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Nel ricordo di don Conte. Mons. Monari: aveva una vocazione educativa

monari 

“Aveva la vocazione del pubblicista. Gli piaceva scrivere e pubblicare. Avrebbe voluto essere il direttore del Nuovo Giornale”. Ha affermato sorridendo mons. Luciano Monari, ricordando uno degli aspetti di don Giancarlo Conte che ha sempre manifestato: la grande attenzione agli avvenimenti nella società. La serata del 20 aprile, nel salone dell’oratorio di San Giuseppe Operaio, è stata dedicata a don Conte.
“A un anno dalla sua scomparsa ci ritroviamo a raccontare il Don: educatore, padre e pastore. Una eredità per la vita di oggi”: così recita la locandina dell’evento che si è realizzato tramite una testimonianza a tre voci: mons. Luciano Monari, Enrico Corti e Pietro Visconti.

Una riunione di famiglia

Gli onori di casa sono toccati a don Federico Tagliaferri, parroco di san Giuseppe Operaio, che ha voluto sottolineare l’iniziativa come una riunione di famiglia con lo sguardo rivolto al futuro. “O il mondo degli adulti porta speranza al mondo giovanile, o non si riuscirà a vivere il tempo attuale. Siamo dinanzi alla sfacciataggine del male e i giovani ci chiedono di essere seminatori di speranza”. Così scriveva don Giancarlo in un suo articolo su Avvenire del febbraio 2012, ricordato da don Tagliaferri, che evidenzia come egli avrebbe vissuto anche questo periodo difficile senza perdere la speranza.

La dimensione umana della fede

“Per scherzo lo chiamavamo il colonnello”: ha affermato Pietro Visconti, Direttore del quotidiano Libertà, emotivamente toccato dalla memoria di don Conte, che ha ricordato la sua caratteristica di guida autorevole della comunità.
“Aveva una predilezione lessicale - ha aggiunto -: raramente usava il termine Dio, ma quasi sempre Gesù, come per far cogliere una fede molto umana, una prossimità con le persone che anche lui ha sempre dimostrato nella vita.
Don Conte era immerso nella gente, ma orientato dalla fede verso l’alto, aveva un amore smisurato per il suo piccolo popolo parrocchiale, una predilezione per i poveri, una austerità e sobrietà di vita, una passione civile e per la vita politica, educava i giovani alla bellezza e alla contemplazione della natura”. Sono questi gli aspetti del carattere e della vita di don Giancarlo che Visconti ha ricordato.

conte don giancarlo

La parrocchia: lo scopo della sua vita

“È stato uno dei primi preti che, allora novello vescovo, è venuto ad incontrarmi”: ha affermato mons. Monari che ha evidenziato come don Conte è stato per lui un bene grande perché gli offriva, nei suoi colloqui, una panoramica e un confronto sulla realtà diocesana.
“Lo scopo principale della vita di don Giancarlo - ha aggiunto - era la parrocchia: le sue fantasie, i suoi sogni erano tutti orientati verso la comunità che guidava”.
Per il vescovo emerito di Brescia, don Conte aveva una vocazione educativa e uno zelo per la vita pastorale encomiabile.
“Fedele a Paolo VI è stato sempre un alfiere dell’Azione Cattolica, ha vissuto gli anni dei gruppi cristiani spontanei, delle varie aggregazioni e movimenti con qualche sofferenza dentro, ma ha sempre accolto tutti senza distinzioni. Alla luce del Concilio Vaticano II, ha manifestato il suo amore per il presbiterio, vivendo la dimensione comunitaria dei preti insieme al vescovo per una responsabilità pastorale diocesana.
La vocazione a scrivere e pubblicare - ha continuato mons. Monari - faceva parte della sua identità, aveva infatti la mania della documentazione con ritagli di giornale per fare memoria degli avvenimenti.
Ha infine vissuto gli ultimi anni con profondo disgusto per gli scandali della pedofilia affiorati nella chiesa. Una sofferenza che è stata, per don Giancarlo, una esperienza di purificazione completa e totale”.

La schiettezza

“Don Conte era profondamente schietto, andava sempre direttamente al nocciolo della questione ed ha trasmesso anche a noi questo modo di fare”: ha affermato Enrico Corti, neopresidente dell’associazione “La Ricerca”, giunto alla guida della Onlus piacentina dopo una carriera da funzionario pubblico, prima in Amministrazione provinciale, poi nelle segreterie comunali della provincia di Piacenza e nel Parmense.
“Don Giancarlo ha fatto dell’oratorio - ha aggiunto - uno spazio, un luogo dove la persona si ritrova, aperto a tutti e alcuni che si sono allontanati dalla chiesa e hanno vissuto esperienze di disagio e di degrado, che ho incontrato alla Ricerca, con commozione si ricordano ancora di lui”.
Il modo diretto di don Conte - per Corti - è stato un aiuto per scegliere con decisione cosa fare nella vita sia personale, civile che professionale.

Al termine un video con un collage di immagini che hanno ripercorso la vita di don Giancarlo dalla sua infanzia al termine della sua vita. Tante emozioni, tanti ricordi che hanno rigato di lacrime il volto di molti dei presenti. 

Riccardo Tonna

genteconte

 Nelle foto: in alto, i relatori dell'incontro dedicato a don Giancalo Conte ad un anno dalla morte: Enrico Corti, mons. Luciano Monari e Pietro Visconti; un'immagine di don Conte e sopra, il pubblico presente in San Giuseppe Operaio.

Pubblicato il 21 aprile 2022

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