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Verso il futuro: la diocesi riparte con il Sinodo

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È entrato nel vivo con il coinvolgimento dei sacerdoti moderatori delle 38 Comunità pastorali e dei laici del Consiglio pastorale diocesano il percorso del Sinodo che ha preso il via in tutta la Chiesa italiana e che guarda sul piano internazionale al Sinodo dei vescovi dedicato al tema della sinodalità che si svolgerà nell’ottobre 2023. Il Consiglio, riunito nella mattinata del 13 novembre sotto la guida del vescovo mons. Adriano Cevolotto, ha visto la presenza di Stefano Bucci, esperto del Centro Studi Missione Emmaus, realtà che affiancherà la Chiesa piacentina-bobbiese in questo itinerario e che sta accompagnando numerose diocesi e ordini religiosi in Italia favorendo cambiamenti pastorali e passaggi istituzionali. Bucci nel suo intervento ha illustrato il momento attuale che vive la Chiesa e la necessità profonda di vivere un cambiamento.
Molte attività pastorali che la comunità cristiana porta avanti - ha sottolineato Bucci - non dicono più nulla alle persone di oggi, non fanno percepire il gusto del Vangelo. Noi, gente di Chiesa, siamo come smarriti davanti a questa indifferenza e ci chiediamo come muoverci. La fede e la vita quotidiana soffrono di una frattura che richiede di essere ricucita per essere fedeli al Vangelo e al suo mandato missionario. Ma quale cambiamento anche profondo - si è chiesto - occorre mettere in atto? Innanzitutto - ha precisato - questo è un momento di Pasqua: si sgretolano le certezze su cui ci appoggiavamo e ci è chiesta la fiducia di credere che Dio ha un piano per accompagnare sempre la Chiesa. Le difficoltà non sono il segno di un mondo che crolla, ma in Cristo risorto una via per ripartire in modo nuovo.


I modelli di Chiesa prevalenti

A quasi 60 anni dal Concilio, l’immagine di Chiesa che può preparare il futuro è quella di una Chiesa missionaria, come la descrive papa Francesco nell’esortazione apostolica Evangelii Gaudium ai numeri 27-33: una Chiesa missionaria. Se in noi non c’è la disponibilità al cambiamento e uno sguardo anche a chi sta “fuori”, prevale il modello di “chiesa-clan”, in cui l’attenzione è su chi è all’interno (è il rischio - ha detto - di associazioni e comunità religiose) oppure di “chiesa-apparato” che crea un sistema di programmazione e di struttura interna, secondo una certa ottica, indispensabile per automantenersi. Dal modello apparato si può sconfinare nella “chiesa-mercato” vista come agenzia di servizi: viene, ad esempio, apprezzata perché organizza il Grest e quindi impegna i bambini, ma non scatta nelle famiglie che usufruiscono di queste attività un coinvolgimento ulteriore. Questi modelli - ha detto il relatore - si intersecano a vicenda; non sono in sé negativi, ma non hanno prospettiva.


Un nuovo paradigma

Occorre - ha proseguito - un nuovo paradigma, in cui i vari modelli si aprano all’esterno e possano così trasformarsi. Non basta un cambiamento “adattivo”: si proporrebbe qualcosa che dà il sapore del Vangelo, ma non si genera che una moda che dura un certo tempo e poi finisce. Potrebbe essere il caso - ha esemplificato - delle attività con i giovani: si trasmette attraverso esperienze vissute una carica forte di Vangelo, ma questa poi è destinata a passare. E quando quella “riserva indiana” dei giovani si affaccia alla comunità parrocchiale più ampia, si sgretola. Si possono mettere in atto anche “cambiamenti funzionali”, come è accaduto nei primi mesi della pandemia: chiusi nelle nostre case, potevamo seguire la messa in streaming; si è cambiato qualcosa, si sono introdotti nuovi mezzi tecnici, ma il paradigma è rimasto identico. Oppure si può optare per una scelta di “resilienza” facendo forza su alcuni elementi del nostro modello ma senza cambiare nulla in profondità: è la classica situazione del “parroco-eroe” o dei catechisti che cercano nuovi sussidi per fare stare più attenti i ragazzi a catechismo ma senza cambiare il modello della catechesi.

