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Missione: se taci, perdi la profezia

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“Il tacere indebolisce la fede, fa perdere la profezia, la gioia, la gratitudine”. Il vescovo mons. Adriano Cevolotto rilancia le parole di papa Francesco nel suo messaggio per la Giornata missionaria mondiale. Ha presieduto la messa nella chiesa di San Vittore alla Besurica nella quale si è ricordato don Giuseppe Castelli, fondatore della parrocchia dedicata al primo vescovo di Piacenza e uno dei primi due missionari piacentini partiti nel ’64 per l’America Latina
(Nella foto sopra: all’offertorio nella messa missionaria è stato presentato al Vescovo un mappamondo su cui sono stati scritti i nomi dei missionari piacentini defunti).

La missione non proselitismo
Con la fine di ottobre si conclude il mese missionario - sintetizziamo le parole del Vescovo - ma non finisce la missione. Oggi però la dimensione missionaria sembra quasi essere ridimensionata in un tempo in cui ci confrontiamo gomito a gomito con altre religioni; forse temiamo che annunciare la fede in Cristo risorto sia mancare di rispetto nei loro confronti. Che cos’è allora la missione? - si è chiesto mons. Cevolotto. La missione - ha proseguito - non è fare proselitismo e neppure un’azione di conquista. Dall’ascolto della Sacra Scrittura possiamo capire il vero senso della missione: “Noi non possiamo tacere”, dicevano con franchezza gli Apostoli nei momenti difficili della persecuzione nei primi tempi della Chiesa.

Le difficoltà non sono un alibi
Nel messaggio del Papa, le avversità non possono essere considerate un alibi per attenuare la forza propulsiva dell’annuncio. Siamo dunque chiamati - ha aggiunto il Vescovo - a raccontare di Dio e del suo amore manifestato per noi e per ogni uomo in Gesù Cristo.
Solo se Cristo vive in noi con la sua compassione, l’andare non sarà visto e vissuto come un imporre le proprie idee ma come un prendersi cura di chi incontriamo.
Il Papa aggiunge un particolare: nel rapporto con gli altri, quando si propone il Vangelo, va comunque rispettata la necessaria distanza. Per noi la distanza è un limite da superare; invece, c’è una distanza tra noi e gli altri che ci permette di riconoscere l'altro, lasciandogli la libertà di essere quello che è. Questa distanza va accettata, non si può eliminare. Solo così si porta il Vangelo della compassione.

Allargare gli orizzonti
Il tacere - prosegue il messaggio del Papa - indebolisce la fede, fa perdere la profezia, la gioia, la gratitudine. Se una fede non è capace di esprimersi, perde la sua vitalità. La missione, invece, allarga i nostri orizzonti; vivere la missione ci conviene.
In ogni nostra situazione e percorso di vita, si è sempre imperfetti; in fondo, siamo sempre all'inizio. Ma Gesù ci assicura: “io sono con voi tutti i giorni”. Anche da questa promessa nasce la certezza che la dimensione missionaria è costitutiva della nostra fede.
La celebrazione è stata preparata dal Centro missionario diocesano guidato da mons. Giancarlo Dallospedale; ha animato il canto il coro della parrocchia di San Vittore diretto da Chiara Massari. Al termine, don Davide Maloberti ha tratteggiato la figura di don Castelli.

Pubblicato il 30 ottobre 2021

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