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«Ricreare radici»: storia di drammi, di sfide e di tanta vita

 masolo

Una serata nella basilica di Sant’Antonino a Piacenza, un libro che racconta una storia di famiglia, e il Vescovo che dialoga con l’autore. Così il 5 dicembre, si è svolta una intensa conversazione tra mons. Adriano Cevolotto e padre Piero Masolo del PIME, autore del volume “Ricreare radici”.
“Questo testo - ha commentato il mons. Cevolotto - è un esercizio di memoria e una vera e propria consegna ai lettori, un'operazione che serve a tutti”.
In questo modo il Presule ha dato il via ad un dialogo che si è sviluppato davanti alle reliquie del santo patrono Antonino.

Un'avventura iniziata per caso

“Non c’è stato nessun intento celebrativo nello scrivere il libro - ha sottolineato padre Piero -, né la volontà di mettersi in mostra, e tantomeno il desiderio di cullarsi nel passato. No, al contrario, c’è tanta sofferenza che ne emerge, tante ferite e drammi, ma anche tanta vita, progetti e sfide. Ho scritto perché mi è esploso dentro il bisogno di farlo, semplicemente. Questa avventura è iniziata per caso, - ha continuato il missionario - meglio per una serie di coincidenze, nel 2019 ad Algeri, dove vivevo, ed è continuata in Italia a partire dall’aprile del 2020. Ha visto nascere un’amicizia con Mario Calabresi, figlio del commissario Luigi Calabresi, ucciso da estremisti di sinistra nel 1972. Mario aveva già raccontato la storia di mio zio, Carlo Saronio, in “Quello che non ti dicono”, edito da Mondadori (2020). La ricerca che abbiamo svolto e che sta dietro a quel testo, scritto da Mario in modo da farsi leggere con piacere, nonostante la tragedia che racconta, è stata davvero ricca, ampia, feconda, tanto che quel libro mi è sembrato la punta di un iceberg. E sott’acqua, cosa c’è sotto, cosa nasconde l’iceberg?”. Ecco la genesi del libro che si fonda sul rapimento di Carlo Saronio, compiuto il 14 aprile 1975 dal Fronte Armato Rivoluzionario Operaio per finanziare le attività del gruppo terrorista di estrema sinistra. La vittima rimase uccisa il giorno stesso del rapimento da una dose eccessiva di cloroformio, ma i sequestratori riuscirono lo stesso a farsi pagare dalla famiglia ignara una parte del riscatto, per poi venire arrestati in Svizzera con parte di esso; il corpo della vittima verrà rinvenuto solo nel 1979, e sepolto nella tomba di famiglia al cimitero Monumentale di Milano.

La mia famiglia narrata come in un romanzo

“Ho messo - ha evidenziato padre Masolo - in fila i personaggi della mia famiglia e soprattutto lo zio Carlo come se fossero parte di un romanzo. Ho immaginato e rivissuto il dolore di mia nonna quando ha saputo del rapimento di Carlo. Tutto ciò mi ha profondamento colpito ed ho cercato di togliere il velo di oblio su questa vicenda. Pensando a nonna Angela mi sovviene il suo unico scritto rivolto ai rapitori, la richiesta un luogo dove piangere suo figlio. La nonna, una donna di fede, ha subito perdonato. Era molto riservata, ma dentro di sé aveva una forza e una tenacia. Ha seguito, nella sua vita, la figura biblica di Maria, la madre di Gesù, che serbava tutte le cose nel suo cuore”.

Graziella e Gabriella Colla

I legami con Piacenza che si evincono nel libro sono molto forti e sono legati alle sorelle Graziella e Gabriella Colla.
“Entrambe mi hanno visto nascere - ha precisato padre Piero - e Graziella mi ha insegnato la fede. Avevo bisogno di vedere qualcuno che ci credesse davvero e lei, una persona positiva, mi ha accompagnato, anche negli anni difficili dell’adolescenza, fino all’ingresso in seminario. Ha fatto per molti anni l’insegnante alla Casa del Fanciullo poi ha lavorato al Provveditorato agli Studi. Graziella era allegra, profonda, sensibile, ma soprattutto profondamente credente. È morta improvvisamente il 5 agosto del 2000, un mese prima che io entrassi in seminario: mi sono sempre sentito accompagnato da lei, come se fosse una madre spirituale”.

Le somiglianze con lo zio

Scandagliando la figura di Carlo Saronio, padre Piero ha poi trovato delle vicinanze, delle somiglianze sul suo percorso che, in entrambe le esperienze di vita, portano al bisogno di qualcosa d’altro, di andare oltre…
“Ho scoperto di più su mio zio Carlo, un giovane ingegnere milanese, ricercatore presso l'
Istituto Mario Negri di Milano. Carlo era un credente convinto che andava spesso da padre Davide Turoldo presbitero scrittore, figura profetica in ambito ecclesiale e civile, resistente sostenitore delle istanze di rinnovamento culturale e religioso, di ispirazione conciliare, ritenuto uno dei più rappresentativi esponenti di un cambiamento ecclesiale che valse il titolo di "coscienza inquieta della Chiesa”. Inoltre lo zio ha fatto viaggi missionari in Brasile e, come appartenente alla prima CL degli anni 60 e 70, era attento ai problemi delle periferie di Milano.”

La svolta nella vita

Padre Masolo, rampollo di una agiata famiglia della borghesia milanese, fino all’età di 18 anni è vissuto come un piccolo lord. “Sono cresciuto nella bambagia, con la ricchezza di famiglia. Poi da missionario ho dato una svolta alla vita e ho voluto valorizzare quanto avevo ricevuto in eredità di famiglia e di aprirlo agli altri, al contempo spossessandomene. Insieme a quattro professionisti abbiamo costituto la Fondazione “Dare frutto” che si occupa, fra l’altro, di organizzare eventi e promuove una scuola di educazione ambientale. Nella proprietà ereditata ci sarà presto anche una foresteria aperta. In questo modo, a un’ora da Milano, la tenuta San Marzano Mercurina è diventata un posto vivo e aperto alla scoperta della natura, per tutti”.
“Dio scrive dritto anche sulle righe storte”: è la frase in cui si rispecchia padre Piero che ora si dedica totalmente agli altri.

Fare memoria per mettersi in volo

“Ripartire dalle proprie radici - ha affermato mons. Cevolotto - non è solo uno scavo archeologico, ma è una serie di relazioni, di incontri: le cose più belle della vita.
Si tratta di un percorso, come la genealogia di Gesù, che fa comprendere la grandezza della memoria di ogni esistenza e che tutto ci appartiene.
Fare memoria - ha concluso il Vescovo - è ricreare un ponte tra passato, presente e futuro. Significa essere capaci di ridare vita al presente e mettersi in volo come un airone che è il simbolo dell’esperienza di padre Piero”.

Riccardo Tonna

Nella foto, mons. Adriano Cevolotto e padre Piero Masolo durante l'incontro nella basilica di Sant'Antonino.

Ascolta l'audio

Pubblicato il 7 dicembre 2022

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