Menu
logo new2015 ok logo appStore logo googleStore

Desiderio, realtà, educazione e politica: le parole fondamentali per don Giussani

giussani


Pubblico delle grandi occasione con due vescovi e la sindaca, lunedì 20 febbraio all’Auditorium S.Ilario in corso Garibaldi a Piacenza, per uno degli eventi organizzati nel centenario della nascita di Luigi Giussani. Infatti mons. Adriano Cevolotto, mons. Gianni Ambrosio e il sindaco di Piacenza, Katia Tarasconi, erano presenti all’incontro sul tema: “Non voglio vivere inutilmente. La sfida esistenziale di don Giussani”.
La serata introdotta da Matteo Venturi responsabile diocesano di CL, dopo i saluti del vescovo e della sindaca, ha preso il via con i relatori Mauro Magatti docente di sociologia all’Università Cattolica di Milano e Francesco Cassese, responsabile di CL per la diocesi di Milano.

Custodire il fuoco non adorare le ceneri

L’evento coordinato dal giornalista Mauro Ferri, fondatore di Piacenzasera.it, ha avuto come filo conduttore la frase del musicista Gustav Mahler: “La tradizione è custodire il fuoco non adorare le ceneri”, che ha messo in evidenza l’importanza di fare memoria viva dell’esperienza cristiana.
“Non è una mera nostalgia ciò che ci porta a celebrare questo centenario, ma è la memoria grata della sua presenza”: è quello che ha detto papa Francesco ai ciellini il 15 ottobre scorso in piazza San Pietro a Roma e Francesco Cassese ha ricordato come la figura carismatica di don Giussani convertiva i cuori attraverso ciò che portava dentro: la passione per Cristo come compimento della vita. “Dal desiderio e dalla scommessa sul presente - ha aggiunto Cassese - è nato un popolo che continua ad alimentarsi di una memoria che ricade nel quotidiano. Nella dinamica cristiana della memoria è come se passato e presente si passino la palla. Non è quindi una nostalgia, ma un’esperienza che vive nell’oggi”.

La questione del desiderio

“Giussani nel mondo cattolico degli anni 50’ 60’ e 70 ha centrato molto più di altri la questione del desiderio che, dal punto di vista filosofico, - ha spiegato Mauro Magatti - è molto antica e risale ad Aristotele, a Platone e alla tradizione cristiana di S. Agostino. Giussani si ricollega a questi grandi e riesce a cogliere, in una società che iniziava il periodo del benessere dopo la guerra, come il desiderio di una vita piena e realizzata possa trovare risposta nella buona novella del Vangelo. Rispetto alla domanda di senso e al desiderio che diventava una questione importante per i giovani, don Giussani ha cercato di interpretare quella stagione alla luce del vangelo”.
Oggi però - secondo il docente della Cattolica - il desiderio precipita: studi, ricerche, fanno notare una implosione del desiderio. “Nella società odierna, - ha continuato Magatti - una persona, potendo desiderare, non sa bene che da che parte andare, ed il desiderio crolla. Tutto ciò mette in evidenza il corto circuito della scelta. Con la possibilità di scegliere tutto non si sceglie mai niente, le vite non prendono forma, la libertà si autodistrugge. Il dramma è quello che la persona non riesce a prendere forma e non riesce ad affezionarsi: la cultura contemporanea va in questa direzione”.

Il dialogo dialogico

Il carisma di don Giussani - ha evidenziato Cassese - si fonda sulla realtà e il messaggio cristiano si innesta nel mondo e diventa coscienza critica. Da qui è partito l’impegno di CL nella società, nell’economia e nella politica. Entrando in questi ambiti di operatività possono venire anche venire fuori degli errori che però sono una verifica della fede. È importante capire lo sbaglio, rialzarsi e camminare di nuovo”.
Desiderio, realtà, educazione e politica sono le parole fondamentali del messaggio di don Giussani e il prof. Magatti ha sottolineato il tema dell’educazione che oggi si trova un po’ alla deriva.
“Abbiamo abdicato - ha evidenziato il docente - all’educazione dei nostri figli. Oggi non si educa più nessuno, non si può parlare di niente perché si incrina la libertà personale. In nome dell’universalismo si educa al neutro e stiamo andando verso una società tecnocratica che sarà dominata dall’intelligenza artificiale. Ma non può esistere - ha puntualizzato Magatti - una educazione neutra, dobbiamo comprendere che il dialogo dialogico è l’unica strada per il futuro. Con questo metodo si parte da una distanza e si accetta, mettendosi in ascolto dell’altro, di fare una strada insieme, così si arriva, pur rimanendo diversi, ad un meta comune”.

La fede prima di tutto

Anche Cassese, riprendendo il tema dell’educazione, ha presentato l’esperienza scolastica di don Giussani che, il primo giorno di scuola al liceo Berchet di Milano, diceva di non voler convincere nessuno delle sue idee, ma di voler donare un metodo per capire. “Per Giussani - ha aggiunto Cassese - era importante puntare sulla libertà e, senza parlare di politica, dal suo insegnamento sono usciti dei giovani che hanno cominciato ad impegnarsi, formando delle liste cattoliche, negli organismi di partecipazione scolastica”.
L’impegno di giudicare tutto con il cuore di Giussani però - secondo Cassese - nasceva dalla fede che viene prima di tutto.

Passione per l’uomo e per Cristo

“Da vero apostolo, quando vedeva che nei ragazzi si era accesa questa sete, - ha affermato papa Francesco nell’udienza del 15 ottobre - non aveva paura di presentare loro la fede cristiana. Ma senza mai imporre nulla. Il suo approccio ha generato tante personalità libere, che hanno aderito al cristianesimo con convinzione e passione; non per abitudine, non per conformismo, ma in modo personale e in modo creativo. Don Giussani aveva una grande sensibilità nel rispettare l’indole di ognuno, rispettare la sua storia, il suo temperamento, i suoi doni. Non voleva persone tutte uguali e non voleva nemmeno che tutti imitassero lui, che ognuno fosse originale, come Dio lo ha fatto. E infatti quei giovani, crescendo, sono diventati, ciascuno secondo la propria inclinazione, presenze significative in diversi campi, sia nel giornalismo, nella scuola, nell’economia, nelle opere caritative e di promozione sociale”. In estrema sintesi si può dire che con l’Udienza del 15 ottobre, il Papa ha invitato il movimento ad assumere fino in fondo la sua stessa ragione d’essere “la passione per l’uomo e la passione per Cristo come compimento dell’uomo”.

Riccardo Tonna

Nella foto, i relatori e il vescovo mons. Adriano Cevolotto all'incontro a ricordo del centenario della nascita di don Giussani.

Pubblicato il 22 febbraio 2023

Ascolta l'audio

Aggiungi commento


Codice di sicurezza
Aggiorna

"Il Nuovo Giornale" percepisce i contributi pubblici all’editoria.
"Il Nuovo Giornale", tramite la Fisc (Federazione Italiana Settimanali Cattolici), ha aderito allo IAP (Istituto dell’Autodisciplina Pubblicitaria) accettando il Codice di Autodisciplina della Comunicazione Commerciale.

Amministrazione trasparente