Menu
logo new2015 ok logo appStore logo googleStore

A Nostra Signora di Lourdes il funerale di don Guerrino

guerrino3


“Alla morte giunge da solo chi ha vissuto da solo - ha detto il vicario generale della diocesi mons. Luigi Chiesa di funerali di don Guerrino Barbattini nella chiesa cittadina di Nostra Signora di Lourdes -. Accanto a don Guerrino, all’hospice Casa di iris, c’eravamo tutti noi: i familiari, i compagni di studi, chi lo ha incontrato negli anni del suo sacerdozio. Eravamo in comunione con lui anche se per la velocità della malattia che lo ha colpito è mancato il tempo per esprimergli il nostro affetto”.
Era gremita la chiesa per l’estremo saluto al 73anne parroco di Santa Teresa che nella comunità di via Damiani è cresciuto; lì dal 1960 viveva la propria famiglia di origine. Al funerale era presente, fra gli altri, il fratello Renzo, a lungo docente all’Università di Udine, insieme alla moglie Franca; nell’assemblea, anche il vicesindaco di Piacenza Elena Baio e il sindaco di Sarmato Claudia Ferrari.
Don Guerrino, classe 1948, prete dal 1975, è stato prima impegnato al Preziosissimo Sangue a Piacenza e a Sarmato come parroco dall’89 al 2012, anno in cui è passato alla guida della parrocchia di Santa Teresa a Piacenza sul Corso Vittorio Emanuele.

Un padre per tanti
“È stato un padre per tanti, giovani e famiglie - ha aggiunto mons. Chiesa -. Cristo stabilisce davvero tra noi nel cammino della comunità cristiana legami profondi. Poco più di un mese fa - ha proseguito - siamo stati in pellegrinaggio insieme a Lourdes con il Vescovo; al santuario francese era molto legato essendo cresciuto in una parrocchia che porta questo nome. Lì abbiamo parlato a lungo, anche degli anni della nostra giovinezza. Quanti ragazzi e giovani abbiamo incontrato nelle nostre parrocchie che oggi sono ancora legati alla comunità cristiana!”.

E noi, saremo pronti a incontrare il Signore?
“Il Signore - ha proseguito mons. Chiesa - ci ha chiamato come sacerdoti a stare nella Chiesa e a servirla dal di dentro nelle circostanze che la vita comporta. L’eucaristia per don Guerrino è stata il centro attorno a cui ruotava tutto”. “Attraverso questa veloce e improvvisa malattia che l’ha colpito, Dio l’ha trovato pronto a incontrarlo. A volte tutti noi ci chiediamo quale sarà il modo con cui Dio ci chiederà di consegnargli tutta la nostra vita. Anche una malattia, se c’è Cristo in noi, può diventare il modo per consegnarci. Beato quel servo - ha concluso citando le parole del Vangelo - che il padrone al suo ritorno troverà pronto”.
La celebrazione è stata introdotta dal vicario episcopale della città don Giuseppe Basini che ha presentato il percorso umano e pastorale di don Guerrino.

D. M.

L'omelia tenuta dal vicario generale mons. Luigi Chiesa

È stata così repentina la dipartita di don Guerrino, così violento e devastante questo brutto male, così improvvisa la sua morte che a tanti che lo hanno conosciuto e gli hanno voluto e gli vogliono bene, a tutti noi, sono mancati i gesti di vicinanza e di affetto. La nostra presenza così numerosa stamattina, come tutta la gente di ieri sera alla veglia, è il segno di quello che avremmo voluto esprimergli in tanti modi. Eppure, in quella dimensione spirituale che ci supera, ma che è reale, in queste tre settimane c’eravamo anche noi con lui e soprattutto c’eravamo nel momento della sua morte. Perché non è vero che al momento della morte si è da soli.
Alla morte arriva da solo l’uomo che ha vissuto da solo. Ma nell’esperienza cristiana – e mi viene da dire ancor più per un prete, per un parroco - non è così. Alla morte uno arriva con la grande compagnia che ha sostenuto la sua vita: con gli amici del cielo e della terra.

«Non compiva questo passo da solo».
Così si esprimeva Benedetto XVI parlando della morte di Giovanni Paolo II: «In quel momento noi abbiamo potuto invocare i santi di tutti i secoli, i suoi amici, i suoi fratelli nella fede, sapendo che sarebbero stato il corteo vivente che lo avrebbe accompagnato...».

