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«Dio ha illuminato il mio cuore»

La fiaccolata verso le Novate: ricominciare dal carcere

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Una folta presenza ha accolto la fiaccolata verso il carcere nella serata del 12 aprile, una tradizione da quattro anni ormai per Piacenza, che quest’anno ha scelto come tema “Come se foste loro compagni di carcere” (Ebrei 13,3).
La Sala degli Arazzi del Collegio Alberoni, gremita di persone, è stato il luogo di partenza della suggestiva manifestazione. Giuseppe Chiodaroli, direttore della Caritas diocesana, anima della proposta insieme alla direzione e al cappellano del carcere e alle parrocchie dell’Unità pastorale 7 – entro la cui giurisdizione cade l’istituto penitenziario - ha introdotto i molteplici interventi della serata.
“Il Signore cammina con noi come con i discepoli di Emmaus”, sono le parole di mons. Luigi Chiesa, vicario generale della diocesi, che hanno dato il senso del cammino, richiamando il percorso diocesano della Quaresima. “Sarà Lui – ha continuato il sacerdote – ad accendere il fuoco della speranza”.
L’imam del Centro islamico di Piacenza Sheykh Yassin Al Yafi ha espresso il suo messaggio di vicinanza alle persone detenute sottolineando il “fuori e dentro” della vita: “Non dimentichiamoli”, è il suo invito.
Padre Kliment Misanj, sacerdote della comunità ortodossa macedone piacentina, mettendo in evidenza la misericordia come opera di Dio, ha portato la testimonianza dell’apostolo Paolo, “prigioniero di Cristo”, che, nelle Lettere, ha mostrato la sua fedeltà nelle tribolazioni patite a causa del Vangelo.
Nicola Tedoldi, candidato pastore della Chiesa metodista di Piacenza e Cremona, ha usato la metafora del raggio di sole che illumina il cielo scuro, indicando la speranza che illumina la nostra vita: “La stessa di cui ci parla San Paolo nella lettera ai Romani che è radicata nella fede e fa uscire dal buio del peccato”.
Giorgio Braghieri, presidente dell’Opera Pia Alberoni, attraverso il messaggio del superiore del Collegio Alberoni padre Erminio Antonello (assente a causa di un impegno legato al suo recente incarico di visitatore provinciale della Congregazione della Missione), ha richiamato il significato violino di Kounellis, opera d’arte che da significato alla mostra “Dis-chiusure” della Galleria Alberoni. Il violino, strumento che è fatto per liberare nell’aria il suono melodioso, nell’opera di Kounellis ha il filo spinato al posto delle corde ed è impossibilitato a suonare. Per il religioso il violino esprime così la chiusura del cuore umano bloccato: “Il violino della nostra vita può però liberare la sua musica con Gesù, che ha vinto il mondo e ci ha donato la vita in abbondanza”.

La musicista Roberta Corvi, con il suono del violino, ha liberato le note e ha portato i presenti ad entrare nel silenzio del cammino.

FiaccolCarcerati 44Attraverso i giardini dell’Alberoni, scortati dagli scout, si è giunti al carcere delle Novate dove i partecipanti sono stati accolti dal calore del falò realizzato dai volontari della parrocchia di Santa Franca.
Don Adamo Affri, cappellano della casa circondariale, ha coordinato il momento conclusivo, che ha visto l’intervento della direttrice dell’istituto penitenziario, la dott.ssa Maria Gabriella Lusi. La Lusi, con commozione, ha espresso gratitudine al Vescovo e all’intera città di Piacenza per l’iniziativa che ha portato entusiasmo e voglia di ricominciare in un luogo di umanità e di dignità.
Anche il consigliere comunale Sergio Pecorara, a nome del Sindaco, ha espresso l’apprezzamento per l’iniziativa di riflessione e solidarietà che ha posto l’attenzione sulla casa circondariale contrastando la molta indifferenza.
La parola è passata poi a due persone detenute. Fabio, 26 anni, dopo gli errori compiuti in un momento in cui litigava con tutto il mondo, ha riscoperto il senso della famiglia e, ritrovando se stesso, ha espresso il desiderio di diventare un ottimo padre e un esempio per i figli. Erry, ormai da dieci anni nel carcere piacentino, con ancora davanti tempo da scontare, ha manifestato gratitudine a tutti per la presenza. Lui, che viene da un mondo di violenza, sta ricostruendo il suo futuro dietro le sbarre e il cambiamento sta avvenendo anche grazie a Dio che ha illuminato il suo cuore: vuole costruirsi una vita nuova con forza e volontà.
Il vescovo mons. Ambrosio ha chiamato i detenuti “nostri fratelli e sorelle”. Ringraziando con calore tutti e anche le diverse confessioni religiose presenti alla fiaccolata, ha sottolineato, come ci ricorda San Paolo, che siamo “membra gli uni degli altri” e con la sua benedizione finale ha espresso sentimenti di fraternità verso i carcerati di cui la cittadinanza piacentina è stata, per una notte, compagna di viaggio.

Riccardo Tonna

Pubblicato il 15 aprile 2019

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