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L’invadenza della tecnologia nel mondo dei giovani

novara

“L’invadenza della tecnologia nel mondo dei giovani” è il tema affrontato nei “Giovedì della Bioetica” alla Fondazione di Piacenza e Vigevano nell’incontro del 9 maggio, moderato dal giornalista Gaetano Rizzuto. Il tema di grande attualità è stato presentato da Olga Chiaia, psicoterapeuta, che ha messo in evidenza la preoccupante mutazione antropologica del cervello umano il quale, soprattutto nelle giovani generazioni, in molte parti, viene sostituito dal device o dallo smartphone.
Giorgio Macellari, presidente dell’Istituto di Bioetica, ha portato l’attenzione sulla tecnologia digitale che sta sempre più sostituendo il gioco spontaneo tra i ragazzi cancellando la creatività e aumentando la chiusura in un mondo narcisistico.
Il pedagogista Daniele Novara, autore di numerose pubblicazioni, ha messo in luce che, sul piano dell’educazione, nella società dominata dalle nuove tecnologie, s
i è passati dalla società dell’appartenenza sociale degli anni ’60 alla situazione attuale dove il genitore vede il figlio come proprietà personale, attuando più una conservazione che un’educazione nei suoi confronti. Oggi i bambini sono sempre più protetti, si vedono meno in giro e il modo più semplice per farli stare tranquilli in casa è metterli davanti ad uno schermo.
La famiglia è stata invasa dai dispositivi digitali e questi - secondo il pedagogista- sono guidati dal marketing che non si occupa di questioni educative, pedagogiche o psicoevolutive. Il fatturato globale dei videogiochi nel 2018 è arrivato a 138 miliardi di dollari, un valore più alto di tutta la musica e la cinematografia messi insieme, un dato veramente inquietante che fa comprendere la potenza economica di questo settore.
La scommessa - ha sottolineato Novara - è tornare alla semplicità di un apprendimento graduale. Nella prima infanzia, cioè fino ai sei anni, la crescita si basa su indispensabili elementi sensoriali come muoversi, portare alla bocca, toccare, sperimentare, giocare e sporcarsi. Il genitore, invece, oggi si felicita col bambino se fa cose da adulto o usa lo
smartphone, e così pensa che sta diventando grande.
Ma non si possono – ha proseguito il relatore - saltare le fasi di crescita. Le deprivazioni sensoriali verso gli elementi primari come acqua, terra, aria e tutto ciò che è naturale, non possono essere sostituite dalla realtà virtuale. I bambini devono giocare, interagire con altri bambini e far pratica di concretezza. I videogiochi infantili di varia natura agiscono profondamente sui processi neuronali agganciandosi alle aree cerebrali del piacere con la possibilità di creare delle vere e proprie dipendenze
Allora, che cosa fare? È la domanda che ha posto Daniele Novara.
La risposta è stata quella di aiutare i ragazzi a organizzarsi mettendo limiti e, in casi estremi, divieti. In sei punti il pedagogista ha indicato alcune regole che possono aiutare i genitori, sottolineando che dalle tecnologie digitali bisogna sapersi proteggere assumendo tutti una responsabilità condivisa: niente video nei primi tre anni di età; 30 minuti di video al giorno dai tre ai sei anni; 40 minuti fino ai 10 anni, massimo un’ora fino ai 17 anni; niente smartphone fino alla prima superiore; nessun dispositivo digitale di notte; mai uso promiscuo dello smartphone dei genitori; fino a quando sono maggiorenni mantenere la possibilità di una verifica sui dispositivi digitali.

Riccardo Tonna

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