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Via Francigena Italia pro Unesco, pellegrini a Piacenza in occasione della Road to Rome

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In occasione dei 20 anni dalla costituzione della Associazione Europea delle Vie Francigene è stata organizzata l’evento-maratona denominata Road to Rome, partita il 15 giugno  da Canterbury in Inghilterra. Il presidente del Comitato Scientifico Culturale “Tratta Piacenza” nato per sostenere e valorizzare la candidatura Unesco della Via Francigena Italia ha rilasciato una intervista per sottolineare la posizione storica, strategica della città di Piacenza lungo i 1800 km dell’itinerario italiano e il significativo valore turistico attrattivo che tale via antica riveste per il tragitto (3 tappe e in totale 80 km) piacentino nella pianura padana fra il famoso “guado” del fiume Po (unico punto di attraversamento per 1000 anni) e le salite tortuose e boscose per superare l’appennino emiliano-toscano e giungere in Lunigiana (Toscana) oltre i confini della Diocesi di Piacenza-Bobbio.

A Piacenza sosta il 13 e il 14 agosto

Martedì 15 giugno è partita dalla Cattedrale di Canterbury la maratona “Road to Rome” con la benedizione del bastone del pellegrino, testimone di tutto il percorso lungo la “viamaestra” dell’antico itinerario segnato dal vescovo Sigerico.  Sosterà a Piacenza il 13-14 agosto. Arrivo a Roma previsto il 10 settembre, il 18 ottobre a Santa Maria di Leuca.
La Via Francigena si compone di 148 tappe, attraversa 5 Paesi, transita per 16 Regioni, tocca 637 Comuni, fra cui i 9 Comuni di Piacenza, per circa 80 km. Oggi la via ufficiale è tutta in pianura, ma nei secoli diverse furono le scorciatoie verso gli appennini da Pavia a Bardi e Pontremoli.
A Piacenza è nato il Comitato Tratta Piacenza per la candidatura Unesco della Via Francigena, con sede presso la famiglia piasinteina. Per prima la Banca di Piacenza ha messo a disposizione la segreteria.
Presidente del gruppo di liberi professionisti fondatori del comitato scientifico tecnico storico culturale è Giampietro Comolli.


Come "Tratta Piacenza" si inserisce in questo evento
L’organizzazione è di AEVF, ma Piacenza non può essere marginale, solo citata per la stazione ferroviaria o per il passaggio da Pavia a Fidenza. Piacenza non merita questo con 2240 anni di storia e con i primi pellegrini cristiani che facevano punto di ritrovo e partenza Placentia già all’inizio del IV° secolo d.C., oltre 600 anni prima di Sigerico, come nel 330 riferisce per iscritto l’anonimo pellegrino di Bordeaux, transitante per Fontana, Vernasca,  Bedonia, Bardi. Stiamo organizzando una accoglienza storica ai pellegrini stranieri ed italiani, una sera di arrivo di una tappa fra Fiorenzuola e Alseno se sarà accettata da AEVF.”

Piacenza appare come cenerentola ….  
“ E’ vero. E’ così in molte situazioni. In parte per colpa propria, come non avere un piano-progetto sulla Via Francigena, ma anche perché altri si accaparrano spazi, si prendono responsabilità, si impegnano e vanno fino in fondo, copiano meglio, sanno vendere, hanno investitori locali e industriali con grandi marchi. Mi sembra che bisognerebbe correre ai ripari”.

