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Missionari martiri: dal dono della vita nasce una umanità nuova

veglia

Nella chiesa di San Savino a Piacenza, il 24 marzo, durante la veglia di preghiera per i missionari martiri, in occorrenza del 43° anniversario del martirio di mons. Oscar Romero, si è ricordato in modo particolare suor Anuarite, uccisa in Congo durante la rivolta dei Simba. È stato un momento intenso  di preghiera accompagnato dal coro Multietnico Internazionale di Crema, diretto da Emmauel Musumary, che ha arricchito la celebrazione con canti in lingua africana.

Una riflessione sulla natura del martirio
Ricordando anche il Santo Vescovo Oscar Romero, assassinato durante la celebrazione della messa nel 1980, un uomo che ha dedicato la sua vita a difendere i diritti degli oppressi e dei poveri in El Salvador, la veglia nella Chiesa di San Savino ha proposto una riflessione profonda sulla natura del martirio e sulla forza della fede cristiana.
“Ricordiamo i fratelli e le sorelle che che hanno dato la vita per il vangelo  e dobbiamo lasciarci ferire e  toccare, nella nostra carne, dalla loro testimonianza”: così ha esordito, nella sua riflessione, il vicario generale don Giuseppe Basini che ha guidato la liturgia.
“Guardiamo al crocifisso - ha proseguito - perché possiamo morire a noi stessi al nostro ego, alle nostre difese, per permettere all’azione dello Spirito di generare azioni nuove”. Ricordando le parole di un rabbino che diceva: “amare è dare una parte di te all’altro”, don Basini ha sottolineato che l’amore vero è quello che si dà e non che si riceve.

La beata Anuarite
“Ho avuto nella mia vita di missionario la possibilità di conoscere la sorella e la mamma della beata suor Anuarite”: sono le parole del padre comboniano Romano Segalini, appena rientrato dal Congo, con cui ha iniziato la sua testimonianza.
Beata Maria Clementina Anuarite Nengapeta è venuta alla luce nel dicembre del 1939 a Wamba (Congo), in una famiglia pagana: alla nascita il padre le ha attribuito il nome Nengapeta. Dopo la conversione al cristianesimo, ancora giovane è entrata nella congregazione delle suore della Sacra Famiglia. Nell’umiltà ha ubbidito, mossa da un alto senso di servizio, di partecipazione fattiva e collaborazione, alla vita della comunità.
“Il 29 novembre 1964 - ha affermato padre Segalini - venne presa dai ribelli Simba con altre consorelle e trasportata su di un camion a Isiro, dove, nella notte del 1º dicembre 1964, per avere energicamente rifiutato di acconsentire alle malvagie richieste del capitano Olombe, dopo selvaggi maltrattamenti venne barbaramente uccisa: “Preferisco morire piuttosto che commettere peccato”.
Prima di cadere sotto i colpi dell’inferocito Olombe, come Gesù sulla croce, perdonò il suo uccisore con queste parole: “Io ti perdono, perché tu non sai quello che fai”. Aveva 25 anni. Anuarite portava sempre con sé una statuetta della Madonna ed il suo corpo, nella fossa comune, fu riconosciuto proprio grazie a questa statuetta che aveva nelle tasche della sua veste. Una donna semplice che non ha fatto grandi cose, ma ha offerto la sua vita per il Vangelo. Ma non solo lei,  - ha proseguito padre Romano - anche tutte le sue consorelle che, alla morte di Anuarite,  hanno cantato il Magnificat e loro stesse sono state trucidate. Anuarite , - ha concluso il padre comboniano -  beatificata da san Giovanni  Paolo II nel 1985, durante il suo viaggio in Congo, è stata un fiore meraviglioso in mezzo all’immondizia del male  e della violenza, una testimonianza ha portato frutti e ne porterà ancora”.

Seguire l’esempio di Anuarite e Romero
Nella veglia si è compreso come la vita di Anuarite insegna che la fede cristiana, richiede il coraggio di stare al fianco dei più deboli e degli oppressi, nonostante il rischio di sacrificare la propria vita. La vita di Romero, invece, ricorda che la fede non è solo una questione di preghiera, ma anche di azione. Quindi, nella celebrazione, si è rivolto l’invito ad agire per combattere l'ingiustizia e promuovere il bene comune.
La preghiera, nella chiesa di San Savino, è stata una richiesta al Signore di forza e coraggio per seguire l'esempio di Anuarite e Romero. I presenti sono stati sollecitati a continuare il loro lavoro di costruzione di un mondo più giusto e solidale, dove tutti possano vivere con dignità e rispetto. All’uscita è stato distribuito, a ciascuno, un segnalibro con l’immagine della beata Anuarite e un sacchettino contenente dei semi di grano per ricordare ad ognuno che solamente dal dono generoso della vita, può maturare una umanità nuova.
 

Riccardo Tonna

Pubblicato il 25 marzo 2023

Nella foto, don Giuseppe Basini e padre Romano Segalini alla veglia di preghiera dei Missionari martiri.

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