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«Mio fratello Odoardo»: il giornalista cattolico che salvò quello ebreo

libro di focherini

 

“È un libro prezioso e commovente. Come sanno esserlo la vita vera e l’amicizia e la morte”. Così scrive il direttore di Avvenire Marco Tarquinio nell’introduzione al libro “Mio fratello Odoardo”, la biografia del giornalista carpigiano Odoardo Focherini – proclamato beato nel 2013 – scritta nel dopoguerra da Giacomo Lampronti e ripubblicata in questi giorni per i tipi dell’Edb, nell’edizione a cura di Maria Peri e Francesco Manicardi.
Il libro sarà presentato sui canali social Dehoniane (You Tube e Facebook) il 26 gennaio alle ore 18. Intervengono, insieme al vescovo di Modena-Nonantola e Carpi mons. Erio Castellucci, lo stesso Tarquinio, Pierluigi Castagnetti e padre Pier Luigi Cabri.

L’amicizia tra due giornalisti

Pubblicato nel 1948 e fino ad ora introvabile, il libro è un ricordo vivido e bruciante dell’intensa amicizia tra Focherini e Lampronti, giornalista ebreo salvato da Odoardo insieme alla famiglia (la moglie Vittoria e due figli piccoli); pubblicato quasi con urgenza dall’autore di ritorno dalla fuga in Svizzera, contiene numerosissimi episodi, ricordi, dialoghi ed emozioni condivisi con una persona centrale per la sua crescita di uomo e di credente. Lampronti, emarginato per le leggi razziali, ricevette da Focherini accoglienza con la famiglia a Mirandola e a Carpi, poi un lavoro presso il quotidiano L’Avvenire d’Italia di Bologna, infine la salvezza sua e della famiglia grazie alla rete di Odoardo e don Dante Sala.
Si tratta di un testo di fondamentale importanza, più volte citato nella Positio super martyrio di Focherini e ricco di testimonianze dirette del pensiero e del carattere dell’uomo e cristiano Odoardo.

Focherini in carcere

Nel suo testo Lampronti fa ricorso non solo a ricordi personali, ancora nitidi e indelebili, del rapporto con Focherini ma, tornato in Italia, si mette sulle tracce dell’amico scomparso visitando i luoghi che li avevano visti insieme e incontrando le persone più importanti nella vita di Odoardo. Dal racconto viene in luce anche Umberto Sacchetti, fido collaboratore di Odoardo al quotidiano cattolico bolognese, che ha ricostruito i mesi della carcerazione di Focherini condividendo il suo scambio di lettere con il Beato: numerosi messaggi attraverso i quali si cerca di mandare avanti un quotidiano immerso nelle difficoltà, da una cella di prigione; li immaginiamo commuoversi e forse anche sorridere leggendo la tenacia, la necessità di Focherini di continuare a pensare da uomo libero, di impegnare la testa con pensieri per non cedere alla brutalità della reclusione. Lampronti, inoltre, ci fa capire – citando le lettere che Odoardo scrive alla moglie Maria Marchesi (pubblicate dalle stesse Edb) – che anche a lei si è rivolto per ricostruire stralci di vita e di situazioni dell’amico carpigiano. Non deve essere stato facile ricorrere alla “signora Maria” nella sua sofferta vedovanza, pur se in una lettera Giacomo le scrive che «il suo dolore è anche il mio».
Riguardo alla vicenda di Odoardo, si scopre che Giacomo ha parlato anche con Bruno Marchesi, fratello di Maria. È in questa biografia, infatti, che viene riportato il dialogo in carcere tra i due cognati, e la risposta illuminante di Odoardo alle perplessità di Bruno sulla sua attività di salvataggio degli ebrei: “Se tu avessi visto, come ho visto io in questo carcere, cosa fanno patire agli ebrei, non rimpiangeresti se non di non averne salvati in numero maggiore”.

Un messaggio per il nostro tempo

Il volume pertanto riporta a disposizione di tutti, credenti e non credenti, la testimonianza che, nel suo essere pienamente figlia di un’epoca e di una situazione, riesce a mantenere una forza ed una attualità di grande valore. Se, per esempio, Lampronti cita scrittori e studiosi cattolici della sua epoca – quelli che sono stati un riferimento anche per Focherini –, non di meno mostra una concezione sorprendentemente moderna della santità, che è convinto di avere incontrato nel suo amico e collega Odoardo descrivendolo già come beato, martire della carità, quasi un “santo della porta accanto”. Una “profezia” scritta nel 1948 e divenuta realtà nel giugno 2013, nella piazza dei Martiri di Carpi.

Pubblicato il 18 gennaio 2021

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