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Il mondo a scuola

Il mondo a scuola

Il 60,7% degli alunni stranieri a Piacenza è nato in Italia

21multietnica

“Per legge, è straniero chi non ha la cittadinanza italiana. Ma questa definizione nella Scuola non calza più e finisce con il rendere uguali situazioni differenti: ragazzi appena arrivati, che non conoscono la lingua ed hanno un basso livello di scolarizzazione, ed altri - la maggioranza - che sono nati qui o hanno fatto gran parte del percorso scolastico in Italia, ne conoscono le regole e il funzionamento”. Franca Molinari insegna religione alla Media “Anna Frank” ed è referente per l’integrazione degli alunni stranieri del suo istituto. È tra le insegnanti che partecipano alla tavola rotonda dagli Scalabriniani il 3 giugno alle ore 15 sul tema “L’intercultura alla prova: processi di integrazione e inclusione nel sistema scolastico”.
Il rapporto pubblicato a marzo da Ministero dell’Istruzione e Fondazione Ismu (Iniziative e studi sulla multietnicità), che rielabora i dati relativi all’anno scolastico 2014-2015, ci dà un quadro della situazione. A fronte di un aumento sui banchi della componente con cittadinanza non italiana (814.817 studenti, +11% rispetto l’anno precedente), più della metà risulta nato in Italia, il 55,3%, percentuale che sale all’84,4% nelle scuole dell’infanzia. Se guardiamo a Piacenza e provincia - che dopo Prato è la città in cui è più alta l’incidenza degli alunni stranieri sul totale della popolazione scolastica - i ragazzi, dall’asilo alle superiori, di cittadinanza non italiana sono 7.920, di cui più della metà (4.808) nati in Italia, mentre i neo arrivati sono 128 (il 2,1% sul complesso degli alunni stranieri nel Piacentino).
Se da un lato c’è dunque da affrontare la questione dei neo-arrivati, dall’altro c’è una generazione che va comunque aiutata a consolidare la sua preparazione. “C’è l’idea che i professori debbano «perdere tempo» per insegnare l’italiano, ma oggi l’individualizzazione dei percorsi e il potenziamento evitano questo rischio – sottolinea Lucia Tagliaferri, docente alla Carducci -. Piuttosto, la vera sfida è di aiutare i ragazzi stranieri a migliorare le loro competenze linguistiche. Anche se la povertà lessicale purtroppo caratterizza pure molti italiani”.

Leggi il servizio a pagina 3 dell’edizione di venerdì 3 giugno 2016.

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