Qualche esempio?
“Facile, dal Grana Piacentino decantato da Pier de Crescenzi e da molti altri per secoli alla Coppa venduta a Stoccolma da Eataly con scritto in etichetta “doc Parma alla maniera di Piacenza”. Piacenza che in Rai è considerata Lombarda. A Piacenza e a Pavia transitano 5 grandi strade storiche da millenni, da quella di Compostela alla Postumia, dalla Transromanica alla Teutonica, dalla Micaelica a quella di San Colombano. Piacenza, crocevia non solo a parole. Amici stranieri che mi vengono a trovare a Piacenza si meravigliano della bellezza dei cotili dei palazzi nobiliari del centro più che delle facciate: questo dice molto! Nessun altra “Tratta” della Via Francigena ha una ricchezza di percorsi come Piacenza, e un guado su un grande fiume europeo. Per questo in epoca di “turismo lento” il turismo di transito può finalmente avere uno scopo, un obiettivo e dare reddito a tanti luoghi ed esercizi lungo più strade”.

Cosa dice e insegna questo?
“Noi piacentini siamo riservati, oculati, parsimoniosi e non canta storie, bravi commercianti. Ci nascondiamo. Preferiamo essere comandanti del condominio o far sapere al vicino di casa che esistiamo, piuttosto che giocarsela fuori contesto. Questo forse è una eredità dell’uccisione del figlio del Papa? Ci ha relegati in un angolo, abbiamo preso paura, da quel momento di grande rinascimento…abbiamo perso tutti i treni e ancora oggi fatichiamo?”    

Cosa fare?
“Piacenza ha uno dei più ricchi Archivi di Stato, biblioteche private sono invidiate da molti, il conservatorio Nicolini è fra i primi in Europa, la galleria Ricci Oddi è forse la più importante e quotata nazionale per il ‘900 pittorico nazionale, la Cattedrale e basilica è una delle più imponenti costruzioni medioevali cristiane con una raccolta di opere artistiche di grande valore a cominciare dal Codice 65. Tutto questo è da far conoscere fuori, lontano. lo stesso palazzo Farnese ha bisogno di un contesto almeno pari alla Pilotta di Parma”

Ma chi deve agire e prendere l’iniziativa?
“Non credo alla squadre composte ad hoc soprattutto se tutto dipende dall’ente pubblico. Bisogna fare sistema di lungo periodo, programmare, dare certezze alle imprese. La Via Francigena può essere un collante, un motore, un modello di sistema. Tutti sono coinvolti: negozi, alberghi, agriturismi, ostelli, oratori, pievi…come Comitato stiamo tentando di fare sistema. Ma occorre una visione. Ringrazio la consigliere provinciale Maria Rosa Zilli per il forte interessamento: la Provincia c’è!. Molti sindaci anche fuori dal percorso ufficiale hanno dato partecipazione al Comitato. In primis anche la Banca di Piacenza".

E il Comune di Piacenza?
"E’ fondamentale, per due fattori strategici: la sede concessa alla associazione europea della Francigena che reclama uno stretto do-ut-des da mettere a fuoco e a regime; la necessità di proporre sentieri varianti in sicurezza per i pellegrini e i moderni turisti del movimento lento…Oggi sempre più attrazione turistica. Come Comitato abbiamo pronto, e verificato con le associazioni sportive e con gli agricoltori, le alternative parallele alla via maestra. Soprattutto i ponti sul Trebbia e sul Nure necessitano di un percorso nuovo, con vie di campagna alberate, con punti acqua e ristoro. Recentemente il comune di Cadeo ha proposto, e ottenuto velocemente, una valida soluzione che mira a valorizzare e mettere in sicurezza. L’escursionismo non è un turismo povero come crede qualche sostenitore del mice, meeting, business.”

Anche il centro della città?
“Indispensabile avere un tragitto nell’urbe segnalato, tabellato, unico che consenta di esaltare tutti i luoghi di culto, ostelli, alberghi, vecchi e moderni, come segno culturale della proverbiale e aperta ospitalità piacentina nei secoli. Piacenza città con meno di 15/18.000 abitanti aveva annualmente 20.000 pellegrini che sostavano. L’ospitalità non può essere lasciata a improvvisazione, per mancanza di decisione o per assenza di strategia politica dovuta anche a inconsistenza di uffici e di delegati”    

