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Media e social parlano di migranti

Media e social
parlano di migranti

Martedì 5 aprile con la prof. Rita Parenti e la docente di lingue slave Rajka Stojisavljevic

classe

“Ma da quel nido, rondini tardive/ tutti tutti migrammo un giorno nero/ io, la mia patria or è dove si vive/ gli altri son poco lungi; in cimitero”.
Scriveva così un secolo fa Giovanni Pascoli, nella poesia “Romagna”, che i meno giovani hanno avuto certamente modo d’incontrare nel loro percorso di studi.
E da qui prende spunto il nostro incontro. Il Pascoli parla di “dolce paese” riferendosi alla Romagna, terra di sole e di profumi a lui familiari in quanto appartenenti alla sua infanzia, e lo fa con la struggente nostalgia di chi ha dovuto spostarsi e ”farsi adottare” da nuovi lidi, da Castelvecchio prima, a Messina poi. Fin qui la poesia, che contiene l’esperienza di vita di Pascoli.

Ora tocca a noi!
Farsi un’idea precisa del problema dei migranti a partire da ciò che dicono i media è compito arduo.
In primis perché la maggior parte di noi conosce solo l’italiano o troppo poco un’altra lingua e quindi leggiamo i nostri corrispondenti, mentre per avere un’idea più completa occorrerebbe poter confrontare pubblicazioni in inglese e magari anche in arabo; in secondo luogo perché le cronache, i saggi e perfino i reportage che vengono pubblicati sulle testate più diffuse riguardano sempre e solo aspetti di cronaca ”nera”, atti di terrorismo, emergenze, drammi che si consumano sotto gli occhi ormai avvezzi a tanto dolore, relativi a sbarchi che avvengono quotidianamente nel Mediterraneo.
Cercherò, invece, di condividere con quanti parteciperanno all’incontro alcune mie riflessioni a partire dai contributi di giornalisti impegnati ad approfondire il tema, pezzi che hanno come focus il fenomeno delle migrazioni e la realtà dei migranti.
Realtà alquanto complessa, come è complessa la vita di ogni persona del nostro pianeta. Migrante è l’uomo contemporaneo costretto a partire dalla sua terra, o che ha scelto di partire per una tra le mille ragioni che poteva avere.

Oggi, mentre scrivo, è la Domenica delle Palme e abbiamo tutti sentito l’accorato appello di Papa Francesco: ”Guai a chi chiude le porte ai migranti!”.
"A me piace tanto - ha poi confidato Francesco ai 40mila fedeli presenti in piazza San Pietro - quando vedo nazioni e governanti che aprono il cuore e aprono le porte”.
Ormai ci abbiamo fatto l’orecchio e i suoi appelli non ci sconvolgono più di tanto. Anzi, pensiamo che non ci possiamo far nulla se tanti rifugiati attraversano il Mediterraneo in cerca di terre migliori, scappando da guerre e indicibili situazioni.
Oppure, siamo anche un po’ scocciati di sentire sempre le stesse aperture tragiche dei TG. ”Ieri (19.03.2016) sono approdati alle coste siciliane 1.500 profughi. 50 sono stati recuperati dalla capitaneria di Catania al largo della Libia, oggi (20 marzo). Tra i corpi vi sono una decina di bambini in tenera età”.


La migrazione, una realtà troppo forte

Abbiamo le nostre letture preferite e ormai ”documentate”. Abbiamo le nostre sicurezze e i nostri ritmi. Abbiamo le nostre certezze.
Ma così non possiamo andare tanto lontano dalla Pianura Padana, forse neanche al mercato di via Alberici, o perfino nemmeno al piano di sotto di casa nostra.
Ovvero: la migrazione è una realtà troppo forte per non interrogarci, per non mettere in crisi il nostro ”sentirci cristiani ecumenici”, se lo vogliamo.

Allora tentiamo una sintesi.
In questi ultimi mesi abbiamo sentito parlare di ”ius culturae”, di ”ius soli temperato”, di diritto di cittadinanza per i nati in Italia da genitori stranieri, ma anche per chi è arrivato da noi e ha frequentato un ciclo scolastico. Abbiamo visto erigere nuovi muri e nuovi fili spinati.
Dove sta la nostra sensibilità?
Dove ci collochiamo?
Quali piste per approfondire e farci un parere meno superficiale?
Abbiamo anche letto di progetti di accoglienza, di comunità che ospitano rifugiati, di famiglie e parrocchie disponibili e di altre famiglie, parrocchie e intere città ”chiuse” perché oberate da continui arrivi.
Infine abbiamo sentito parlare di muri: filo spinato, nuove frontiere, chilometri di barriere erette contro l’”invasione selvaggia dei profughi”.
Abbiamo informazioni ”di prima mano”?
Intendo testimonianze dirette degli interessati, dei protagonisti, conosciamo i progetti di vita, la storia, le sfide, gli obiettivi dei migranti?

Tenteremo di condividere un approccio meno superficiale della lettura veloce di qualche stralcio di quotidiano o rivista, al Punto Incontro, martedì 5 aprile alle ore 17.30.
Sarà con noi anche Rajka Stojisavljevic, una giovane educatrice, mediatrice linguistico-culturale e docente per le lingue slave.

Siete tutti i benvenuti, nessuno escluso.

Rita Parenti

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