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«Lidia, avevi la missione dentro di te»

gruppo

Lidia Franceschetti (terza da sinistra) insieme ad alcuni collaboratori del Centro missionario diocesano, al vescovo mons. Domenico Berni e alle religiose delle Figlie di Sant'Anna.

“Battezzati e inviati”. Lo slogan dell’ultima giornata missionaria mondiale è il miglior riassunto della vita di Lidia Franceschetti, anima del Centro missionario diocesano fin dagli anni ’80, che ci ha lasciato a causa di un tumore lo scorso 22 febbraio. A dirlo due sacerdoti per cui è stata una presenza fondamentale: mons. Giancarlo Dallospedale, e mons. Giampiero Franceschini, rispettivamente direttore ed ex direttore del Centro missionario, che hanno concelebrato la messa in memoria di Lidia nella parrocchia della Sacra Famiglia martedì 23 giugno alle ore 18.

La crescita del Centro missionario

Don Giancarlo è stato missionario in Brasile a Vitoria da Conquista, Picos, e Roraima, mentre don Giampiero è stato direttore del Centro missionario dai primi anni ’90 al 2018 e ha guidato la Caritas diocesana.

“È stato grazie al contributo di Lidia - ha detto mons. Dallospedale prima dell’inizio della celebrazione - che, alla fine degli anni ’80 siamo potuti passare dal un semplice ufficio diocesano per le missioni, a un Centro missionario vero e proprio. Ho avuto con tatti per tutti gli anni in cui sono stato in missione, e ho sempre potuto ammirare la gioia e la costanza che ha avuto nel lavoro fino alla fine”.

“Lidia aveva la missione nel cuore. È stata per molti anni come una sorella e una mamma per tutti noi”, ha ricordato mons. Franceschini. L’omelia della messa è stata sostituita dalla lettura della lettera da lui scritta dopo la morte di Lidia come ultimo saluto, in cui ha ripercorso i tratti più importanti della sua storia. Ne riportiamo in sintesi alcuni passaggi.

messalidia 

“Lidia, sei sempre con noi!”

“Anche se ora non ci sei più, io ti sento presente nella mia vita, come lo sei stata per 25 anni. Non ricordo il giorno in cui ti ho vista per la prima volta, perché mi sembra di averti conosciuto da sempre, tanto eravamo in sintonia. Tu sapevi sempre appianare e conciliare diversi punti di vista, che non venivano eliminati, ma integrati, così che ne uscisse qualcosa di unitario. Tu portavi dentro la tua Chiesa la dimensione missionaria, perché ce l’avevi dentro, sembrava quasi fossi nata con lo spirito missionario nel cuore. Vivevi la missione dentro di te, e ti lamentavi che altri, anche nella gerarchia del clero, non la sentissero con lo stesso entusiasmo. Hai saputo far crescere il Centro missionario. Con te siamo passati da un’Olivetti 22 all’informatizzazione del lavoro; abbiamo creato una Biblioteca missionaria collegata con la Passerini Landi, e istituito i corsi formativi per noi e per i giovani. Insieme abbiamo pregato perché il Consiglio diocesano accettasse l’apertura della nuova missione a Roraima, in Brasile: una diocesi grande come l’Italia peninsulare, in cui mancavano sacerdoti. Ora sappiamo che il Padre eterno ti ha accolto fra le sue braccia, come tu hai sempre accolto gli altri”.

Alberto Gabbiani

Pubblicato il 24 giugno 2020

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