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La Statio a Castello: preghiamo Dio che garantisca un futuro a tutti noi

statio quaresima polo logistico di castelsangiovanni

La Croce pellegrina che ormai da settimane sta visitando i luoghi della diocesi,  giovedì 16 marzo si è fermata a Castel San Giovanni, per la sua Statio quaresimale diocesana. E ha scelto uno spazio davvero centrale per la società castellana e per la vita dei cittadini: il Logistic Park, una piccola città nella città, che si estende con i suoi magazzini e le sue strade su un’ampia area appena fuori dall’abitato, e ospita numerose aziende italiane e multinazionali. L’invito era quello di provare a stare davanti alla Croce, lasciandosi toccare da un nuovo sguardo e coinvolgere da alcune testimonianze.
La prossima tappa della Statio sarà Bobbio il 23 e il 30 a Fiorenzuola.

La Croce senza corpo è solo un attrezzo

“La Croce è un’opera nata dalle mani, dall’ingegno e dalla fatica dell'uomo, strumento di tortura e di morte – ha esordito il diacono Danilo Rossi, che da anni lavora in ambito logistico – È più importante la Croce o il Crocifisso? La Croce, senza corpo, è solo un attrezzo: è la persona sofferente che dà valore e insieme svilisce quello strumento. Allo stesso modo, dobbiamo chiederci: è più importante il lavoro o l'uomo? Ebbene, sono gli uomini a qualificare la dignità di un lavoro, sempre. Infatti, ogni croce ha senso solo attraverso colui che vi è stato appeso: per Cristo, essa è sì strumento di passione e morte, ma allo stesso tempo è anche il trono del Dio vittorioso. È il modo in cui si sta sulla Croce, che determina la sua funzione di strumento di morte e tortura o di vita e riscatto. Quindi, si può dire anche che è lo stile di chi esegue il lavoro, a fare la differenza: il lavoro può essere miseria e morte se il profitto viene messo sopra la vita umana o si tralasciano i propri doveri. Eppure può essere anche gioia, impegno, affermazione della dignità umana: un’arma di riscatto e di redenzione. Quando tutti concorrono a costruire relazioni umani positive intorno a valori come rispetto, laboriosità e impegno, il lavoro diventa soddisfazione: la soddisfazione che nasce dal costruire qualcosa con le proprie mani. Certo, non dobbiamo trascurare la fatica della Croce, che è stata fatica suprema per Cristo, e così non possiamo dimenticare nemmeno le fatiche del lavoro: la fatica mentale e fisica di ideare, creare, impegnarsi. La fatica di lasciare la propria terra per trovare un futuro migliore. Ecco, tenere sempre presenti le difficoltà e fatiche del prossimo, ci aiuta a costruire ponti verso l'altro. Se vogliamo essere cristiani, dobbiamo seguire Cristo in tutti i sensi, portando la croce ogni giorno e imitandone lo stile: in questo, ognuno può dare il suo contributo per fare del lavoro un'esperienza positiva e buona, con tutte le proprie imperfezioni. È bello vedere che questo luogo, stasera, diventa una domus ecclesiae, una casa condivisa della comunità, in cui si concretizza ogni giorno una comunità fatta di tante parti e tanti carismi. Se ci sforziamo di vedere Cristo che vive nel nostro fratello, è più facile costruire relazioni di questo tipo”.

 La testimonianza di Giampiero e Liliana

Hanno poi preso la parola Giampiero e Liliana, due volontari della Casa di Accoglienza don Paolo Camminati: “I ragazzi della nostra casa vivono davvero la condizione di precarietà e incertezza – hanno raccontato i due –. Noi ci confrontiamo ogni giorno con questa loro fatica, che si rispecchia anche nei ritmi delle loro giornate. In questa casa impariamo molto dai ragazzi, soprattutto vedendo la loro serenità nell'affrontare il lavoro: noi, reciprocamente, ci prendiamo cura di loro e condividiamo il loro stile di vita, li accompagniamo”.

L'aiuto di molte persone

Infine, è stato proiettato un video che raccontava la testimonianza di un giovane che oggi lavora nella logistica: “Avere un lavoro precario, a tempo determinato, è molto difficile: bisogna lavorare anche 50 ore a settimana. Poi, si fa parecchia fatica a trovare una casa, a Piacenza. Però, grazie a Dio, alla fine ci sono riuscito: molte persone mi hanno aiutato, a partire dalla mia famiglia. Nell’ambiente del lavoro, la cosa più importante è la comprensione: quando parli con le persone che incontri, devi conoscerle un po’ prima di poter parlare e giudicare. Siamo tutti umani allo stesso modo, e per questo dobbiamo andate avanti insieme, uniti”.

Il Vescovo: ho respirato l'umanità che è in gioco di questo luogo

Per concludere la Statio quaresimale, è intervenuto anche il vescovo mons. Adriano Cevolotto: “Ringrazio tutti i testimoni che ci hanno raccontato le loro storie: ci hanno aiutato a entrare in una delle realtà più comuni e al tempo stesso faticose della società di oggi. Questo incontro mi ha permesso di guardare dall’interno una realtà che spesso si osserva da lontano e quasi con timore: mi ha consentito di respirare l'umanità che è in gioco in questo luogo. E questo, per me, è già un grande dono: aver familiarizzato con un’ambiente la cui reputazione viene spesso declinata in sfumature negative”. Ha poi chiesto qualche secondo di silenzio per ricordare tutti gli uomini e le donne che nel lavoro hanno perso la vita o subito gravi incidenti: “Preghiamo perché il Signore garantisca a tutti noi un futuro”.

Paolo Prazzoli

vescovo castello polo logistico, quaresima foto bersani

Nelle foto, l'incontro di quaresima al Polo Logistico di Castel San Giovanni; sopra, il Vescovo davanti alla Croce (foto Massimo Bersani).

Pubblicato il 17 marzo 2023

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