Menu
logo new2015 ok logo appStore logo googleStore

A chi
apparteniamo?

Dal Vangelo secondo Luca (16,1-13 - forma breve 16,10-13)
In quel tempo, Gesù diceva ai discepoli:
«Chi è fedele in cose di poco conto,
è fedele anche in cose importanti;
e chi è disonesto in cose di poco conto,
è disonesto anche in cose importanti.
Se dunque non siete stati fedeli nella ricchezza disonesta,
chi vi affiderà quella vera?
E se non siete stati fedeli nella ricchezza altrui,
chi vi darà la vostra?
Nessun servitore può servire due padroni,
perché o odierà l’uno e amerà l’altro,
oppure si affezionerà all’uno e disprezzerà l’altro.
Non potete servire Dio e la ricchezza».

La nostra vita e la Parola
vg18set22La scaltrezza lodata.. “Il padrone lodò quell’amministratore disonesto, perché aveva agito con scaltrezza”: di quale scaltrezza si parla? È una semplice furbizia? No. Questa parola nei Vangeli ritorna infatti varie volte con sfumature diverse: è lo stesso termine che viene utilizzato per indicare l’amministratore saggio che viene messo a capo della servitù. Quindi si tratta di una sapienza e non di una furbizia qualunque. Anche le vergini della parabola di Matteo vengono definite sagge o prudenti, quindi è una saggezza che ha il sapore della prudenza cioè con la capacità di vivere il presente in vista del futuro, del fine ultimo.
Lo stesso termine si ritrova quando Gesù invita ad essere prudenti come i serpenti, che sono animali audaci perché reagiscono subito. Quindi questo amministratore che aveva utilizzato sempre i beni del suo padrone in vista di se stesso e quindi in modo disonesto, comincia a ragionare in modo diverso facendo arrivare i beni nelle mani degli altri. Lui che aveva vissuto tutta la vita sperperando nell’uso dei beni che avrebbe dovuto amministrare secondo la logica del padrone, inizia a comprendere che quello che lo salverà sarà la relazione con il prossimo. È vero che ragiona per l’interesse ma comprende che i beni sono per la relazione e non la relazione in vista dei beni, che è il modo di ragionare del mondo. Servirsi delle relazioni per arricchirsi o usare la ricchezza per stabilire relazioni fraterne?
Chi serviamo? Gesù constata che la scaltrezza è capacità facile da trovare tra i figli di questo mondo, ma che stranamente è virtù rara tra i figli della luce. Sembra proprio che quando si tratta di questioni realmente decisive per la nostra vita diventiamo improvvisamente ciechi, sprovveduti e incapaci di decidere. Siamo molto attenti quando è in gioco la salute, gli investimenti, la stima di chi ci conosce, e poco premurosi e intraprendenti quando si tratta di ciò che conta davvero. Perché accade questo? Gesù dice che questa mancanza di scaltrezza ha la propria radice nella incapacità di comprendere qual è la vera ricchezza che ci è stata promessa, qual è la dimora eterna che siamo chiamati ad abitare.
Osservando la realtà Gesù constata che un servo non può servire due padroni. È vero: non si può obbedire a due voci. Nello stesso modo non si può servire a Dio e a mammona. Vocabolo strano quest’ultimo: probabilmente deriva dall’ebraico aman (da cui deriva anche la parola amen) che sta ad indicare ciò che è saldo, cioè che è sicuro e dà sicurezza. Il possesso del denaro, l’attaccamento al denaro nascono dalla necessità di trovare garanzia e fiducia. Molto presto mammona tende a prendere il possesso della nostra vita, cosicché invece di possedere siamo posseduti, invece di servirci dei beni ne diventiamo schiavi.
Don Andrea Campisi

Aggiungi commento


Codice di sicurezza
Aggiorna

"Il Nuovo Giornale" percepisce i contributi pubblici all’editoria.
"Il Nuovo Giornale", tramite la Fisc (Federazione Italiana Settimanali Cattolici), ha aderito allo IAP (Istituto dell’Autodisciplina Pubblicitaria) accettando il Codice di Autodisciplina della Comunicazione Commerciale.

Amministrazione trasparente