 
Seguire un modello creativo

Una scelta diversa sarebbe invece quella di mettere in atto un modello creativo. Normalmente nella vita pastorale si parte da un problema più o meno urgente (come la ricerca dei catechisti all’inizio di un nuovo anno pastorale) e si cerca di darvi una risposta (soluzione “tappabuchi”). Ma partire dai “sogni”, piuttosto che dai “bisogni”, ha detto il relatore, è una cosa tutta diversa.
Per fare questo occorre una visione, cioè uno sguardo sul futuro che mi appassiona. Occorre che il sogno sia fatto insieme, e non sia solo espressione del parroco, ma nasca mettendo in rete le diverse esperienze. Solo camminando insieme si può ricucire la frattura iniziale tra vita e Vangelo e rigenerare il senso di comunità.
Non basta però sognare, occorre sperimentare. Ne ha dato un esempio papa Francesco in occasione dei due Sinodi sulla famiglia e sui giovani. Li ha promossi favorendo una consultazione e un coinvolgimento della base; solo allora, quindi dopo l’esperienza vissuta, ha scritto la Costituzione apostolica “Episcopalis communio” in cui ha ridefinito struttura e compito del Sinodo dei vescovi.
Muoversi per rispondere a un bisogno è lavorare nell’ottica del “progetto” con obiettivi da perseguire e risultati da raggiungere. Il nuovo paradigma si muove invece nella logica del processo, del cammino che inizia insieme per giungere a un nuovo modo di essere Chiesa. Il cammino sinodale, ad esempio, non punta a realizzare alla fine il libro sinodale, ma a ritessere legami comunitari e ridisegnare il volto delle comunità cristiane.

 
Mettere per iscritto il proprio sogno di una Chiesa missionaria

Nelle indicazioni dei Vescovi italiani il percorso del Sinodo verso il 2023, vede una prima fase di ascolto - di Dio, della vita e del Magistero - per far emergere alcune priorità che potranno contribuire al cammino di tutta la Chiesa universale.
Questa prima fase si caratterizza per la dimensione narrativa ed è fatta di ascolto, ricerca e proposta. Non basta ascoltare, occorre anche sperimentare, provare a vivere l’esperienza che si vuole costruire insieme. Le parrocchie e le Comunità pastorali entro la Pasqua 2022, grazie al coordinamento dei moderatori e dei laici rappresentanti nel Consiglio pastorale diocesano, potranno perciò - ha detto Bucci - mettere per iscritto il loro “sogno missionario” di una Chiesa che desidera arrivare a tutti, come descritto da Evangelii Gaudium 31, e chiedersi come tradurlo in pratica con scelte di discontinuità rispetto al passato.
Stefano Bucci ha citato, per esemplificare, il caso di una parrocchia che ha eliminato gli incontri centralizzati del catechismo per promuovere momenti nelle famiglie, anche in quelle che normalmente non frequentavano la messa. Ci si è accorti che la gente partecipava numerosa e con entusiasmo, e che quindi lo Spirito agiva anche in quelle famiglie che non frequentavano la parrocchia.

 
L’ascolto di Dio e della vita

La domanda chiave di questa prima fase di ascolto è: che cosa ci ha detto il Signore? Dove ci porta lo Spirito? L’ascolto di Dio si esprime anche nell’ascolto della vita facendo emergere le domande delle persone e dei loro desideri più veri, anche di coloro che si trovano, per così dire, sulla soglia delle nostre comunità. Occorrono più luoghi per vivere questo ascolto che potrà trovare il suo momento di sintesi nel Consiglio di Comunità pastorale. Entro l’estate andrà così messo a fuoco il sogno missionario in modo lo si possa sperimentare nel prossimo anno pastorale, un sogno rivolto all’esterno, e non proiettato all’interno della comunità.

 
Entro novembre convocare i Consigli di Comunità pastorale

La prima cosa da fare - ha detto al termine don Paolo Cignatta, vicario episcopale per il coordinamento degli Uffici pastorali e referente diocesano presso la Cei per il cammino sinodale - è convocare entro novembre i Consigli di Comunità pastorale dando priorità nelle diverse attività pastorali al percorso del Sinodo.

 
La Commissione sinodale diocesana

A proposito del percorso sinodale, il Vescovo ha ufficialmente costituito
la Commissione Sinodale Diocesana composta, oltre che dal Vescovo stesso, da mons. Luigi Chiesa, vicario generale; don Paolo Cignatta, vicario Episcopale e referente diocesano per il Cammino sinodale presso la CEI, Rita Casalini; diacono Danilo Rossi; Chiara Sacchi; Ilaria Massera; prof. Pierpalo Triani, prof.  Stefano Rossi.

D. M.

Pubbicato il 13 novembre 2021

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Nella foto: da sinistra, Stefano Bucci (Centro Studi Missione Emmaus), il vescovo mons. Adriano Cevolotto e don Paolo Cignatta al Consiglio pastorale diocesano al Seminari vescovile di Piacenza.

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