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Don Ponticelli, una vocazione che parte dagli ultimi

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“La mia vocazione è cresciuta e si è sviluppata attraverso tanti piccoli passi”: a parlare è don Alessandro Ponticelli, 38 anni, da poco più di un mese parroco in solido, insieme a don François Kitenge Owandji, di Gragnano, Pilastro e Campremoldo Sotto, in provincia di Piacenza.
“Il primo passo - ha aggiunto - è iniziato nel liceo dove frequentavo il gruppo degli adolescenti coordinato dal diacono Giovanni Marchioni, l’insegnante di religione di allora. Dopo il liceo, ho frequentato l’Università Cattolica di Piacenza, dove mi sono laureato in Economia aziendale. Poi il servizio civile come volontario in Brasile, un altro momento decisivo in cui, con i bambini di strada, mi sono interrogato e fermato per cercare di capire su quale futuro orientare la mia vita. È seguito il lavoro nel sindacato Cisl, all'ufficio immigrazione con l’attenzione gli stranieri. Inoltre l’incontro significativo con don Giuseppe Sbuttoni a Mortizza, che mi ha chiesto di aiutarlo nel suo lavoro con le giovani sfruttate dalla prostituzione. Ecco la serie di passi, di mattoni che, messi insieme, mi hanno portato a costruire la mia vocazione. Per cui a 27 anni sono entrato nel pre-seminario, iniziando, mentre continuavo a lavorare nel sindacato, un cammino propedeutico con don Michele Malinverni che mi ha sostenuto nel percorso di verifica verso il Collegio Alberoni. Concluso il ciclo di studi teologici, il 7 ottobre 2017, a 33 anni, sono diventato prete”.
È questa, in breve, la storia vocazionale di don Alessandro Ponticelli, sacerdote da sei anni, anche lui, come gli altri 176 preti della diocesi di Piacenza-Bobbio, sostenuto dalle offerte liberali che si possono devolvere attraverso le modalità illustrate con chiarezza nel sito www.unitineldono.it.

La B maiuscola di Bene

Per don Alessandro, quindi, il senso del servizio, l’aiuto alle persone, l’attenzione agli immigrati, i bambini di strada del Brasile, sono state le molle della sua scelta verso il presbiterato.
“La motivazione - ci racconta - è stata nel vedere, attraverso la povertà materiale, umana e sociale, la ricchezza di chi vive una precarietà con la voglia di uscirne, di scrollarsela di dosso. È lì che scatta l’amore reciproco di chi aiuta e di chi si fa aiutare. Quando si lotta insieme per il bene di una persona, una categoria, un'etnia, un gruppo, si scopre la B maiuscola di Bene”.

La condivisione delle fatiche

Don Ponticelli, nel raccontare, si lascia andare ai ricordi di episodi che lo hanno toccato profondamente.
“In Brasile - afferma - ci hanno portato a vedere i luoghi da cui provenivano i bambini di strada affidati al centro dove facevo servizio civile. È servito perché, quando mi arrabbiavo perché i ragazzi non ascoltavano o erano violenti, ricordando i posti in cui erano cresciuti, capivo che la sospensione del giudizio era la cosa migliore.
Anche nel lavoro svolto con gli stranieri a Piacenza ho visto di persona le condizioni di disagio in cui vivevano, tutti insieme, stipati in alloggi piccolissimi. Ho ascoltato i loro pianti che esprimevano il dolore nel non riuscire a portare qui la loro famiglia, il ricordo di ciò che avevano lasciato, la difficoltà di trovare un lavoro stabile. Questa condivisione del loro stato di fatica mi ha interrogato e ha lasciato un segno profondo”.

La “Stanza dei ragazzi”

Diventato prete, don Alessandro ha cominciato la sua esperienza nella parrocchia del Corpus Domini a Piacenza e nei primi due anni ha proseguito gli studi a Bologna, conseguendo la licenza in Teologia dell’evangelizzazione.
“Mi sono trovato - cosi si esprime don Ponticelli - in una grande parrocchia nella periferia della città dove, con l’aiuto del parroco don Pier Giovanni Cacchioli, mi sono buttato, cercando di coinvolgere non solo i ragazzi che venivano da famiglie già presenti nella comunità, ma ho provato ad aprire il cuore e a coinvolgere i non cristiani, gli stranieri e coloro che facevano fatica a seguire un cammino parrocchiale".
"In oratorio - prosegue - abbiamo realizzato la «Stanza dei ragazzi» che loro stessi hanno ristrutturato, sentendola propria. Abbiamo inoltre dato l’avvio a un doposcuola e implementato il Grest, coinvolgendo un grande numero di bambini e adolescenti. Anche i «Weekend lunghi» durante l’estate, sull’Appennino, nei quali venivano anche i ragazzini stranieri, sono stati momenti felici di condivisione e di crescita”.

