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Ex obiettori di coscienza: «Costruire la pace per prevenire la guerra»

DON MAURO STABELLINI


 
“Creare rete fra le persone può essere una strada per raggiungere la pace, ma deve essere un’azione preventiva”. La posizione di Pinuccia Montanari, membro del Movimento europeo azione nonviolenta (Mean), si rifà alle parole di Alexander Langer che, nel 1994, lanciò al Parlamento europeo la proposta di istituire i corpi civili di pace. Una storia che si inserisce perfettamente nello spirito dell’iniziativa “Se vuoi la pace, costruisci la pace”, che il 1° giugno ha radunato nel chiostro dell’ex convento di Santa Chiara circa 150 ex obiettori di coscienza Caritas e ragazzi che hanno fatto esperienza o si apprestano a svolgere il servizio civile. L’incontro, organizzato da Caritas diocesana di Piacenza-Bobbio col patrocinio della Fondazione di Piacenza e Vigevano, arriva nel 50esimo anniversario dell’entrata in vigore della legge sull’obiezione di coscienza (15 dicembre 1972). Al termine degli interventi c’è stata una fiaccolata fino alla Basilica di Sant’Antonino.


Immaginare una società diversa

“Siamo obiettori per sempre – ha detto il presidente della Fondazione di Piacenza e Vigevano, Roberto Reggi – qui ci sono obiettori in congedo che hanno dimostrato che si può immaginare una società diversa con le azioni e con la pace. La Caritas è stata per noi una mamma generosa in un momento importante per la nostra crescita, di fronte a una scelta delicata. È stata un’esperienza che ci ha cambiato la vita, oggi vogliamo lavorare per gli obiettivi che avevamo quaranta o cinquanta anni fa”.


PINUCCIA MONTANARI

Nella foto, Pinuccia Montanari



Una catena umana a Kyiv per sottolineare il ruolo della società civile

“L’obiettivo primario del Mean è costruire la pace ribadendo il ruolo fondamentale della società civile e della cooperazione fra le persone – ha detto Pinuccia Montanari – se la proposta di Langer fosse stata attuata, probabilmente si sarebbe evitato lo scoppio di alcune guerre. Intervenendo in Donbass, ad esempio, si sarebbero potute svolgere azioni di monitoraggio al fine di creare una fiducia reciproca”. A fine agosto il Mean ha intenzione di organizzare una grande catena umana a Kyiv “per evidenziare il ruolo dei civili e proporre una terza via: la costruzione di relazioni, tavoli tecnici, alleanze, gruppi, incontri”.
“Nel 1990 – ha ricordato - ci fu una grande catena umana non violenta realizzata dagli ucraini tra Kyiv e L’viv (Leopoli) con più di 300mila persone: fu il segno di un grande desiderio di libertà rispetto ai regimi totalitari”. Secondo l’idea di Langer, che all’epoca guardava attentamente alla situazione balcanica, i corpi civili di pace sarebbero stati “un modo per costruire i presupposti per placare le dispute prima che sfociassero in guerre”. Una filosofia, quella del Mean, che si sposa coi principi guida degli obiettori di coscienza. “Domani (2 giugno, ndr) è la Festa della Repubblica che l’articolo 52 della Costituzione ci impone di difendere”, ha detto don Mauro Stabellini, che accompagnò gli obiettori al momento della nascita della comunità, nel 1983, e poi nel periodo da condirettore della Caritas diocesana insieme a don Giorgio Bosini. “Ma la Repubblica non si difende solo con le armi – ha sottolineato – bensì aiutando gli ultimi, la natura, il Creato”.

 

Roberto, primo obiettore Caritas: “Ho imparato il valore del prendersi cura”

Presente all’incontro anche Roberto Andreoni, originario di Cernusco sul Naviglio, primo obiettore di coscienza in servizio alla Caritas diocesana di Piacenza-Bobbio (e secondo della Caritas nazionale), destinazione Casa del Fanciullo, dal dicembre 1977 al luglio 1979. A lui è dedicata un’intervista sul numero del 25 maggio del nostro settimanale. “Grazie a un progetto di Caritas nazionale, perché all’epoca le Caritas locali non erano ancora convenzionate col ministero della Difesa, mi ritrovai alla Casa del Fanciullo, che collaborava con un gruppo di volontari di Cernusco – ha raccontato Andreoni –. Il primo mese lo svolsi a Torino, presso il Gruppo Abele: la legge imponeva ai coscritti di svolgere un periodo iniziale al Car (Centro addestramento reclute), e don Luigi Ciotti chiese e ottenne che il Gruppo Abele fosse «accreditato» per svolgere un servizio analogo destinato agli obiettori di coscienza. Poi, a dicembre 1977, venni a Piacenza a svolgere il servizio civile con padre Gherardo Gubertini (fondatore della Casa del Fanciullo), Lidia Speroni e Paola Danese. Da quell’esperienza, a stretto contatto con sette bambini, capii cosa volesse dire prendersi cura”.

ROBERTO ANDREONI
Nella foto, Roberto Andreoni.



Claudia parte ad agosto per il servizio civile internazionale


Il servizio di leva obbligatorio in Italia è stato sospeso nel 2004 dalla legge Martino, eppure, il servizio civile continua a essere importante. Non come “alternativa nonviolenta” alla naja, ma come impegno civico e sociale. “Soprattutto in questo periodo storico, con guerre al confine, è fondamentale far capire ai giovani l’educazione alla pace – ha sottolineato Roberto Andreoni –. Gli enti che offrono il servizio civile hanno la responsabilità di educare i giovani a svolgere un servizio inclusivo per le persone in difficoltà”. Claudia Pezzoni, figlia di un ex obiettore, partirà da Piacenza ad agosto per svolgere il servizio civile internazionale in Bolivia, a Cochabamba, dove rimarrà per un anno. “È un progetto della fondazione Don Gnocchi (che ha sede a Milano, ndr) che in Bolivia si occupa, insieme ad un’associazione locale, di riabilitazione su base comunitaria di persone con disabilità: l’obiettivo è favorire l’accesso ai servizi e alla salute di persone disabili e lottare contro la povertà. Al centro del progetto è il lavoro con i caregivers, in particolare le madri, che si espande all’intera comunità per quanto riguarda la sensibilizzazione sulla presenza delle persone fragili, non sempre accettata”. L’attenzione all’ambito educativo e sociale ha sempre guidato la vita di Claudia, che in passato ha fatto un percorso con gli scout per poi diventare educatrice sociale e culturale e, infine, laurearsi in psicologia. “Credo che un’esperienza all’estero – ha dichiarato – sia importante anche per arricchire il mio bagaglio culturale”.


Come diventare obiettori di coscienza

Ancora oggi è possibile sottoscrivere la dichiarazione di obiezione di coscienza aderendo alla campagna del Mean. Ci sono tre modalità: si può compilare il format al link www.azionenonviolenta.it/obiezione-alla-guerra/, in alternativa è possibile copiare il testo della dichiarazione in un messaggio e-mail, indicando i propri dati, e mandarlo a oppure stampare il modulo, compilarlo e spedirlo a “Movimento Nonviolento”, via Spagna 8, 37123 Verona.

Francesco Petronzio

Nella foto in alto, don Mauro Stabellini.

Pubblicato il 2 giugno 2023

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