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Charles de Foucald e Marthe Robin, due esempi di santità

Charles e Marthe

Charles de Foucald e Marthe Robin sono state le due figure di riferimento nella meditazione di Madre Maria Emmanuel, Abbadessa di San Raimondo, tenutasi il 5 dicembre. Due esempi di santità che hanno fondato la loro vita sull’Eucarestia. “Una delle cose più difficili nella vita - ha sottolineato la Madre - è stare in silenzio e immobili a guardare uno che apparentemente non ha vita”. Per Charles de Foucald - ha aggiunto - adorare significava mettersi ai piedi di Cristo come un niente, come polvere. Piegare le ginocchia, raccogliere le forze e consegnarsi a Dio così come si è. “Se adoro la vita, giorno dopo giorno, cambia - ha affermato Madre Emmanuel - si muta atteggiamento, tono di voce, modo di osservare le cose; l’Eucarestia ci costringe all’umiltà, è un atto di sottomissione a Dio e ci conduce a vivere in sobrietà”.

Beato Charles De Foucald

La vita di De Foucald - ha puntualizzato la religiosa - ha avuto spunti di grande attualità, sia nella prima parte, vissuta in maniera non certo esemplare dal punto di vista cristiano (ma in questo è in buona compagnia di altri santi, Agostino per esempio), sia dopo la conversione che lo trasformò in uno dei più grandi cercatori di Dio. Lui grande esploratore anche dal punto di vista geografico, dedicò in pratica il resto dei suoi anni a esplorare l'immenso territorio del rapporto tra il Creatore e le creature. Madre Emmanuel ne ha poi descritto in sintesi la sua esistenza:
“Nato a Strasburgo il 15 settembre 1858 da una famiglia nobile, trascorre la prima infanzia a Wissembourg, ma perde entrambi i genitori all'età di 6 anni e viene allevato dal nonno materno, che gli lascia anche una cospicua eredità. Il giovane Charles, gaudente e salottiero, la dilapida tuttavia in poco tempo e nel 1876 entra alla Scuola militare di Saint Cyr. Si distingue di più per le qualità di soldato che di studente. Lascia successivamente l'esercito per dedicarsi a spedizioni geografiche in Marocco e si dedica a studiare l'arabo e l'ebraico. Torna in patria e la sua vita ha la svolta decisiva, quando il futuro santo sente il bisogno di riavvicinarsi alla Chiesa cattolica. Nel 1890 entra fra i trappisti in Francia, nel 1901 viene ordinato prete. Nello stesso anno si trasferisce in Africa e prende a dimorare in un’oasi del deserto del Sahara profondo. Indossa una tunica bianca sulla quale è cucito un cuore di stoffa rossa, sormontato da una croce. Ospita chiunque passi da lui, cristiani, musulmani, ebrei, pagani e trascorre altri 13 anni nel villaggio tuareg di Tamanrasset. Prega 11 ore al giorno, si immerge nel mistero dell’Eucaristia e naturalmente non manca di impegnarsi nella difesa delle popolazioni locali dagli assalti dei predoni. E sono proprio loro, il primo dicembre 1916, a prendere alla lettera la notizia del grande "tesoro" che custodisce e di cui parla a tutti. Perciò, nel tentativo di impadronirsene (non sapendo che in realtà si tratta delle ostie consacrate durante la Messa), i malviventi saccheggiano la sua povera dimora e uccidono "Carlo di Gesù", come si fa chiamare dagli abitanti del luogo”.
“Muore da solo e apparentemente la sua vita sembra un fallimento - ha continuato la Madre - ma 50 anni dopo René Voillaume, sacerdote francese, rimane impressionato dai suoi scritti e fa nascere i “Piccoli Fratelli di Gesù” una comunità religiosa, ormai diffusa in tutto il mondo, fondata sull’amore verso l’Eucarestia”.

Venerabile Marthe Robin

L’altra figura di riferimento nella meditazione di Madre Meaanuel è stata Marthe Robin, nata a Châteauneuf-de-Galaure (Drôme), nel sud-est della Francia, il 13 marzo 1902, in una famiglia di modesti contadini. La sua vita, fino ai 16 anni, - ha proseguito l’Abbadessa - scorre serena nella campagna. Ma, nel mese di novembre del 1918, Marthe cade a terra e non riesce più ad alzarsi: fu l'inizio della sua misteriosa patologia, che venne diagnosticata come encefalite letargica. Dal 3 ottobre del 1926 si aggrava: ha continue emorragie e non ritiene più nulla nello stomaco, poi la paralisi colpisce tutto il corpo. Per 50 anni consecutivi non mangerà più e non berrà più; le verranno inumidite le labbra con acqua o caffè e si nutrirà soltanto con l’Eucaristia; tuttavia l’Ostia non veniva inghiottita, ma spariva letteralmente e inspiegabilmente tra le sue labbra. Su di lei il filosofo cattolico Jean Guitton, accademico di Francia, scrisse il suo ultimo libro. Egli racconta: ''Altrove non ci sono che problemi, ma da lei non ci sono che soluzioni, perché si mette allo stesso tempo al centro del cielo e al centro della terra”. Marthe aveva il dono del consiglio e quello di leggere nei cuori, grazie ai quali aiutò molte persone, laici e religiosi, a risolvere difficili questioni spirituali. Diede importanti consigli al Presidente de Gaulle, a cardinali, vescovi, filosofi e scienziati.

R. T.

Pubblicato il 10 dicembre 2020

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