita di fede. Infatti, il suo cuore è stato trovato non all’interno del corpo dell’uomo defunto, ma all’interno di una cassaforte dove vi era del denaro.
Credo che parlare dei suoi miracoli sia importante per farli conoscere a più persone.

Emanuela Strini

 
Pubblicato il 9 dicembre 2021

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Nella foto, i piacentini di fronte alla basilica di Sant’Antonio a Padova.

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