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Un mondo giusto è solo un sogno?

A Cives l’intervento del direttore di Amnesty International Italia

ruffiniCives

Anche quest’anno siamo arrivati all’ultima lezione di Cives. Venerdì 8 marzo infatti si conclude il percorso di formazione civica organizzato dalla diocesi e dall’Università Cattolica con l’incontro aperto a tutta la cittadinanza in cui verrà presentato alle autorità piacentine ciò che è stato elaborato nella diciottesima edizione.
Per chiudere il percorso 2018/2019 dedicato al tema “Balliamo sul mondo. Scenari globali: economia, politica e società nel cambiamento d’epoca” è stato invitato il 22 febbraio il direttore di Amnesty International Italia, dott. Gianni Ruffini.
La sua è stata un’esperienza decennale in progetti di sviluppo ed aiuto umanitario in tutto il mondo con oltre 60 missioni, in cui ha collaborato con diverse ONG italiane ed internazionali oltre che con agenzie delle Nazioni Unite.

Troppe incongruenze

“Oggi si produce cibo sufficiente per sfamare tutto il mondo – ha detto Ruffini -. Eppure ci sono 870 milioni di persone che patiscono per la malnutrizione. Apparentemente le cose negli ultimi due secoli nel mondo sono migliorate, se guardiamo le statistiche, ma la realtà è differente dai grafici, perché il numero delle persone che soffrono è rimasto invariato. A partire dal 1984 i ricchi infatti diventano sempre più ricchi e l’enorme quantità di risorse che si è prodotta dagli anni ottanta ad oggi si è concentrata nelle mani di pochi ed in particolare nella parte più potente del pianeta. Basti pensare che le 67 persone più ricche del mondo posseggono il 50% della ricchezza globale e che solo l’1% più ricco possiede la stessa ricchezza del restante 99%: ci sono infatti 3 miliardi di persone che vivono con circa due euro al giorno, questa situazione di sperequazione non ha precedenti nella storia dell’umanità”.

Promesse tradite

“Tra la fine del ‘700 e l’inizio dell’800 si comincia parlare di diritti dell’uomo - ricorda il direttore di Amnesty International - e con l’inizio del ‘900 ci sono stati grandi eventi che hanno scosso l’intera umanità, come la seconda guerra mondiale con i suoi settantacinque milioni di morti. Dopo tutto questo, anche i politici capiscono che è giunto il momento di volare alto, per questo decidono di costituire nel 1945 l’Organizzazione delle Nazioni Unite, il cui scopo è quello di fermare le guerre e la fame nel mondo. Le libertà fondamentali dell’uomo vengono sancite perché tutti possano avere una vita più dignitosa. Nasce così la Dichiarazione Universale dei Diritti Dell’Uomo, un patto che tutti gli esseri umani stringono tra loro, accettando di coesistere su questo pianeta pacificamente, perché tutti nasciamo liberi ed uguali in dignità e diritti”.
“Viene riconosciuto – ha aggiunto - il diritto di ogni individuo ad un livello di vita adeguato, nonché la possibilità di miglioramento delle proprie condizioni di vita. Gli esseri umani hanno diritto ad una giustizia economica ed a un’equa ripartizione delle risorse. Ma queste promesse sembrano disattese nel nome d’interessi economici troppo grandi e l’impotenza dell’ONU è ormai un dato di fatto indiscutibile. Chi nasce povero non ha la possibilità di cambiare le cose, chi nasce ricco lo diventa sempre di più, questo ha portato ad un aumento della violenza generalizzato anche nelle nostre strade. Dov’è allora la promessa di giustizia, se abbiamo sessantotto milioni di persone rifugiate e sfollate dai loro paesi? Si stima che nel 2050 saranno oltre un miliardo i migranti, ritengo che sia impensabile impedire a qualcuno di andarsene da dove sta morendo”.

I have a dream

“Le soluzioni - conclude Ruffini - stanno proprio in una maggiore efficienza politica internazionale, perché siano fermate le guerre, perché ci sia una più equa ripartizione delle risorse, perché vengano bloccate le speculazioni finanziarie sopratutto sui beni di prima necessità come cibo e acqua, perché si ponga rimedio ai preoccupanti cambiamenti climatici. Infine un grande compito è riservato alla società, quella buona, che tante volte nella storia ha dimostrato di potercela fare, perché essa ha il dovere di voler cambiare le cose, riprendendosi i propri diritti, risvegliando quello spirito di fratellanza che oggi qualcuno chiama in modo dispregiativo “buonismo”, come se essere buoni fosse cosa negativa. È la società che deve chiedere a gran voce e con fermezza il rispetto dei diritti umani, perché è necessario avere un sogno, avere una visione, senza farci incantare da un tweet. Bisogna studiare, informarsi e leggere con spirito critico, ragionando con la propria testa, dobbiamo solo risvegliarci dal torpore, riprendendoci il potere di cambiare le cose, senza spegnere il cervello ed il cuore. Bisogna realizzare il nostro sogno, quello di uguali diritti per tutti gli esseri umani, giustizia e pace per tutti”.

Stefania Micheli

Pubblicato il 25 febbraio 2019

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