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Se Eugenio Montale parla ai giovani di Borgotrebbia

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“Un imprevisto è la sola speranza”. Apre un nuovo orizzonte sul momento difficile che stiamo vivendo il titolo dell’incontro del ritiro di Quaresima a cui hanno partecipato i ragazzi della parrocchia dei Santi Angeli Custodi di Borgotrebbia domenica 22 marzo.
Le parole sono tratte dalla lirica “Prima del viaggio” di Eugenio Montale, del 1968, e infatti, da circa 10 anni a Borgotrebbia ci si prepara alla Pasqua con un incontro a tema letterario, tenuto a Rapallo in tempi più tranquilli, oggi in video collegamento via internet.
Autore dell’intervento è sempre Giulio Boledi, docente di italiano e storia all’Istituto professionale alberghiero Raineri-Marcora di Piacenza. Lo abbiamo sentito per sapere come appaiono i giovani attraverso il cannocchiale della letteratura, e come stanno reagendo a questi giorni così particolari.


Giovani di fronte alle scelte della vita
“Al ritiro partecipano ragazzi delle scuole superiori - spiega Giulio -, e anche alcuni più grandi, di 20 anni o più, e negli anni ho potuto notare che c’è una cosa che li accomuna: sono tutti chiamati a fare delle scelte, come decidere a quale facoltà iscriversi, che lavoro fare, o se sposarsi o no”.
Giulio è un insegnante innamorato del suo lavoro, in lui vita personale e passione per la letteratura non hanno distinzione, e cerca di rispondere alle domande dei ragazzi proprio attraverso lo studio degli autori: “ho sempre percepito la letteratura come qualcosa di molto centrato sulla nostra vita - continua -, e guardo agli autori come a delle persone come noi, con una vita e un cuore con cui dobbiamo confrontarci se volgiamo capire cosa abbiamo dentro. Il lavoro che ho proposto ai ragazzi di Borgotrebbia non era una lezione di letteratura (anche se non è molto diverso da quello che faccio sempre a scuola), ma il tentativo di prendere in mano la propria vita mettendosi faccia a faccia con la personalità di un grande, in questo caso Eugenio Montale. A scuola questo mi aiuta moltissimo: sono in un istituto professionale, e lì non posso pensare di inculcare solo delle nozioni, devo far vedere agli alunni che la vita e l’opera dell’autore centra con loro, può aiutarli a crescere. Io considero l’obiettivo didattico raggiunto se il ragazzo mi racconta qualcosa di sé e di come l’autore lo ha aiutato a crescere, e questo per me è il motivo principale per insegnare letteratura”.
La strada? Seguire la propria vocazione. Come rispondere allora alle domande e alle fragilità dei ragazzi?
“Si tratta sostanzialmente di indicare come seguire la propria vocazione - dice Giulio -, e non sto parlando semplicemente della vita consacrata o il matrimonio, ma qualsiasi cosa ci permetta di metterci totalmente in gioco, di spendere la nostra vita per qualcosa che ci appassiona, come per me è stato l’insegnamento. Per questo sono importantissimi gli autori della letteratura: queste persone sono quelle che ci testimoniano che la vita è bella e degna di essere vissuta rispondendo alle proprie passioni. Sono quelli che io chiamo dei maestri, e guardando a loro possiamo capire come seguire la nostra vocazione”.

                                                                                                                                                                                                                                                Alberto Gabbiani


Pubblicato il 5 aprile 2020

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