Così è stato per don Guerrino. Dopo quella sera di venerdì 27 maggio, sono stato a fargli visita tutti i giorni, ma martedì scorso ho potuto restare accanto a lui più a lungo, per più di un’ora: ho recitato tutte le preghiere che il rituale prevede; ho rifatto la sacra unzione con l’olio degli infermi, ho recitato le preghiere per la raccomandazione dei moribondi, con le litanie dei santi…
Ecco: in quel momento ho pensato che erano lì tanti fratelli e tante sorelle: quelli che lo hanno preceduto in paradiso – a cominciare dai suoi genitori, e che ora lo accolgono nella casa del Padre, e tutti i defunti dei quali don Guerrino ha celebrato il funerale… E poi c’eravamo noi, la chiesa di quaggiù: il nostro Vescovo, i sacerdoti, noi suoi compagni; e i suoi cari, Renzo, Franca, Paolo, … i suoi cugini e tutti noi, fratelli e sorelle che portiamo con gratitudine nel cuore e nella vita i segni della presenza di don Guerrino: ho pensato che erano lì i tanti del Preziosissimo, di Sarmato, di santa Teresa, di Mariano, …
Eravamo lì spiritualmente, in comunione con lui al suo capezzale e ora siamo qui e preghiamo per lui e lo accompagniamo al Padre.
Tanti di noi hanno avuto la grazia di conoscere don Guerrino: di stimarlo e di volergli bene. Per tanti motivi. Per il suo carattere e il suo temperamento, semplice, buono; per la sua attività a favore delle Comunità che gli sono state affidate, a favore dei poveri, delle famiglie, dei ragazzi e giovani.  Come ha bene sottolineato Don Giuseppe, all’inizio della celebrazione.
È stato un padre. Tanti hanno detto: era un amico!

È una cosa grande l’amicizia!
E ancor più l’amicizia in Cristo! Perché Cristo stabilisce tra noi dei legami che nessun altro rapporto può realizzare con quella stessa profondità: fortunati quegli amici che, insieme, sono amici in Cristo. Aver avuto un amico così, è stata proprio una grande grazia!

Anch’io posso dire di averne fatta esperienza. Soprattutto da quando nel 2012 gli avevo proposto di prendere il mio posto a santa Teresa. In questi ultimi anni, ci vedevamo spesso, in un crescendo di stima e di confidenze. Poco più di un mese ci eravamo accordati di andare insieme a Lourdes. Perché ci teneva proprio alla Madonna di Lourdes e - lo dico tra parentesi – se siamo qui in questa chiesa non è solo perché è più spaziosa di santa Teresa, ma perché desiderava ritornare qui, nella sua parrocchia di origine, dalla “sua Madonna”.
A Lourdes abbiamo vissuto i gesti più semplici della devozione a Maria Santissima. Ci siamo confidati i motivi più personali del nostro pellegrinaggio. Abbiamo recitato il Rosario alla grotta. Abbiamo ripetuto più volte la giaculatoria che ho messo nel ricordino: “Nostra Signora di Lourdes: Madre mia, fiducia mia”! Lui stesso ha guidato la Via Crucis.
Ci siamo preso una mattinata per stare davanti al Santissimo. Poi abbiamo parlato a lungo. Abbiamo riletto un poco la nostra vita di preti…
Si sentiva un po’ stanco. Con qualche preoccupazione ... un po’ giù! Gli capitava. La cosa che più lo ha tirato su è quando gli ho detto: “Don Guerrino, diciamoci una cosa, senza presunzione, perché non è merito nostro: quanti ragazzi e giovani abbiamo incontrato nelle nostre parrocchie! Tanti! Vero? Ebbene se guardiamo chi sono gli adulti che oggi frequentano quelle parrocchie vedi che sono proprio i nostri ragazzi e giovani di allora! Non buttiamoci giù, e ringraziamo il Signore. Ed era contento!
Mi sono permesso qualche ricordo personale, ma penso che ognuno di noi qui presente potrebbe narrare un pezzettino della sua esistenza.
Alla fine della celebrazione ascolteremo alcune testimonianze. Ma solo il Signore, il suo Signore, può raccogliere la sua vita e custodirla tutta intera.

A noi il compito di raccogliere la sua eredità, quella che ci viene dal centro, dal cuore del suo sacerdozio. Questa credo sia stata la posizione del cuore di don Guerrino: stare nella Chiesa per amarla e servirla dal di dentro, nei suoi membri, nel suo popolo e nelle circostanze che la vita comporta. Perché la Chiesa, la Comunità, la si comprende standoci dentro e servendola. Questo ha compreso don Guerrino! Dopo gli anni giovanili fu soprattutto attraverso l’esperienza di parroco che ha trovato il cuore a cui tutto riferire: la centralità dell'Eucarestia a cui ricondurre tutta la sua giornata e il suo servizio. È mancato in modo repentino, fulmineo diremmo noi ma non è così agli occhi del Signore. Come un servo fedele è stato trovato pronto quando il Signore ha bussato, come ci suggerisce il Vangelo.
Quante volte abbiamo detto al Signore e l’abbiamo anche cantato: “io ti offro la mia vita”! Sì, vale per ogni istante della vita, ma poi ci domandiamo: e quale sarà la forma, la modalità in cui il Signore mi chiederà di donargli definitivamente la vita? Quando? In che forma?

