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In Terra Santa alla scoperta dei progetti dell’8xmille: «La ricchezza di una firma»

Effeta

In Terra Santa c’è un filo invisibile che sembra attraversare il tempo e lo spazio. Dalle rive assolate del Lago Tiberiade alle mura di Gerusalemme. Dal luogo dell’annunciazione, a Nazareth, fino agli intricati vicoli di Betlemme. Là, dove ogni pietra è testimonianza viva delle origini della fede cristiana, geografia della Parola, oggi palpita un’umanità densa di contraddizioni, frammentata in conflitti il cui riverbero superficiale è presente in ogni angolo, strada o quartiere. E il cui manifesto della separazione, simbolico e concretissimo, sono le interminabili barriere che dividono i territori palestinesi da Israele, mutando, nel giro di una manciata di chilometri, in maniera radicale scenari e prospettive.
In questa instabile “faglia umana” - per riprendere un’espressione utilizzata dall'arcivescovo mons. Pierbattista Pizzaballa, Patriarca Latino di Gerusalemme - permane però la forza e l’attualità di un messaggio di amore che, proprio come ai tempi di Cristo, si muove controcorrente e in minoranza (i cristiani in Terra Santa, a seconda dei territori, variano dallo 0,8% al 2% della popolazione) ma la cui portata universalistica, forse proprio per questo, appare ancora più evidente.
Nella settimana dal 10 al 15 settembre, lo ha sperimentato in presa diretta il gruppo di giornalisti - presenti due rappresentanti piacentini della testata “Il Nuovo Giornale” - protagonista del viaggio in Terra Santa organizzato dal Servizio per gli interventi caritativi per lo sviluppo dei popoli della Cei e dalla Fisc (Federazione italiana settimanali cattolici) per premiare i vincitori delle edizioni 2019 e 2020 del concorso giornalistico “Selezione nazionale 8xmille senza frontiere’”.

A Nazareth la pace si costruisce a scuola
Lo si è toccato con mano a Nazareth, nella scuola gestita dalle Figlie di Maria Ausiliatrice, dove con un intervento dell’8xmille del valore di oltre 630mila euro è stato possibile realizzare otto aule-rifugio, richieste dalle norme di sicurezza governative, un nuovo ascensore e altri ambienti per l’apprendimento degli studenti. Sono più di 1300 quelli dell’istituto, per 120 insegnanti, e vanno dall’età della materna a quella delle superiori. Qui il supporto dell’8xmille è ancora più prezioso se si pensa che un’alta percentuale dei ragazzi che frequenta la scuola, circa il 10-15%, presenta una qualche forma di disabilità. Ricalcando le orme del carisma di don Giovanni Bosco e Madre Maria Domenica Mazzarello, alla scuola di Nazareth si fa educazione attraverso il dialogo: in una società sempre più violenta, anche a causa della mancanza di lavoro, cristiani e musulmani crescono insieme, condividono spazi ed esperienze, gettando le radici per futuri germogli di pace.

Scuola Nazareth 1

Sopra, la scuola di Nazareth.

Il miracolo di Effetà
A Betlemme, invece, con il contributo dell’8xmille si prova a ridare voce e udito a chi non ce li ha. Sono le centinaia di bambini e ragazzi, nella quasi totalità musulmani, che frequentano l'Istituto “Effetà Paolo VI”, scuola specializzata per la rieducazione audiofonetica. Una presenza cristiana nei territori palestinesi, incarnata dalle suore Dorotee dei Sacri Cuori, che dal 1964 attualizza il miracolo di Gesù raccontato nei vangeli. Accanto alle religiose, ad accogliere ogni anno circa 200 bambini audiolesi - disturbo largamente diffuso a causa del fenomeno della consanguineità - ci sono logopedisti e docenti che, con il lavoro quotidiano, schiudono la bolla di silenzio che li isola dal mondo puntando sul linguaggio orale piuttosto che su quello dei segni, extrema ratio utilizzata solo per i casi più gravi. Con le risorse della Cei, in sinergia con la ONG Fondazione Avsi, nell’ambito del progetto “Yalla” (in arabo significa “Andiamo!”) alla scuola Effetà si amplieranno gli interventi per favorire l’inclusione degli studenti e la formazione degli insegnanti. L’obiettivo, nel dettaglio, è di coprire la retta scolastica di 460 bambini; assegnare a sei studenti meritevoli - 2 per anno di progetto - una borsa di studio universitaria; favorire la partecipazione a corsi professionalizzanti di una settantina di giovani, di cui la metà donne; formare venti educatori scolastici sull’e-learning, gestione delle classi e modelli educativi; coinvolgere 28 studenti e 240 genitori in workshop e acquistare apparecchi acustici per sei bambini della struttura.

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L'istituto Effetà Paolo VI a Betlemme.

Educare per un nuovo futuro
In un altro istituto cattolico di Betlemme, il Collegio dei Fratelli Cristiani “La Salle”, con 90mila euro provenienti dall’8xmille si stanno invece realizzando sei nuove aule per la scuola dell’infanzia. Anche qui musulmani - la maggioranza - e cristiani studiano insieme intrecciando rapporti vissuti all’insegna del rispetto e dell’accoglienza. Una dimensione di libertà e pace che si scontra con le difficoltà di una vita vissuta al confine con Israele. E allora, se parlano di futuro, i giovani del collegio - che studiano francese e inglese - si immagino all’estero, lontano dalla loro terra. Migliaia di chilometri distanti dal bruciore degli occhi causato dal gas lacrimogeno lanciato dai militari israeliani, dai controlli interminabili ai checkpoint, da uno spazio vitale che si restringe e assume, sempre più, i confini di una prigione a cielo aperto.

La casa dei magi
L’8xmille in Palestina è anche promozione di cultura, socialità e lavoro, soprattutto per giovani e donne. Mission che si propone di portare avanti l’associazione Pro Terra Sancta con il progetto Dar al Majus (Casa dei Magi), finanziato dalla Cei con 850mila euro. Risorse impiegate per dare vita a una “community home” polifunzionale, situata in prossimità della Basilica della Natività, che si sviluppa su più piani e che comprende tre aree d’impiego. Un’area di ascolto e sostegno, in cui medici ed operatori sociali offrono un concreto aiuto psicologico, soprattutto ai giovani; un’area di formazione professionale, per rimediare alla piaga endemica della disoccupazione e incentivare l’imprenditoria giovanile e femminile; un’area culturale dove organizzare corsi, spettacoli e eventi. Dar al Majus è un luogo dove la comunità betlemita può esprimersi, liberando creatività e bellezza. Contenitore creativo per l’inclusione sociale e l’emancipazione economica delle fasce più fragili della popolazione, come testimonia il piccolo bazar equo e solidale collocato al primo piano dello stabile. Qui, infatti, i prodotti venduti sono confezionati da associazioni che impiegano donne, persone vulnerabili o con disabilità.

Insomma, in una settimana intensissima vissuta tra fede e opere, i viaggiatori in Terra Santa hanno potuto esperire in prima persona la “ricchezza di una firma” - come affermato per l’occasione da don Enrico Garbuio, referente del Servizio per gli interventi caritativi per lo sviluppo dei popoli della Cei - eredità tangibile di una vicenda che, dopo duemila anni, parla ancora un linguaggio vivo, valido per tutti gli uomini.

Federico Tanzi

Scuola Nazareth 3

Nelle foto: in alto, la scuola Effetà; sopra, la scuola di Nazareth.

Pubblicato il 26 settembre 2023

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