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«Per salire bisogna crederci»

La montagna nel libro di Alfredo Tradigo

tradigo

Può la montagna essere ancora luogo dove scoprire e coltivare la propria anima? Ne parliamo con Alfredo Tradigo, giornalista e scrittore, autore del libro Per salire bisogna crederci, (Mimep-Docete, Pessano con Bornago, pagg. 302) che suggerisce, a tal proposito, alcune risposte con storie, pensieri e riflessioni di grandi alpinisti. Un volume arricchito da tante immagini e impreziosito dall’introduzione di monsignor Gianfranco Ravasi, Presidente del Pontificio Consiglio per la Cultura.
“Ho scritto questo libro – spiega l’autore - Per l’amore che porto alla montagna. In fondo, ho voluto scrivere una confessione anche per ripararmi dal fatto che non sono un alpinista, non mi considero un esperto. Paradossalmente, ho scritto un libro di montagna, avendola solo sfiorata: non ho conquistato cime importanti, non sono stato sul K2 o sulle Ande. Sono uno scrittore, un poeta, una persona che si occupa di arte e quindi di bellezza. Ho voluto affrontare la montagna da questi punti di vista. Posso aggiungere di essere una persona di fede, e non certo per mio merito, ma per Grazia di Dio”.

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“Ho sempre affrontato la montagna – aggiunge - a partire da questa dimensione. La partecipazione alla vita della Chiesa, a quella della parrocchia o delle associazioni, mi ha spinto ad andare in montagna, anche su cime abbastanza impegnative, talvolta – bisogna riconoscere – in maniera un po’ incosciente”.
Da dove nasce il titolo del libro “Per salire bisogna crederci”? “Per salire bisogna crederci perché c’è una resistenza da superare. È la resistenza di alzarsi presto la mattina, ma per raggiungere certi obiettivi in montagna lo devi fare assolutamente. Se hai in programma di attraversare un ghiacciaio, per esempio, lo devi superare entro una certa ora, altrimenti torni indietro perché il ghiaccio può diventare pericoloso”.

Pubblicato il 31 gennaio 2019

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