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A 50 anni dalla morte del beato Alberione

angiolina

Ricorre il cinquantesimo anniversario della morte del beato Giacomo Alberione, l'apostolo dei mass media, avvenuta il 26 novembre 1971 nella Casa generalizia della Pia Società San Paolo di Roma.
Alberione nasce a San Lorenzo di Fossano (Cuneo) il 4 aprile 1884. Lui stesso racconta anni dopo - nel ’53 - che a scuola, in prima elementare, aveva manifestato alla maestra e ai suoi compagni l’intenzione di diventare sacerdote.
Entra in Seminario prima a Bra, da dove è allontanato perché, appassionato lettore, si trova a vivere un tempo di disorientamento; poi è accolto in quello di Alba. A sedici anni, nella notte tra il XIX e il XX secolo, dopo la celebrazione eucaristica, l’intenso clima di preghiera in risposta agli appelli di papa Leone XIII - che aveva sollecitato a iniziare il nuovo anno affidandolo al Signore, alla presenza del Santissimo -, sperimenta come egli stesso ricorda “una particolare luce proveniente dall’ostia” e capisce “la missione vera del sacerdote”, ovvero prepararsi a fare qualcosa per gli uomini del nuovo secolo.
E' ordinato sacerdote nel 1907; l’anno successivo il Vescovo di Alba lo nomina direttore spirituale dei seminaristi. Riesce dopo anni di studio a costituire prima un’associazione cattolica di scrittori, tecnici, librai, rivenditori e poi un’organizzazione religiosa “dove le forze sono unite, dove la dedizione è totale, dove la dottrina sarà più pura”.

Il ricordo di suor Angiolina Rossini 

Suor Angiolina Rossini, della congregazione delle Suore di Gesù Buon Pastore - le Pastorelle - in servizio a Fiorenzuola, ricorda il giorno della morte del beato Alberione. "Nel primo pomeriggio del 26 novembre - racconta la religiosa - era giunto Paolo VI in visita ed erano stati invitati i membri della Famiglia Paolina che erano nelle comunità vicino a Roma.  Così anch’io  potei essere presente, non solo per accogliere il Pontefice, futuro santo, ma anche quando, alcune ore più tardi, dopo le 18, per una strana coincidenza, mi trovai tra le poche persone ammesse a toccare la mano di don Alberione dopo che aveva emesso l’ultimo respiro. Ho custodito sempre l’emozione e il pensiero di quel momento. Con alcune suore eravamo uscite verso le 17 per andare nella vicina parrocchia a svolgere il nostro servizio pastorale. Mentre ci spostavamo in auto, ci siamo dette: «Il fondatore sta morendo... Torniamo indietro».
E così abbiamo fatto, era un momento unico per la nostra vita, non potevamo mancare”.

Nella foto, una giovanissima suor Angiolina nello studio di don Alberione nel 1970 (è la seconda da sinistra).

Pubblicato il 26 novembre 2021


 

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