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Pietro pensava
di essere “arrivato”

Dal Vangelo secondo Matteo (16,21-27)
In quel tempo, Gesù cominciò a spiegare ai suoi discepoli
che doveva andare a Gerusalemme
e soffrire molto da parte degli anziani, dei capi dei sacerdoti e degli scribi,
e venire ucciso e risorgere il terzo giorno.

Pietro lo prese in disparte e si mise a rimproverarlo dicendo:
«Dio non voglia, Signore; questo non ti accadrà mai». Ma egli,
voltandosi, disse a Pietro: «Va’ dietro a me, Satana! Tu mi sei
di scandalo, perché non pensi secondo Dio, ma secondo gli uomini!».
Allora Gesù disse ai suoi discepoli:
«Se qualcuno vuole venire dietro a me, rinneghi se stesso,
prenda la sua croce e mi segua. Perché chi vuole salvare
la propria vita, la perderà; ma chi perderà la propria vita
per causa mia, la troverà.
Infatti quale vantaggio avrà un uomo se guadagnerà il mondo intero,
ma perderà la propria vita?
O che cosa un uomo potrà dare

in cambio della propria vita?
Perché il Figlio dell’uomo sta per venire nella gloria del Padre suo,
con i suoi angeli, e allora renderà a ciascuno secondo le sue azioni».

La nostra vita e la Parola
vg31sett23Per causa mia. “Chi perderà la propria vita per causa mia la troverà”: nel corso dei secoli tanti uomini e donne hanno perduto la vita per Cristo e così l’hanno trovata. Pensiamo a don Giuseppe Beotti che tra circa un mese sarà beatificato e alla schiera innumerevole di martiri che hanno versato il sangue non per la coerenza ad un ideale ma per l’amore di una persona.
Pensiamo a tanti cristiani, a tanti padri e madri, a tanti giovani e anziani che perdono la vita ogni giorno seguendo Cristo e facendo la volontà del Padre. Perdere la propria vita a motivo di Cristo, della fede in lui, a motivo dell’amore per lui. Il cuore sta proprio in quella parola “per causa mia”. Se si perde quella origine e quel fine si riduce tutto a una sapienza umana, a frasi ad effetto che sembrano saporite ma sono vuote. Quando si svuota l’esperienza cristiana del suo contenuto e della sua radice, quando Cristo non è più l’unica causa ma solo un nome imbarazzante che si ha paura di pronunciare vuol dire che il sale ha perso il sapore e la luce si è spenta.
Trovare la vita è l’aspirazione di ogni uomo, la vita di ogni persona è una grande ricerca, ma tale ricerca sembra infrangersi continuamente contro un muro e sprofondare in un abisso. Vorremo trattenere la vita ma non esiste una tecnica che ci permetta di non perderla. Colui che ha perduto la vita per noi, è morto per noi quando eravamo peccatori, è la vita che stiamo cercando. Chi trova Cristo trova la vita e quindi può donarla, può perderla, è libero, perché ha ricevuto la vita che ha vinto la morte.

Pietro. Anche Pietro perderà la propria vita a causa di Cristo, la perderà annunciando il vangelo fino al dono totale della propria vita con il martirio a Roma. Questo avverrà perché nella vita di Pietro era accaduto qualcosa che lo aveva cambiato interiormente.
Nel brano evangelico di questa domenica si capisce che Pietro, come noi, aveva una sua idea di vita, di salvezza, di quello che il Figlio di Dio avrebbe dovuto fare. Per questo, in perfetta buona fede, rimprovera Gesù quando incomincia a parlare di sofferenza, morte e resurrezione. Pietro è convinto di seguire Cristo ma è un suo avversario, crede di essere discepolo ma è uno scandalo, un inciampo, crede di aver imparato dal maestro ma ha un pensiero diverso da Cristo. Dovrà percorrere molta strada Pietro per comprendere. Dovrà fare esperienza di perdersi e di essere perdonato, dovrà ricevere il dono dello Spirito. Dovrà fare Pasqua, dovrà vivere un passaggio, una “pasqua”, appunto, dalla schiavitù del peccato alla libertà dei figli di Dio, rinnegando “l’uomo vecchio” per dare spazio a quello nuovo, redento da Cristo. Lui che aveva creduto in se stesso, nelle proprie forze, rinnegherà il Pietro vecchio per camminare dietro all’agnello.


Don Andrea Campisi

Pubblicato il 31 agosto 2023

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