Ma non basta vero?
“La Via Francigena è legata alla diocesi di Piacenza e Bobbio, per sua storia, cultura, natura dagli argini del fiume Po fino alla alta val di Taro, a pochissimi chilometri da Pontremoli. Questa è vera storia e realtà dei fatti!  Per questo che Piacenza-Corcevia dei pellegrini ha da sempre molti itinerari che come Comitato pro Unesco intendiamo valorizzare in un contesto unico, forte, primario. Piacenza ha tutte le credenziali per non essere tagliata fuori, ma lo deve imporre. Troppe cartine geografiche, comunicati stampa citano solo Pavia-Fidenza. Piacenza ha il più grande guado fluviale di tutti i 3200 km della via Francigena".

Quali risposte dal pubblico?
“E’ d’obbligo una strategia unica e comune per convogliare e trattenere i pellegrini e turisti a piedi e in bicicletta sul territorio piacentino. I piccoli comuni si sono attivati subito con Roberto Modenesi assessore di Pontenure, Donatella Alberoni di San Giorgio, Maria Rosa Zilli consigliere delegato Provincia Piacenza, Marcello Minari assessore Fiorenzuola, Davide Zucchi sindaco Alseno, Filippo Zangrandi di Calendasco…ma le “panchine ospitali” e costose in allestimento in soli 6 comuni non servono: è un bell’arredo. Ma prima bisogna saper attrarre”.
“Bisogna essere pronti ed efficienti” sottolinea Davide Zucchi, sindaco di Alseno “occorre una cartellonistica più ravvicinata, uniforme e più grande per segnalare luoghi unici come Chiaravalle della Colomba, i diversi castelli e ville, le chiese che segnano il cammino e la pieve di San Rocco, ultimo sacello di devozione della Tratta Piacenza al confine con le terre agricole di Giuseppe Verdi. In questo contesto ambientale di pianura, è assai complicato un cammino estivo senza una sorgente d’acqua, l’ombra di un filare di alberi, una carraia ben pulita e sicura, un ponticello o un passaggio decente sul torrente, sostengono molti pellegrini stranieri. La pericolosa via Emilia pavese e parmense scoraggia, allontana, fa saltare il tratto piacentino come tutti hanno dimostrato e detto da anni".

Quindi la nostra antica storia continua?
“Coltivare un banale orticello non serve a nessuno, mentre bisogna puntare su un progetto di tutto il territorio provinciale per favorire tutte le attività e gli esercizi di servizio lungo le varie strade turistiche che possiede Piacenza. Uniti su questo progetto sono anche territori e comuni limitrofi alla Via Francigena ma da sempre collegati e da secoli fornitori di supporti e ospitali. A breve presenteremo al Comune di Piacenza, per competenza territoriale e per regolamento AEVF, una proposta di tragitto in sicurezza. prevediamo due ponti speciali pedonali nei punti critici. La Regione Emilia Romagna ha già un fondo disponibile per la sicurezza dei cammini. Basta volerlo”.

Chiosa infine, Comolli
“Come mai il famoso guado di Sigerico è spesso “bypassato” da pellegrini, camminatori, turisti? Esiste un antagonismo e non c’è credibilità e fiducia? Perché i camminatori europei preferiscono seguire l’argine del fiume Po sulla sponda lombarda (attrezzata e asfaltata) ed entrare in città di Piacenza da porta Milano e andare subito in stazione ferroviaria, caricare le bici  sul treno scendendo a Fiorenzuola o a Fidenza? Che attrazione ha Fidenza che non ha Piacenza? Certamente l’insicurezza stradale consiglia di fare il salto, ma Piacenza è tagliata fuori. Colpa anche di noi piacentini che siamo adagiati, contenti del nostro orto, distanti dal campo del vicino. Forse un po’ di prese di posizioni, investimenti strategici, meno rattoppi, meno rincorse… farebbero bene. Spero nella Fondazione per una strategia sui “cammini piacentini” attraenti”.   

Pubblicato il 29 giugno 2021

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