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Un film che spiazza tutti

Il successo di “Tolo tolo” di Checco Zalone

tolotolo

Il film di Checco Zalone, alias Luca Medici, campione di incassi in questo periodo di feste, affronta, in chiave satirica, il delicato tema dell’immigrazione.
Dopo il trailer musicale della pellicola, uscito in anticipo, molti avevano gridato, scandalizzati, al pericolo del razzismo insito nel film.
La sinistra ha alzato gli scudi, la destra sembrava farci l’occhiolino, ma poi guardando il film ci si è accorti che, con la sua geniale comicità, Zalone prende in giro tutti.

“Tolo Tolo “parte e finisce in Italia, ma è in gran parte ambientato in Africa, seguendo il viaggio che il protagonista Zalone compie insieme ad alcuni migranti.
Lo fa dopo essere scappato in Africa per evitare problemi con il fisco italiano e dopo che il villaggio vacanze in cui era andato a lavorare come cameriere viene attaccato da alcuni miliziani.

Il cinema di Luca Medici, all’esordio come regista, è piacevole, divertente; presenta, attraverso se stesso, l’italiano sempliciotto e arrogante che non si accorge del dramma di chi gli sta intorno.
Sia la sinistra che la destra sono prese in giro allo stesso tempo: il fascismo come malattia, il politicamente corretto della contaminazione...

La scena della lotteria sulla nave della ONG spagnola, con la scelta, a peso, di chi spedire nei vari Paesi di accoglienza, è una trovata narrativa che usa l’arma dell’ironia per far pensare.
Anche il personaggio del politico che fa carriera rapidamente senza sapere niente, senza nessuna qualità, è una satira spassosa dell’odierna situazione.

Rimane però sullo sfondo il dramma degli immigrati che lasciano i loro Paesi sottoponendosi a viaggi estenuanti, pericolosi e mortali.
Il protagonista, Pierfrancesco “Checco” Zalone, che si trova sulla nave insieme ai suoi compagni di sventura, vuole dirci che ieri c’erano gli italiani alle prese con l’immigrazione, poi sono venuti gli albanesi, oggi gli africani e domani daccapo gli italiani...

l film, campione d’incassi al botteghino, è pieno di spunti di riflessione, di riferimenti, di sguardi diversi e scorretti su un tema così difficile come i migranti.
Il finale è veramente a sorpresa, perché non c’è fine.
La favola conclusiva sulle cicogne sembra fatta apposta per noi, non per i bambini africani a cui si rivolge: la mancanza di spiegazione del “perché a te sì e a me no” dipende dal fatto che non ce lo chiediamo.
Un destino che per molta parte dell’umanità è segnato da disperazione e miseria e che dovrebbe spingerci ad interrogarci di più.

Riccardo Tonna

Pubblicato l'8 gennaio 2020

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