Africa e Italia insieme

Ora don Alessandro vive una nuova esperienza come co-parroco a Gragnano insieme a don François Kitenge Owandji, sacerdote di origine congolese incardinato nella diocesi di Piacenza-Bobbio (nella foto sotto, i due parroci nel giorno dell'ingresso a Gragnano insieme al vescovo mons. Adriano Cevolotto e ad alcuni sacerdoti e diaconi del Vicariato Bassa e media Val Trebbia-Val Luretta).

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“Sto vivendo - dice - qualcosa di veramente innovativo: due sacerdoti, uno con cultura e origine africana e l’altro italiana, che si mettono insieme, entrambi come parroci, a guidare tre comunità. È una bella testimonianza di comunione e di universalità all’interno della Chiesa. Sono stato diverse volte in Congo, da dove viene don François, e conosco la realtà africana. Subito dopo essere stato nominato, la prima cosa che ho fatto è stata quella di scrivere a mons. Félicien Ntambue, vescovo di Kabinda, per parteciparlo della mia nuova missione insieme a don François. È stata una notizia molto apprezzata anche dalla Chiesa congolese".
"Siamo due sacerdoti diversi non solo per età, ma per personalità e cultura - prosegue don Alessandro - che, nel nome del Signore, si uniscono e lavorano insieme per il bene della Chiesa. È una cosa straordinaria e suggestiva”.

La messa con gli animali

La comunità di Gragnano che ha accolto i due nuovi presbiteri è una realtà che, essendo geograficamente vicina a Piacenza, gravita intorno alla città.
“Ci siamo inseriti molto bene - sottolinea don Ponticelli - c’è un buon gruppo di persone che collaborano e danno la loro disponibilità nei servizi come i diaconi, i catechisti, i ministri straordinari della comunione. Seguiamo il solco che il nostro predecessore, don Andrea Campisi, ha già tracciato".
"La catechesi  - spiega - è affidata ad alcune mamme che si ritrovano come gruppo e hanno sempre continuato, anche durante il periodo di parrocchia vacante, il loro impegno di testimonianza cristiana".
"La liturgia della messa domenicale alle 10.30 dei bambini e delle famiglie è molto sentita e partecipata - prosegue -. Cerchiamo di dare a ogni domenica un obiettivo in più legato al contesto in cui viviamo, in modo che i bambini siano maggiormente coinvolti nella celebrazione. Ad esempio, per la festa di Sant’Antonio abate abbiamo celebrato la messa domenicale con gli animali in chiesa (nella foto sotto, un momento della celebrazione), sottolineando come in loro vediamo il riflesso dell’amore di Dio per il genere umano e per tutto il creato. È stato un momento molto bello in cui gli animali domestici, che vivono in armonia nelle famiglie, hanno partecipato alla liturgia eucaristica, mettendo in evidenza la relazione di bene e di affetto tra uomo e animale”.

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Il pane della carità

Nel settore della carità la parrocchia collabora con il Movimento Cristiani Lavoratori e con i Servizi sociali del Comune; il centro Caritas di Gragnano è riferimento per tutta la Comunità pastorale 2 del Vicariato Bassa e media Val Trebbia - Val Luretta.
Don Alessandro rimarca un'iniziativa appena cominciata: “Siamo andati con i collaboratori da un panificatore della zona e abbiamo fatto un accordo: noi porteremo la farina e lui ci preparerà il pane per le famiglie povere; così - prosegue don Ponticelli - invece di dare semplicemente la farina, consegneremo a chi ha bisogno il pane appena sfornato, realizzato gratuitamente dal panettiere”.

Queste sono solo alcune delle tante le cose che don Alessandro, come gli altri preti diocesani, mette in opera ispirandosi al Vangelo della carità.

Riccardo Tonna

Pubblicato il 26 gennaio 2023

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