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Mons. Massimo Cassola ospite a TV2000

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“La Domenica delle Palme è una porta, in cui possiamo entrare o stare fuori”: così esordisce mons. Massimo Cassola, sacerdote piacentino officiale della Congregazione dei Vescovi, nonché già postulatore della causa di beatificazione di don Giuseppe Beotti, ospite domenica 24 marzo del programma “Finalmente domenica” di Tv2000 condotto da Lucia Ascione.

Mons. Cassola ha spiegato il percorso della Settimana Santa.
La folla di Gerusalemme - sintetizziamo le sue parole - era felice e davvero entusiasta nell’accogliere Gesù perché, come ricorda Sant’Agostino, era la stessa folla che aveva visto risorgere Lazzaro e che vedeva in Cristo una presenza straordinaria.
Cristo non aveva di per sé nemici in questa stessa folla, ma - verrebbe da dire - non aveva di per sé nemici nemmeno nella minoranza della popolazione che gli era avversa. “I veri nemici di Gesù erano la ricchezza e il potere, perché diventano cupidigia e vanità”, ricorda mons. Cassola riprendendo le parole di da San Giovanni Crisostomo.

Dall’ “Osanna” al “Crocifiggilo”

Don Massimo Cassola prosegue la sua riflessione parlando del mutamento repentino del popolo di Gerusalemme, che in meno di una settimana passa dall’“Osanna” al “Crocifiggilo”.
Per mons. Cassola questo è un comportamento che possiamo incontrare anche oggi, in tutti noi, e che deriva una comprensione parziale dell’amore di Dio. “Noi siamo abituati a pregare Dio perché assecondi i nostri piani, e quando questo non succede noi rimaniamo infinitamente delusi da Dio, arrivando a non volere sapere più niente di Dio, esattamente come quelli che lo osannarono la Domenica delle Palme e lo crocifissero il Venerdì Santo” - afferma mons. Cassola.

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La distruzione interiore e la distruzione del mondo

“Noi siamo nati con i libretti di istruzione per conoscere il funzionamento di ogni cosa. Noi abbiamo fatto scelte precise nelle vite - il matrimonio, la consacrazione... - ma come vivere la vocazione non lo sappiamo in anticipo. E lo stesso Cristo, pur essendo pienamente consapevole, viveva una grande paura per quello che sarebbe successo perché sapeva cosa avrebbe dovuto fare ma senza sapere come avrebbe dovuto farlo”.
“La sofferenza maggiore di Cristo - sintetizziamo il pensiero di mons. Cassola - non è stata in termini fisici ma nelle relazioni, nel vedere le persone, che l’avevano accolto come un re, condannarlo come un criminale. Questo stesso aspetto si vede anche oggi nelle tante guerre provocate da chi non ha amore in sé e vuole estendere la propria distruzione interiore a tutto ciò che lo circonda, perché la realtà è che siamo immersi totalmente nell’amore di Dio e chi non lo capisce non vive davvero nella realtà”.
“E i nostri stessi peccati - prosegue il sacerdote - derivano dalla nostra ostinata ricerca di salvezza dalle morti interiori come l’umiliazione o il non essere all’altezza delle situazioni. Ma la straordinarietà del messaggio pasquale è che possiamo essere finalmente uomini e donne liberi grazie a Cristo, e non dobbiamo più peccare o cercare di allontanarci dalla morte perché Dio ha risolto la morte”.

Che cos’è l’amore di Dio?

“E come si può anche capire perché Dio Padre abbia sacrificato il Suo Unico Figlio facendolo crocifiggere?” viene chiesto a mons. Cassola che precisa come l’amore di Dio non vada inteso in termini di guadagno, come spesso nel mondo viene inteso l’amore, ma come, invece, quello di Dio sia un amore in termini di resa, e per questo Cristo ha dovuto perdere la propria vita.
Questo aspetto è quello che spesso fatichiamo, secondo mons. Cassola, a capire, limitandoci ad attendere un guadagno in ogni relazione. Ogni nostra relazione e il nostro amore non ha compimento in questo mondo ma ha senso in relazione con la vita eterna.

“La vita eterna comincia in questa vita”

“La vita eterna comincia in questa vita, nel vivere per Dio oggi - dice mons. Cassola - e sta nel vivere nello Spirito, vivendo nel mondo ma non secondo le logiche del mondo, ma secondo Dio, svegliandosi ogni mattina cercando di fare bello ciò che ci circonda per Dio e non per il mondo”.
“Ci accompagna la domanda: per chi vivi?”. Per Dio o per il mondo? Se entriamo nella logica di Dio - conclude mons. Cassola -, lo scopo della vita di ogni uomo diventa quello di essere “teofori”, ossia quello di vivere davvero ad immagine e somiglianza di Dio, affinché si possa riconoscerlo nello sguardo di ogni uomo. E seppur difficile e lontano dalle logiche del mondo è quest’ottica a rendere la vita piena ed eterna già sulla terra.

Francesco Archilli

Pubblicato il 2 aprile 2024

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