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Caritas parrocchiali: un'analisi sull'esperienza comunitaria della carità

cesena

"Caritas Christi urget nos" (2 Cor 5,14) è stato il leit motiv del Convegno delle Caritas Parrocchiali della diocesi di Piacenza-Bobbio, svoltosi il 18 novembre al Centro Il Samaritano di via Giordani a Piacenza. Il meeting sul tema "La carità, esperienza di comunità", ha visto come protagonisti: mons. Douglas Regattieri, vescovo di Cesena-Sarsina, delegato per il servizio della carità della Conferenza Episcopale dell’Emilia-Romagna, e mons. Adriano Cevolotto, vescovo di Piacenza-Bobbio, moderati, nel dialogo teologico, dalla giornalista Barbara Sartori.

L’amore di Dio che agisce in noi

“La carità sta al di sopra di tutto, - ha sottolineato mons.Regattieri - e non è mai disgiunta dalla fede e dalla speranza. Ma l'amore di Cristo ci possiede: noi abbiamo aperto il cuore, accettando e accogliendo l'amore di Dio che diventa poi azione”. Il Vescovo di Cesena ha evidenziato la differenza della carità cristiana da qualsiasi ONG: “Noi abbiamo un fondamento, più profondo, più radicale. È Dio che ama attraverso di noi, a Lui prestiamo la nostra voce, le nostre mani, il nostro cuore, la nostra intelligenza, la nostra volontà. Come è stato possibile che Massimiliano Kolbe, in quel campo di concentramento dove regnava l'odio, la violenza, la morte, abbia fatto fiorire un gesto così grande di carità? - si è interrogato mons. Regattieri. La risposta è perché Kolbe ha lasciato che l'amore di Dio agisse in lui, operasse in lui”. Per il presule di Cesena tutto questo amore, riversato nella chiesa, ha fatto venire alla mente l'esperienza di Santa Teresina di Gesù che, quando cercava cosa fare, qual’era la sua vocazione, leggeva la prima di tutto la lettera di San Paolo ai Corinzi al cap. 13, dove si afferma che la carità è sopra ogni cosa.

Contro la logica dell’efficienza

Anche mons. Adriano Cevolotto ha portato il suo contributo alla riflessione, evidenziando che la carità è come un abito prezioso che si custodisce con cura. “A volte - ha detto mons. Cevolotto - siamo presi da da quella logica tremenda che respiriamo, di cui siamo un po’ plasmati tutti, che è quella dell'efficienza e del successo. Ma la carità non è dentro la logica dell'efficienza. Il tema della della carità deve essere continuamente monitorato per evitare di cadere nel pericolo del successo. E magari chi lavora da tempo con i poveri, sa che la carità si racconta anche dentro all'insuccesso”. Il vescovo di Piacenza-Bobbio ha poi spiegato come la misericordia evangelica insegna tante cose: “Sappiamo che essere troppo buoni è una forma di debolezza, di umiltà, di mansuetudine, di pazienza. Perché siamo in balia dell'altro, cioè non lo dominiamo: solo l’amore di Cristo ci possiede, nel senso che siamo, a nostra volta, raggiunti da un amore grande e disarmante”. Mons. Cevolotto ha quindi messo in guardia dall’ansia di prestazioni, del misurare le attività a partire da quello che sono le attese o le pretese degli altri. “La Caritas - ha continuato il presule - ci indica che il primo approccio verso chi ha bisogno è il centro di ascolto, per cui nella relazione, nell’ascolto, si assicura, al di là di quello che si riuscirà a fare, la presenza, l’esserci...”. Quindi il dialogo, la pazienza l’essere vicino agli altri sono - per mons. Cevolotto - i cardini della carità.

Fare per loro. Fare con loro. Essere come loro

“Ci dobbiamo voler bene, - ha poi incalzato mons. Regattieri - prima di andare a servire il povero, prima di andare a trovare un ammalato, bisogna usare carità con i vicini, i familiari, gli amici, i parrocchiani, i membri dell'equipe diocesana, della Caritas. Perché, se manca questo, rischiamo di fare solo delle chiacchiere, se non diamo la nostra testimonianza, non possiamo andare fuori, verso i poveri. Il vescovo di Cesena ha coniato una incisiva formuletta da ricordare per gli operatori Caritas che indica tre gradini in questa dimensione esterna nell'esercizio della carità: “Fare per loro. Fare con loro. Essere come loro”. Infatti è facile parlare dei poveri, ma bisogna avere una esperienza concreta, stare in mezzo a loro. Mons. Regattieri ha poi citato l’esperienza che vive nel suo palazzo vescovile dove, in un parte, è stata realizzata una casa famiglia, dell’ Associazione Comunità Giovanni XXII, con un coppia che accoglie quattro persone disagiate con la quale il presule vive momenti di di fraternità, di amicizia che gli servono molto. Sempre nell’episcopio poi c’è il dormitorio dove sono ospitati 10 -15 persone senza fissa dimora. Per il Vescovo di Cesena è fondamentale avere una esperienza di carità concreta per toccare con le mani, come dice papa Francesco, i poveri ed arrivare a comprendere cosa significa essere come loro.

L’ascolto e la pazienza

Ancora mons, Cevolotto ha insistito sulla esperienza di fede dell’operatore Caritas che non ha bisogno soltanto di una ricarica come una “pila Duracell”, ma necessità di un alimento continuo che viene dalla preghiera e dai sacramenti. Come ricorda papa Francesco, che ha istituito la Giornata mondiale per i Poveri, mons. Cevolotto ha sottolineato l’importanza di mettere veramente al centro dell’esperienza cristiana l’attenzione a chi ha bisogno. “Non dobbiamo guardare - sintetizziamo le parole del Vescovo - ad una Caritas che fa delle belle cose e si mette in mostra per il numero di cose che ha fatto, ma la Caritas deve essere espressione di una comunità forte e viva che compie azioni quotidiane verso i poveri”.
Mons. Cevolotto ha poi evidenziato la fondamentale dimensione dell’ascolto che deve essere vissuta con pazienza, senza la fretta di accorciare i tempi. Ispirandosi alla parabola del lievito evangelico, ha rimarcato come è necessario aspettare i tempi del lievito con la pazienza che fa esercitare una vera e propria opera di conversione.

La Caritas oltre la semplice assistenza

Il convegno è stato un'occasione significativa per esplorare il tema della carità che, oltre a rappresentare un imperativo morale, è stata presentata come il tessuto connettivo delle relazioni umane e comunitarie, un'esperienza che va oltre la semplice assistenza materiale.
Mons. Douglas Regattieri, con il suo ruolo di Vescovo delegato per il servizio della carità, ha portato il suo contributo prezioso, sottolineando l'importanza di una carità che abbraccia non solo l'aspetto assistenziale, ma che si fonda sulla promozione della dignità umana e sulla solidarietà. Mons. Adriano Cevolotto, ha condiviso la prospettiva locale, mostrando il ruolo dei gruppi Caritas che rendono la carità una realtà viva e fruttuosa all'interno delle comunità cristiane.
Il Convegno delle Caritas Parrocchiali si è rivelato un'importante occasione di riflessione e di approfondimento sulla carità come esperienza di comunità che non si limiti all'assistenzialismo, offrendo spunti preziosi per alimentare un impegno sempre più concreto e radicato nella realtà delle persone.

Riccardo Tonna

Nella foto, il Convegno delle Caritas parrocchiali.

Pubblicato il 19 novembre 2023

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