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Catechesi: dove andiamo?

A Piacenza l’intervento di don Matteo Dal Santo e la messa con il vescovo mons. Ambrosio a 130 anni dal primo congresso catechistico nazionale indetto dal beato Giovanni Battista Scalabrini

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Sabato pomeriggio intenso, il 1° giugno, per i catechisti della diocesi di Piacenza-Bobbio che si sono ritrovati nell’incontro conclusivo delle iniziative di formazione svoltesi in diocesi in questo Anno pastorale.

Il primo momento, all’interno del Duomo, è stato quello della “Catechesi con l’arte”, un percorso guidato alla scoperta di Maria e delle opere a lei dedicate.
catech IMG 20190603 120942Poi è toccato a don Matteo Dal Santo, sacerdote milanese e membro della Commissione nazionale per l’Iniziazione cristiana. A lui il compito, nella Sala delle Colonne di Palazzo vescovile, di far comprendere il mandato catechistico che è scritto nella storia della chiesa italiana.
Il riferimento base della sua relazione è stata la nota della Cei del 1999 “Orientamenti per l’iniziazione cristiana”, il documento principale sulla catechesi degli ultimi anni che fa riferimento alla società che cambia.
“Il contesto delle famiglie è notevolmente mutato - ha detto don Matteo -. In parrocchia arrivano bambini che non hanno neanche le basi fondamentali della fede, dobbiamo insegnare loro il segno della croce, le preghiere, qualcuno non è mai entrato in una chiesa... Allora in una tale situazione di cambiamento i vescovi, nel documento citato, ci dicono di provare a ripensare il cammino dell’iniziazione cristiana a partire dal catecumenato degli adulti che per la prima volta si accostano alla Chiesa”.
Da questo nuovo approccio - ha continuato il sacerdote milanese - sono nate tutte le esperienze che le varie Chiese locali hanno messo in campo in questi ultimi anni.
Dall’impostazione tradizionale dove bastava una catechista, un’aula, un gruppo e un libro si è passati a cercare un percorso che sappia suscitare la fede, dove le persone sono chiamate a fare una scoperta, un incontro con il Signore.
Dopo dieci anni di sperimentazioni su strade coraggiose di cambiamento, adesso si devono fare un po’ i conti sulla sostenibilità delle proposte.

catech IMG 20190603 121052“Dove andiamo? In quale direzione si stiamo incamminando”. È l’interrogativo che don Matteo ha lanciato ai catechisti piacentini.
Andiamo verso un mondo e una cultura nuova. “Se prima si usava l’immagine della staffetta nella trasmissione della fede - ha sottolineato don Matteo -, cioè il passaggio del testimone alla generazione successiva, questo oggi non funziona più”.
“Nella situazione odierna, il soggetto vuole essere protagonista attivo nel processo di trasmissione della fede - ha aggiunto il presbitero di Milano -, vuole essere coinvolto, anche lui ci deve mettere qualcosa di suo oppure non gli interessa. È questa la sfida di oggi, non dobbiamo avere paura di affrontarla con un modo nuovo di pensare e di agire”.
Facendo riferimento al n. 52 della nota della Cei, l’altra direzione da intraprendere è quella di una catechesi ispirata. “Significa - secondo don Matteo – che la catechesi non è soltanto apprendere dei contenuti, ma avere un rapporto affettivo con gli stessi contenuti. Posso sapere a memoria il padre nostro, ma se non scatta qualcosa nel cuore, niente si muove”.
Il pensiero riassuntivo della relazione del sacerdote milanese è quello di comprendere come “la posta in gioco non consiste più nel tramettere ciò che noi abbiamo ricevuto alle generazioni precedenti, come il testimone in una corsa, ma nel fare posto a ciascuno nella ricezione dell’eredità. La catechesi deve diventare uno spazio dove tutti i soggetti sono attivati, dove anche il ragazzo ha qualcosa da portare e da raccontare”.

Dario Carini, segretario degli Uffici Pastorali della diocesi, ha coordinato i vari momenti dell’incontro che poi si è spostato in Cattedrale dove si è celebrato, insieme agli Scalabriniani, l’anniversario dei 130 anni del primo congresso catechistico nazionale indetto dal beato Giovanni Battista Scalabrini.
catech IMG 20190603 121802Il vescovo mons. Gianni Ambrosio ha presieduto l’eucaristia e nell’omelia ha espresso una grande grazie ai catechisti presenti ricordando il predecessore mons. Scalabrini che ha sempre valorizzato, nella sua missione episcopale, oltre ai migranti, anche la catechesi.
“Sono convinto che voi avete saputo trasmettere a queste nuove generazioni la bellezza, la grazia dell’amore di Dio per noi - ha detto mons. Ambrosio -, li avete aiutati a pregare per entrare in una relazione profonda con il Signore. Con la vostra vita e il vostro esempio siete diventati compagni di viaggio e amici di questi ragazzi”.

Il beato Scalabrini è stato un maestro nel trasmettere la Parola, a lui si è affidato il Vescovo nell’intercessione per essere una Chiesa che non si stanca di annunciare il Vangelo, che cerca le strade più opportune per donare la grazia di Dio, per coinvolgere i ragazzi, tenerli lontani dalle insidie e dai pericoli di oggi. “Dobbiamo cercare sempre di avere un rapporto privilegiato per i nostri ragazzi - ha continuato mons. Ambrosio - perché sono fragili, deboli e hanno bisogno della nostra mano amica, del nostro sostegno e della nostra testimonianza”.

Riccardo Tonna

Pubblicato il 4 giugno 2019

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