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Il Vescovo ai Ministri della Comunione: il vostro servizio è un momento di grazia

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 “Siete strumenti della grazia di Dio, perché chiamati e inviati a mettere a servizio del grande mistero d’amore dell’Eucaristia la vostra persona, rendendo questo dono accessibile a tutti”. Sono le parole del vescovo di Piacenza-Bobbio, mons. Adriano Cevolotto, che ha presieduto la preghiera dei Vespri nell’incontro dei Ministri straordinari della comunione, svoltosi il 27 febbraio in Cattedrale.
“Il servizio che voi svolgete - ha continuato - è momento di grazia anche per la vostra salvezza è un dono per ciascuno. Sarebbe bello che ognuno di noi dopo aver incontrato un ammalato ripensasse a quella relazione”. “Come l’ho vissuta? Come mi sono accostato? Come mi sono lasciato interpellare? C’ero in quell’incontro con il cuore e lo sguardo?”. Sono le domande che ha posto il Vescovo ai ministri sollecitando una forte riflessione.

DIO È PADRE E MADRE

L’incontro è iniziato con la relazione di don Aldo Maggi, Direttore dell’Ufficio Liturgico Diocesano, che ha sottolineato come Dio è padre, ma anche madre e chiama ognuno con vincoli d’amore. “Il Signore - ha proseguito - ha compassione, misericordia, si prende cura come le viscere materne che alimentano il feto nel grembo”.
Bisogna riconoscere - per don Maggi - il Dio dell’alleanza che manifesta un’assoluta fedeltà nei confronti del popolo nonostante le sue innumerevoli colpe. La Chiesa - ha spiegato - testimonia fin dai primi secoli come i diaconi portavano agli assenti per infermità il pane eucaristico”. Il servizio che compiono i ministri straordinari della Comunione - per il Direttore dell’Ufficio Liturgico - è un tesoro grande che mette in rilevo l’importanza della riserva dell’Eucaristia per l’adorazione, ma soprattutto viatico per portare il corpo di Cristo a chi ne ha bisogno.

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Nelle foto, l'incontro dei Ministri straordinari della Comunione in Cattedrale: sopra, mons. Aldo Maggi e Itala Olando

UNA RELAZIONE CHE SI DEVE IMPARARE

“Sono tante le persone che vivono nella sofferenza, nella fragilità e nella malattia”. Ha evidenziato Itala Orlando, responsabile dell’Ufficio per la Pastorale della salute diocesano. “La pandemia, che ha colpito tutti, ha confermato come l’infermità, la solitudine, l’esperienza della morte necessitano cura e vicinanza. Tutto ciò richiede amore e consolazione che si esprimono con cose semplici come parole sentite, sguardi, ma anche silenzi”. Il mandato conferito ai ministri straordinari è - per la Orlando - una esperienza orizzontale e verticale, cioè profondamente umana e spirituale. “Siamo presi dai molteplici servizi da svolgere, dalle prestazioni efficienti, - ha sottolineato la Responsabile dell’Ufficio Pastorale - ma il compito che ci è affidato si snatura se perde la dimensione della relazione. Cercare la relazione significa incontrare veramente il malato e non c’è un modo, non c’è un protocollo da seguire, è lui stesso con la sua persona che ci deve dare l’intonazione, ci fa capire come sta e ci fa intendere quale spazio e parola affidargli. “È una relazione che si deve imparare - ha aggiunto la Orlando - c’è bisogno quindi di formazione, perché non è spontanea”.
L’esempio grande da seguire è - per la responsabile diocesana - quello del “Buon Samaritano” che si ferma, si prende cura, si commuove e mostra empatia.

Pubblicato il 28 febbraio 2021

R.Tonna

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