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La lunga «strada del perdono» di Gemma Calabresi

 

sesenna 


“Ho scritto questo libro per raccontare lesperienza più significativa che mi sia mai capitata nella vita, quella che le ha dato un senso vero e profondo: perdonare”: inizia così la coraggiosa testimonianza di fede e di fiducia di Gemma Calabresi Milite, vedova del commissario Capo di Pubblica Sicurezza Luigi Calabresi, ucciso a Milano il 17 maggio 1972 davanti alla sua casa.
“La crepa e la luce. Sulla strada del perdono. La mia storia” (Mondadori, 2022) è il racconto del cammino verso il perdono degli assassini del marito durato 50 anni e idealmente chiude il cerchio aperto dal figlio Mario Calabresi in “Spingendo la notte più in là” (Mondadori, 2007).
Presentato il 14 dicembre dalla prof.ssa Gabriella Sesenna con il contributo di Fausto Balestra nella Sala delle Colonne di Palazzo vescovile per iniziativa del “Punto Incontro Don Eliseo Segalini” all’interno della rassegna “Cultura all’ombra del Duomo”, il libro di Gemma Calabresi è stata anche l’occasione per una riflessione condivisa sull’importanza della giustizia ripartiva come percorso di incontro e riconoscimento vicendevole tra vittima e carnefice.


La strada verso il perdono
Una strada lunga e difficile quella percorsa dall’autrice - ha sottolineato la prof.ssa Sesenna -, iniziata il 17 maggio 1972, giorno dell’omicidio in cui lei rimase vedova a soli 25 anni con due bambini piccoli e un terzo in gestazione. Fin da allora l’umano desiderio di vendetta incontrò l’abbraccio salvifico di Dio e della fede, che non la fece sentire sola e la portò a pregare per la famiglia degli assassini: primo passo straordinario sulla salita del perdono.

Il percorso del libro

Il libro si snoda poi tra ricordi della famiglia d’origine, appartenente alla borghesia e religiosa per tradizione, e ricostruzione degli eventi che precedettero e seguirono la morte di Calabresi, in una storia personale che è anche quella collettiva del nostro Paese nel periodo cupo degli anni di Piombo.
Accusato della morte dell’anarchico Giuseppe Pinelli, interrogato nel suo ufficio a seguito della strage di Piazza Fontana, il commissario Calabresi fu ammazzato sotto i colpi di un commando di Lotta Continua al culmine di una violenta campagna d’odio. Il clima di tensione e sospetto verso le forze dell’ordine non si fermò neanche dopo il suo omicidio e la moglie ne fu prima vittima.

L’incontro con gli alunni a scuola
All’assassinio seguirono momenti bruttissimi - continua Sesenna raccontando il vissuto della vedova Calabresi -: Gemma piangeva temendo che la sua vita sarebbe sempre rimasta segnata dal dolore. Poi la decisione di fare l’insegnante di religione e alcune svolte fondamentali.
A scuola Gemma Calabresi conosce il secondo marito Tonino Milite, poi morto nel 2015: “È stato il padre dei miei figli” - scrive -. Sarà però soprattutto la relazione con gli alunni a risultare decisiva sulla strada del perdono: “Maestra, perché quando le persone muoiono diventano tutte buone? Muoiono solo i buoni?” - le chiedono.
“Di ogni persona dobbiamo ricordare l’esempio positivo, non i suoi errori” - risponde la protagonista, che riflette: “anche quelli che hanno ucciso mio marito non sono solo assassini, magari saranno buoni padri di famiglia”.

Il cammino di una madre
“La «crepa» del titolo comincia così ad insinuarsi nel suo cuore” - ha quindi sottolineato la relatrice -, per cui inizia a percepire i carnefici come persone, al di là del reato commesso.
Un processo lento, continuato nei durissimi undici anni di processo sotto scorta: la vedova dapprima fatica a “concedersi di sentire qualcosa in comune” con i gesti di tenerezza che gli imputati manifestano in aula nei confronti dei figli, ma gradualmente riesce a staccare sempre più gli accusati dal delitto e dalla Storia ridando loro umanità e ricordandoli in preghiera. Il suo è anche il cammino di una madre, capace di educare i figli lontani da desideri di rabbia o rancore pur mantenendo vivo il ricordo del padre.

L’incontro con la vedova Pinelli
La medaglia d’oro al valor civile alla memoria del commissario Luigi Calabresi appuntata al petto della moglie dal presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi nel maggio 2004 e il successivo incontro voluto da Mattarella al Quirinale tra le vedove Calabresi e Pinelli nel 2009 sono stati poi il risanamento di un’assenza istituzionale durata anni: fino all’incontro voluto da Gemma con Leonardo Marino, guidatore della macchina che uccise il marito e rivelatore degli altri complici. Una preziosa testimonianza che è anche la nostra.

Micaela Ghisoni

Pubblicato il 19 dicembre 2022

Nella foto, la prof.ssa Gabriella Sesenna e Fausto Balestra durante l’incontro.

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