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Il Vescovo: «la tratta è spingere le persone in spazi di disumanità»


 tratta


“La tratta è spingere le persone in spazi di disumanità, sfigurando l’essere umano”: è la frase centrale dell’omelia di mons. Adriano Cevolotto, durante la giornata mondiale di preghiera e riflessione contro la tratta di persone, svoltasi, il 18 febbraio, in cattedrale a Piacenza.
L’Associazione “Comunità Papa Giovanni XXII” di Piacenza, che ha promosso la celebrazione, ha sviluppato il tema di questa IX Giornata “Il cammino per la dignità”, ricordando la memoria liturgica di S. Giuseppina Bakhita, una giovane donna sudanese, salvata dalla schiavitù, che ora è la Santa patrona di tutti coloro che soffrono la violenza della tratta.

Aiutare le vittime della tratta
Sono molti milioni le vittime in tutto il mondo, costrette a lavorare in condizioni disumane, a prostituirsi o a subire altre forme di sfruttamento. Sono spesso persone vulnerabili, come donne e bambini, vittime di povertà, conflitti armati, discriminazioni di ogni tipo.
La preghiera per la Giornata Mondiale di preghiera e riflessione contro la Tratta di persone ha il compito di sensibilizzare le coscienze sulla necessità di contrastare questo fenomeno, di riconoscere la dignità di ogni essere umano e di promuovere il rispetto dei diritti umani. Il Vescovo ha sottolineato come sia importante fare il possibile per aiutare le vittime della tratta, per dare loro la speranza di una vita dignitosa.

Una violenza distruttiva che riguarda tutti
“Davanti ai nostri occhi - ha affermato mons. Cevolotto - abbiamo questo dramma, per troppo tempo fatto passare sotto silenzio, di tutte le forme di sfruttamento. Non solo il commercio sessuale - ha aggiunto -, ma anche la tratta di persone ai fini lavorativi, per accattonaggio o addirittura per la vendita di organi umani”. Si tratta - per il Vescovo - di una violenza distruttiva che riguarda tutti perché è colpita non solo la dignità di queste persone, ma quella di ogni uomo. “Nel recente viaggio che ho compiuto in Uganda con l’Associazione Africa Mission - ha continuato mons. Cevolotto - abbiamo incontrato bambini condotti in capitale per l’accattonaggio, giustificato dalle famiglie povere come qualche bocca in meno da sfamare e una speranza di sopravvivenza, inoltre donne e bambini costretti a spaccare pietre per le grosse industrie del cemento per avere qualche scellino per sfamarsi”.

La vita appartiene a Cristo
“Sono situazioni - ha aggiunto il Presule - che si ripetono anche vicino a noi, basti pensare alle donne che, per venire in Italia o in Europa con la promessa di un salario, sono costrette a prostituirsi in strada o, come sta succedendo sempre più spesso, in appartamenti, in balia di veri e propri aguzzini che le rendono schiave”.
Camminare per la dignità, il tema di questa giornata, significa - per mons. Cevolotto - riconoscere che ogni vita, come dice San Paolo, appartiene a Cristo ed ognuno è e rimane sempre tempio dello Spirito di Dio.

Spezzare le catene
All’offertorio sono stati portati sull’altare, insieme al pane e al vino, la luce di un cero, segno della dignità umana e della libertà di ogni persona, un’icona della sacra famiglia, segno delle tante famiglie oggi ferite e tradite da quei mariti e padri che cercano nelle giovani donne costrette a prostituirsi l’appagamento delle loro povertà umane, e delle catene di carta, simbolo della schiavitù ma anche della rinascita, perché le catene si possono spezzare per restituire dignità e speranza ad ogni donna.

Contrastare la tratta di persone
La preghiera nella cattedrale di Piacenza è stata un momento di condivisione e di riflessione, un'occasione per ricordare le vittime della tratta e di aiutare chi si adopera per contrastare questo fenomeno. Ma non basta pregare: è necessario agire concretamente, promuovendo la giustizia sociale e la solidarietà, sostenendo le associazioni che si occupano di assistere le vittime della tratta e di prevenire questo fenomeno.
Il cammino per la dignità è un percorso che riguarda tutti, un impegno che ognuno deve assumersi nella propria vita quotidiana, nel proprio ambiente di lavoro, nella propria comunità. In questo modo si può contrastare la tratta di persone e promuovere una società che rispetta la dignità di ogni essere umano.

Riccardo Tonna

Pubblicato il 19 febbraio 2023

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