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Uomo e donna tendono all'unità

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Lui, psicologo e psicoterapeuta, si è confrontato con l’esperienza di padri e figli, indagando il maschile.
Lei, scrittrice e giornalista, ha trasformato in libri di successo la sua esperienza di moglie e madre, tratteggiando una riflessione sul femminile.

Il prof. Claudio Risé e Costanza Miriano sabato 15 settembre alla Grande Festa della Famiglia si confrontano su peculiarità e differenze nella coppia: “Siamo fatti così. Uomo e donna tendono all’unità”.
Appuntamento alle ore 17.30 nel Salone dei Depositanti di Palazzo Galli della Banca di Piacenza (via Mazzini, 14).

Costanza Miriano crede nell’amore che sa riconoscere i difetti propri e dell’altro, che è capace di perdonare e di lavorare su di sé. “Noi donne siamo più dinamiche nel lavoro interiore, l’uomo fatica, tende a cristallizzarsi e si mette presto in modalità pensione. Ma fare questo lavoro è necessario per entrambi. Altrimenti, quando finisce lo champagne - ossia l’emozione e l’entusiasmo degli inizi - cominciano i problemi”.
“Il mondo ti dice: cerca te stesso, segui il tuo cuore - spiega Miriano -. Così si crea una grande solitudine. C’è invece bisogno di qualcuno che ti dica: guarda che è normale avere momenti bellissimi ed altri di fatica”. “È il momento - prosegue - che noi laici facciamo questo lavoro di rete e di compagnia tra noi, magari anche prendendoci a cuore una coppia o una famiglia che sta vivendo una situazione familiare di crisi. È il momento di accendere piccole luci, piccole comunità, quasi una «opzione San Benedetto», per le famiglie”.

Il prof. Claudio Risé vede nell’attenzione grande all’incontro con l’altro la strada per dare risposta al bisogno primordiale di conoscere se stessi.
“Noi stessi non esauriamo la nostra vita, questo ci è evidente - afferma -. Ci esprimiamo nella misura in cui siamo in grado di incontrare l’altro, di ascoltarlo, di vedere cosa suscitiamo in lui. La realizzazione personale è un evento relazionale. E la relazione ha un aspetto immanente - l’altro essere umano che amiamo, l’altro che ci suscita poca simpatia - ma anche un aspetto trascendente”.
Il prof. Risé è autore di saggi sulla figura del padre e sul maschile e nel suo ultimo lavoro - “La scoperta di sé”, edito da San Paolo - analizza le energie che l’essere umano, da sempre, può trovare dentro di sé per uscire dalle difficoltà, crescere e affrontarle.
Il primo “altro” con cui dobbiamo confrontarci sono i nostri genitori, spiega. “La relazione con il padre e la madre ce la troviamo e dobbiamo viverla in pienezza, riconoscendone anche le diversità. Bisogna però stare attenti a smontare gli aspetti che sono generatori di dipendenza. La dipendenza è fisiologica fino a un certo punto della vita. Poi deve terminare. Non dimentichiamoci che la nostra missione è anche quella di essere liberi, altrimenti non potremo mai né conoscerci né esprimerci per quello che siamo”. Sta qui, secondo Risé, la radice di tanti malesseri delle giovani generazioni, incapaci di relazionarsi con l’altro sesso.

Pubblicato il 13 settembre 2018

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