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La Dottrina sociale della Chiesa baluardo contro la degenerazione della politica economica

papazamagni

 
Importante e prezioso lavoro di ricerca e studio quello compiuto da parte della Confederex nazionale sul tema della crescita e disuguaglianza sostanziale alla luce della Dottrina sociale della Chiesa, che ha visto, inizialmente, una raccolta di dati conoscitivi e di riflessioni da parte dei diversi territori e congregazioni che alla Confederex afferiscono – basata sostanzialmente sulla consapevolezza che una Dottrina sociale della Chiesa è sempre esistita, in quanto il Vangelo stesso è anche sociale, ma che certamente essa si attaglia alle caratteristiche delle diverse epoche -, per culminare poi in un recente convegno on line nel quale sono intervenuti come relatori il prof. Giuseppe Acocella, rettore dell’Università telematica “Giustino Fortunato” e docente alla “Federico II” di Napoli, e il prof. Stefano Zamagni dell’Università “Alma Mater Studiorum di Bologna” (sopra, nella foto, con papa Francesco).
Moderatore dell’incontro Michele Panajotti, uno dei vicepresidenti nazionali di Confederex. Regia generale del convegno di Debora Lattuada, della Confederex Lombardia.
Dopo la recita iniziale di una preghiera composta dal Papa e un pensiero evangelico da parte dell’assistente ecclesiastico padre Giuseppe Turrin a richiamo della parabola evangelica di Lazzaro e del ricco epulone, la presidente nazionale Liliana Beriozza ha avviato i lavori sottolineando il senso dell’iniziativa di ricerca/studio nel contesto della dimensione ecclesiale di Confederex, un lavoro in sé prezioso che costituirà altresì significativo contributo alla prossima Settimana Sociale di Taranto, a cui parteciperanno anche rappresentanti di Confederex.

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L’intervento del prof. Acocella (sopra, nella foto) ha avuto una sostanziale dimensione di collocazione storico-evolutiva della Dottrina sociale della Chiesa nelle sue diverse fasi di attuazione, alla luce dell’asserto di fondo secondo cui la democrazia, di suo, richiede eguaglianza, mentre oggi – con ampia rassegnazione di molti, troppi - così non è, nella misura in cui ci si dimentica di un corretto rapporto biunivoco fra politica ed economia. San Francesco d’Assisi sposa la povertà, in ciò confermandone la naturale veridicità evangelica; San Giovanni Bosco opta per il contrasto e il superamento di essa; Leone XIII esalta la dignità del lavoro, in ciò superando la politica delle elemosine; Pio XII, grande araldo nella battaglia contro il marxismo ateo e fuorviante, appoggia e favorisce il sindacalismo cattolico e il forte impegno del laicato cattolico in economia; nei Papi del Novecento vediamo poi un proliferare di sviluppi interpretativi e magistrali. Il prof. Acocella ha ben ricordato come i diritti naturali siano diritti universali e non soggettivi, fornendo inoltre una chiave di lettura motivata del fatto che, poiché spesso ci si dimentica che il welfare non è un optional ma l’essenza, le diseguaglianze siano in aumento, nonostante siano aumentati gli spazi produttivi, non omettendo di sottolineare come il disordine morale in tale ambito non abbia nulla di casuale, in quanto il male nel mondo c’è e opera. Non è mancato da parte sua nemmeno una sottolineatura di come sia mutato l’ambiente e lo stile dei politici, anche “cattolici”, purtroppo diversi da quelli che basavano la loro immagine sulla sobrietà.

L'intervento del prof. Zamagni

Una lettura di carattere socio-economico quella del prof. Zamagni, basata sulle diverse dimensioni della visione economica della realtà, che dovrebbero osservare un mutuo bilanciamento, mentre spesso ciò non avviene, provocando vieppiù diseguaglianze, soprattutto ove si alteri il rapporto fra la dimensione socio-relazionale e quella spirituale. Anch’egli si chiede allora come mai le diseguaglianze siano aumentate nonostante l’aumento del reddito, un fenomeno che si associa alla constatazione che le diseguaglianze stesse oggi non siano solo subite, bensì prodotte, strutturali, nonostante la sovraproduzione, e generino quel fenomeno del tutto contemporaneo che si chiama populismo. Crescita, dunque, è una cosa; sviluppo un’altra. Egli ha poi offerto le linee di rilettura della storia contemporanea dell’economia da cui è derivata la scelta per la globalizzazione, lasciando una linea di impegno rivolta al superamento degli squilibri, basata in primis sulla giusta informazione, inoltre su un atteggiamento non di disprezzo verso il diverso, sulla regolazione della speculazione finanziaria, sulla volontà di politiche redistributive e anche pre-distributive e sull’impegno di garanzia per la bio-diversità economica e le imprese sociali (in quanto beni comuni non è sinonimo di beni pubblici), per arrivare anche all’invito esplicito a chiudere i “paradisi fiscali”.
Se già Basilio da Cesarea predicava il buon uso della ricchezza, ciò significa che la Dottrina sociale della Chiesa non è utopica e che il cattolico deve, comunque, occuparsi, direttamente o indirettamente, di politica, per contrastare le “strutture di peccato” che si generano nel settore, nei confronti delle quali vi è, purtroppo – anche talvolta in ambiente ecclesiale – atteggiamento di ipocrisia: costituisce infatti un grosso limite della democrazia di filiazione illuministica - come ben ricordato diversi decenni fa dal card. Ratzinger - l’incapacità di accettare l’imperfezione delle cose umane basandosi non sullo sforzo etico bensì soprattutto sulle strutture politico-sociali.
Diversi interventi e scambio di domande e risposte hanno poi arricchito lo svolgimento del webinar di Confederex nazionale, partito da un documento di sintesi a cura del Consiglio direttivo nazionale e dell’apposita commissione (coordinata da Francesco Punzo della Confederex Sicilia), reperibile in
http://www.confederex.org/sites/default/files/allegati/docs/7821623075983.pdf
 Segnaliamo qui anche lo specifico documento di studio della Confederex piacentina, reperibile in http://www.confederex.org/sites/default/files/allegati/docs/7671612955867.pdf

Maurizio Dossena

Pubblicato il 25 giugno 2021

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