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Tugnoli in Fondazione: «Dopo vent’anni di guerra, in Afghanistan oggi c’è la stessa situazione del 2001»

tugnoli



La quotidianità che prova a sopravvivere, immersa nel conflitto. Le storie fotografiche raccontate da Lorenzo Tugnoli vanno oltre la semplice cronaca – rifugge, infatti, l’appellativo di “reporter di guerra” – bensì scavano nel profondo dell’animo umano: il risultato è un fotogramma in bianco e nero stracolmo di significato. Queste storie Lorenzo Tugnoli le ha portate a Piacenza dove, nella serata di venerdì 20 novembre, ha aperto la decima edizione del Laboratorio di Mondialità consapevole nell’auditorium della Fondazione di Piacenza e Vigevano. La prima parte del percorso – organizzato dall’Università Cattolica del Sacro cuore di Piacenza in collaborazione con Caritas diocesana di Piacenza-Bobbio, Africa mission Cooperazione e sviluppo e altre associazioni – coincide con l’ultima di Cives “Zona Franca” e verte sulla geopolitica e sui conflitti internazionali.

Libano, 2020: l’esplosione al porto di Beirut
Nei suoi viaggi il fotografo, romagnolo di nascita, si è concentrato sull’area mediorientale. Nel 2019, grazie a un servizio realizzato in Yemen per The Washington Post, ha vinto il premio Pulitzer nella categoria “servizio fotografico”. Ai piacentini accorsi all’auditorium di via Sant’Eufemia ha scelto di raccontare due storie: una viene dal Libano, l’altra dall’Afghanistan. “Il 4 agosto 2020 ero nel mio studio – ha raccontato Tugnoli, riferendosi all’esplosione nel porto di Beirut, che causò 218 morti e più di 7mila feriti – quando all’improvviso sentii un boato. Neanche il tempo di affacciarmi alla finestra ed ecco la seconda esplosione. Non solo il porto, ma buona parte della città fu distrutta: più di 300mila persone persero la propria casa. La scala Richter, quella che si usa per misurare l’intensità dei terremoti, fece registrare una magnitudo di 3.3. Perché è successo? Per anni è stata abbandonata, per negligenza, una quantità considerevole – quasi 3mila tonnellate, nda – di nitrato di ammonio all’interno di un deposito del porto. I problemi a Beirut c’erano già, l’esplosione non ha fatto altro che amplificarli e farli emergere. Appena dopo i due scoppi, andai sul posto. Il porto di Beirut era una zona militare chiusa, ma io riuscii a entrare senza che nessuno mi fermasse. In un giorno, in quella zona si creò la stessa devastazione che avevo visto ad Aleppo, dopo tre mesi di bombardamenti”. Lorenzo Tugnoli, però, non racconta notizie, non si ferma all’istante preciso: le sue storie fotografiche sono frutto di anni di lavoro, fatto di conoscenza approfondita dei luoghi e delle persone. “Naba’a, che è una parte di un quartiere di Beirut, è un microcosmo del Libano: un luogo piccolo e povero, che però nel tempo è stato meta di migrazioni, diventando un posto multiculturale”. La storia di quel quartiere è raccontata dal libro “La città (con)divisa”, a cui Tugnoli ha collaborato.

Afghanistan, 2021: i talebani (ri)prendono il potere
A Kabul Lorenzo Tugnoli ha vissuto cinque anni, per poi tornare a varie riprese nel corso degli anni successivi. Ha collaborato alla pubblicazione di “The little book of Kabul” e attualmente sta lavorando a un nuovo libro fotografico sul Paese, che dal 15 agosto 2021 è controllato, di nuovo, dai talebani. “Oggi in Afghanistan c’è la stessa situazione che c’era nel 2001, ossia prima dell’arrivo degli americani – ha spiegato –. Già nel 2014 gli Stati Uniti ridimensionarono la loro operazione, riducendo le offensive ai soli attacchi aerei, smettendo dunque di combattere a terra. I motivi erano economici. Nel 2019 Trump divenne presidente: la sua unica preoccupazione riguardo alla missione afghana era cessarla. E dunque si apprestò a ultimare un negoziato di pace che precedette di un anno l’abbandono del Paese da parte delle truppe americane”. L’estate rovente del 2021 Tugnoli la trascorse in Afghanistan. “Andai via il 2 agosto, quindi non ero sul posto nel momento del passaggio definitivo del potere ai talebani. Tornai per la prima volta il 14 settembre, e poi di nuovo ad agosto 2022, quando le vie di Kabul si affollavano per il primo anniversario del nuovo governo talebano”. Una delle più clamorose conseguenze di quell’avvenimento riguarda il diritto all’istruzione. “Prima è toccato all’università, poi alle scuole superiori. Oggi alle donne è proibita anche la scuola elementare”.


Francesco Petronzio

sala

Nelle foto: in alto: da sinistra Susanna Rossi, Sara Groppi, Francesco Petronzio, Emanuele Maffi, Lorenzo Tugnoli, Elena Carrà e il pubblico in sala.

Pubblicato il 22 gennaio 2023

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