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Mons. Cevolotto: con Maria per una Chiesa di popolo

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“La comunità pasquale è una Chiesa di popolo, una comunità per tutti e di tutti”: sono le parole centrali dell’omelia del vescovo mons. Adriano Cevolotto, il 24 aprile in Cattedrale, nella festa della Madonna del Popolo. Una ricorrenza che - per il Vescovo - ci presenta l’immagine di Colei che, come appare nell'affresco della Madonna delle Grazie in Duomo, raccoglie sotto il suo manto tutta la città e la diocesi.

Una festa antica

La festa, molto cara ai piacentini, venne istituita nel 1617 dall’allora vescovo Claudio Rangoni, che aveva incoronato le statue della Vergine e del Bambino portate in processione. Di questo presule, di origini modenesi, è interessante ricordare che fu eletto vescovo di Piacenza il 2 dicembre 1596.

Da evidenziare che nel 1600, proprio come la Chiesa piacentina sta facendo ora, celebrò il Sinodo diocesano e ne fece stampare gli atti. Nello stesso anno raccolse gli Uffici dei santi della diocesi e li trasmise alla Sacra Congregazione dei Riti, perché fossero approvati, inoltre fece eseguire vari restauri del Duomo di Piacenza. Morto nel 1619, fu sepolto nella cattedrale di Piacenza in un sepolcro che aveva fatto costruire per sé.

La Casa della Carità

Nella stessa giornata, del 24 aprile, si è festeggiato la presenza da 24 anni della Casa della Carità, dedicata proprio alla “Madonna del Popolo”. Una casa per persone in gravi difficoltà a cui la vita ha riservato una nuova famiglia grazie alle due suore che la gestiscono e ai volontari presenti ogni giorno.

La realizzazione della “Casa della carità”, voluta da mons. Luciano Monari, è partita dalla necessità, come aveva affermato lui stesso, “che nella comunità cristiana, condividendo l’eucaristia e la Parola di Dio, non possiamo essere estranei gli uni verso gli altri”.

Fondate a Reggio Emilia nel 1941 da don Mario Prandi, le Case della Carità, sono oggi una quarantina, di cui una decina in terra di missione: Africa, Asia e America Latina; dirette e animate da un centinaio di suore Carmelitane minori della carità e da una ventina di Fratelli, ospitano attualmente oltre mille persone.

La comunità pasquale

“La comunità che nasce nella Pasqua - sintetizziamo il pensiero di mons. Cevolotto - trova nella Resurrezione il suo essere e il suo agire. Il libro degli Atti degli Apostoli usa l’espressione «popolo» e la comunità pasquale è proprio una Chiesa di popolo, non settaria, ma inclusiva, che lascia a ciascuno i suoi tempi. Nel suo essere popolare - per la Chiesa - c’è anche una debolezza da superare, che è quella di correre il rischio di non scontentare nessuno, perdendo la radicalità del vangelo”.

Sullo stile di Maria

Maria, la madre del Signore, - secondo il Vescovo - è una via per entrare nel mistero di Dio, un aiuto per tutti, anche per chi è più lontano. La Madonna ha attraversato un itinerario umano e spirituale umile e faticoso, che passa dalla nascita di Gesù nell’umiltà di Betlemme, attraverso il silenzio di Nazaret, fino al dolore della Croce.

La comunità pasquale - per mons. Cevolotto - sullo stile di Maria, attira le persone più fragili, coloro che sono nella sofferenza, presenta i segni della Passione di Cristo che rimangono impressi nel corpo di ciascuno e della Chiesa.

“Sotto il manto della Madonna del Popolo - ha concluso il Vescovo - vogliamo raccogliere ogni volto sfigurato dell'uomo che oggi cerca riparo dalle bombe, dalle violenze, dalle indigenze e dalle malattie. Non possiamo però permetterci di selezionare le sofferenze e le emergenze: siamo tutti sotto la protezione di Maria.

Riccardo Tonna

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Nella foto, alcuni momenti della messa per la festa della Madonna del Popolo in Cattedrale.

Pubblicato il 25 aprile 2022

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