Anche un tumore così devastante può far parte della forma per consegnargli la vita! Perché la morte è una consegna! Di tutto. Della vita.
Don Guerrino ha manifestato i primi, seri sintomi di questo gravissimo male che lo ha colpito alla vigilia di Pentecoste, ed è salito al Padre alla Vigilia del Corpus Domini. Un caso? Per un sacerdote, per don Guerrino no.
Alla fine di un anno pastorale, quando la stanchezza ma anche la gioia del ministero ti porta a celebrare i Sacramenti dell’Eucarestia e della Confermazione il Signore ti dice: “tutto è compiuto”. E tu dici il tuo amen!

Sono stati i suoi parrocchiani a comprendere che qualcosa non andava, ma lui era al suo posto, era in chiesa a presiedere l’Eucarestia. Non voleva andare, lasciare il suo posto, la Chiesa di s. Teresa, il suo popolo. E le ultime parole e gli ultimi gesti sono stati: lasciatemi andare, devo andare a dire messa! Ma il Signore, come dice il Vangelo e il testo di Isaia, aveva preparato Lui, per lui, il banchetto. E gli ha detto: “siediti. Ti servo io”. È stato celebrando l’Eucarestia, che è l’annuncio reale e visibile dell’amore di Dio, che anche lui aveva imparato a servire. Anzi come dice papa Francesco: “E’ nell'Eucarestia che impariamo a vedere la profondità del reale (Lumen fidei n. 44), impariamo a vedere la nostra profondità umana illuminata dalla presenza di Gesù”. Allora il “servo buono” non è tanto colui che fa tante cose, colui che serve bene, ma è colui che lascia agire il Maestro attraverso di sé: per fare come farebbe Gesù, come direbbe Gesù.

Perché, come ascolteremo nel vangelo di domenica, Corpus Domini, non è vero che abbiamo solo cinque pani e due pesci: abbiamo di più, infinitamente di più, abbiamo Gesù! Proprio là dove il bisogno dei fratelli e sorelle supera la nostra capacità di donare noi stessi, dobbiamo fare memoria della vita eucaristica di Cristo, del suo volgere gli occhi al Padre, mettendo nelle sue mani la nostra misera vita, con gratitudine, per poterla spezzare e distribuire con gioia e fede, come umile strumento del dono di Gesù stesso al mondo. Prima ancora del sacrificio, la forma che Gesù ci chiede di abbracciare per amare come Lui, è l’umiltà, cioè il sacrificio del nostro io bramoso di dominare, di imporsi sugli altri, di essere il più grande, il migliore, il più forte. Per questo don Guerrino non amava esporsi, o essere o diventare qualcuno.

L’essere sacerdote era già tutto.
Comprendeva già tutto. Che intensità avrebbe la nostra vita se fossimo attenti a vivere così, ricominciando ad ogni istante, ad ogni gesto, ad ogni incontro con gli altri, questa immersione di tutto noi stessi nell’amore di Cristo Eucaristia, perché Lui è l’unico necessario...
E così che si ama e si serve la Chiesa. “Beato quel servo che il Signore tornando troverà così”. Soltanto chi serve così trasforma il mondo per restituirlo al Padre.
Per fare questo bisogna costantemente imparare dall’amore Eucaristico, bisogna impararlo in ginocchio. Non è facile per nessuno consegnarsi all’Amore come atto supremo di fede e dedizione al Signore, ma se siamo qui oggi è perché la vita sacerdotale di don Guerrino ci dice che è possibile.
Insieme alla gratitudine, alla emozione, al ricordo, chiediamo la grazia di raccogliere come un compito questa eredità di don Guerrino!

Don Luigi Chiesa

gentesalma

Nelle foto di Del Papa, il funerale di don Guerrino Barbattini in Nostra Signora di Lourdes.

Pubbicato il 17 giugno 2022

Ascolta l'audio

Ascolta l'audio

Aggiungi commento


Codice di sicurezza
Aggiorna

"Il Nuovo Giornale" percepisce i contributi pubblici all’editoria.
"Il Nuovo Giornale", tramite la Fisc (Federazione Italiana Settimanali Cattolici), ha aderito allo IAP (Istituto dell’Autodisciplina Pubblicitaria) accettando il Codice di Autodisciplina della Comunicazione Commerciale.

Amministrazione trasparente