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L'ndrangheta in Emilia: incontro con Dalla Chiesa e Cabras

mafia

Quando si parla di infiltrazioni mafiose in Emilia Romagna l’attenzione è ancora alta a Piacenza. Sono passati pochi mesi dall’arresto di Giuseppe Caruso, ex presidente del Consiglio Comunale, avvenuto nell’ambito dell’inchiesta “Grimilde” per i suoi presunti rapporti con la cosca calabrese Grandi Aracri di Cutro, da tempo operativa - stando all’ordinanza emessa dal Gip di Bologna - tra le province di Reggio Emilia, Parma e Piacenza. Incassato il colpo e superata l’iniziale incredulità, i cittadini hanno ora voglia di interrogarsi su come tutto ciò sia potuto accadere, di capire come ripartire individuando colpe e responsabilità di istituzioni e società civile.
Ecco perché nella serata del 14 ottobre l’auditorium della Fondazione di Piacenza e Vigevano è stato riempito da circa centocinquanta persone - cittadini e autorità civili e militari – per assistere all’incontro organizzato dalle associazioni “Nuovi Viaggiatori” e “Libera” in cui il sociologo e scrittore Nando dalla Chiesa e Federica Cabras, dottoranda in studi sulla criminalità organizzata all’Università di Milano, hanno presentato il libro-inchiesta “Rosso Mafia. La ‘ndrangheta a Reggio Emilia” (Edizioni Bompiani). “Un volume - ha esordito Anna Leonida di “Nuovi Viaggiatori”, una delle due moderatrici dell’incontro insieme ad Antonella Liotti di “Libera” - esito di una ricerca scientifica sulle infiltrazioni mafiose in Emilia, compiuta a partire da Reggio e poi estesa al territorio circostante, da cui emerge un affresco che ha stupito gli autori stessi”. Qui, infatti, a sentire i due ospiti della serata, la ‘ndrangheta ha compiuto una vera e propria opera di “civilizzazione”.
“Precisiamo – ha detto Dalla Chiesa – con questo termine non si intende necessariamente qualcosa che porta civiltà, ma si fa riferimento piuttosto alla capacità di alcuni soggetti di arrivare in un posto e produrre norme, linguaggi e modi di pensare. Nell’area del Po - ha evidenziato - la mafia ha portato le sue regole, le sue abitudini sociali: là dove si discuteva non si parla più; ragionamenti che una volta erano inaccettabili oggi sono stati sdoganati. Questa civilizzazione - ha continuato - si è sovrapposta a quella precedente ma non l'ha cancellata: ciò che si è verificato è un’erosione del tessuto civile e politico”. Ma per contrastare questa sorta di virus quali sono gli anticorpi che è necessario sviluppare? “Condanne e processi sono importanti ma non bastano - ha sottolineato Nando Dalla Chiesa - è sulla società che bisogna intervenire in maniera profonda. La mafia è un movimento sociale di conquista, solo avendone coscienza si può iniziare a contrastarlo. Ogni cittadino - ha poi commentato Federica Cabras - deve imparare a conoscere il proprio territorio, allenare lo sguardo. Per far ciò non servono studi specifici, solo eliminare la pigrizia: se vogliamo reagire dobbiamo essere capaci di riconoscere i segni di ciò che ci circonda”.

  Federico Tanzi

Pubblicato il 16 ottobre 2019

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