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«Dedicandoci al pensiero dell'altro si costruisce la pace»

 pace

“Dare voce al dolore altrui: premessa di ogni futura politica di pace”. Questo il titolo dell'emozionante reading musicale ispirato alle parole del cardinal Carlo Maria Martini, che lo scorso sabato 16 dicembre si è tenuto nel tardo pomeriggio alla Fondazione di Piacenza e Vigevano. Uno scambio d'auguri diverso dal solito, pensato per recuperare lo spirito autentico del Natale come momento di profonda riflessione individuale e collettiva. L'iniziativa è stata organizzata dal Centro Culturale italo-tedesco e Lyons club Piacenza Host. Protagonisti del reading musicale Carolina Migli Bateson, attrice e traduttrice nel ruolo di voce narrante; Daniele Delogu al pianoforte e Chiara Pavesi al violoncello. Presente all'iniziativa anche la presidente del Consiglio Comunale di Piacenza Paola Gazzolo.

“Non sentiremo musiche o testi natalizi - ha detto Milena Tibaldi di Lyons club introducendo l'evento -, questa sera abbiamo voluto riflettere partendo dalle parole del cardinal Martini che intitolano l'incontro. «Dare voce al dolore altrui» significa essere consapevoli che non siamo i soli a soffrire: ognuno patisce per diverse ragioni, ma intorno miliardi di persone stanno uguale o peggio di noi. E a loro dobbiamo fornire solidarietà, pensieri, vicinanza spirituale. L'energia positiva trova infatti amplificazione nella vicinanza autentica con l'altro e diventa così «premessa di ogni futura politica di pace».Dedicandoci al pensiero dell'altro cerchiamo quindi di preparare la pace – continua Tibaldi - , esortando soprattutto i giovani che possono cambiare il futuro - . Siamo in un momento drammatico, ci sono più di 80 conflitti nel mondo di cui si parla troppo poco: credo che riflettere sia fondamentale”.

Un intenso percorso tra musica e parole quello portato in scena da voce narrante e musicisti, che non a caso si apre proprio con le parole del cardinal Martini: “Certamente l’odio che si è accumulato è grande e grava sui nostri cuori. Vi sono persone e gruppi che se ne nutrono come di un veleno che mentre tiene in vita insieme uccide. Per superare l’idolo dell’odio e della violenza è molto importante imparare a guardare al dolore dell’altro. La memoria delle sofferenze accumulate in tanti anni alimenta l’odio quando essa è memoria soltanto di se stessi, quando è riferita esclusivamente a sé, al proprio gruppo, alla propria giusta causa. Se ciascun popolo guarderà solo al proprio dolore, allora prevarrà sempre la ragione del risentimento, della rappresaglia, della vendetta. Ma se la memoria del dolore sarà anche memoria della sofferenza dell’altro, dell’estraneo e persino del nemico, allora essa può rappresentare l’inizio di un processo di comprensione. Dare voce al dolore altrui è premessa di ogni futura politica di pace.”

Subito dopo le prime note di pianoforte e violoncello si accendono all'insegna del ricordo con Après un Reve di Gabriel Faurè. Dalla sofferenza del ricordo alla crudeltà della guerra e delle tante, troppe ingiustizie vissute e perpetrate nel mondo il passo è breve. “Sul muro c’era scritto col gesso: vogliono la guerra. Chi l’ha scritto è già caduto” (tratto da:"Sul muro c’era scritto col gesso" di B. Brecht), scrive Bertolt Brecht recitato da Carolina Migli. I bambini giocano alla guerra. E’ raro che giochino alla pace perché gli adulti da sempre fanno la guerra – denuncia lo stesso autore - . Ma esorta: C’è un altro gioco da inventare: far sorridere il mondo, non farlo piangere. E pace è ancora non avere fame, non avere freddo, non avere paura. (tratto da: “I bambini giocano alla guerra” di B. Brecht). E poi ci sono le umiliazioni patite dagli invisibili senza diritti , costretti a “mendicare un permesso di traversata”, tra caldo che “flagella la fronte” e sudore che “colma gli occhi di sale”. Respinti come “cani allo sportello dei permessi”. (tratto da:“Fermarmi sul ponte”, di Fadwa Tuqan) .
La voce accorata di Carolina Migli scandisce, fa sentire sulla pelle e nell'anima atrocità e violazioni, che possono interrompersi solo con una salda opera di costruzione di pace. Le prime letture sono accompagnate dal brano” Post Bombe”, appositamente composto dal pianista Daniele Delogu. Dissonanze e irregolarità disegnano le armonie scomode di una musica cruda, giudicante verso la ferocia della guerra. L'ossessività del tema ripetuto al pianoforte enfatizza e denuncia la ciclicità di molti drammi umani, ma non riduce al silenzio il violoncello che, seppur a fatica, continua a cantare.

Umiliazione, amarezza, frustrazione, perfino tratti di rabbia non lasciano però spazio allo resa. È ancora tempo di ricordi, solo facendo memoria si può infatti guardare al futuro.
La malinconia resta, sembra dire Migli con la voce dei poeti, ma stavolta aperta alla speranza. La storia di Kajal Ahmad e la battaglia per la difesa identitaria del popolo curdo lo testimoniano. “Quando sono esplosa come l’orizzonte, i miei capelli divennero una cintura attorno alla vita della Terra. Nel cielo sono diventata una stella e ora ho il mio posto e la mia passione e io sono più densa di vita della stessa Terra”. (tratto da: “Separazione dalla terra” di Kajal Ahmad). D'intensità commovente poi l'omaggio “alle donne di Ravensbrück , madri e sorelle di tutti noi” (tratto da: “Alle donne di Ravensbrück” di Anna Seghers), che con il sacrificio della vita hanno donato libertà e avvenire a chi è nato dopo.

È a questo punto che anche la musica ribalta le prospettive: in “Fiato Corto”, secondo brano composto da Daniele Delogu, non c'è posto per la rassegnazione. le note evocano la dolcezza del ricordo lasciando spazio alla positività, alla speranza, alla fiducia in ciò che di bello rimane dell'essere umano, nonostante tutte le sue molteplici imperfezioni. Armonie semplici e distese in fa maggiore scivolano su accordi non perfettamente tonali, perché costruire un futuro migliore deve essere possibile.
Un mondo in cui: “non brucino le case, non si conoscano bombardieri,nessuno uccida. Ognuno costruisca qualcosa, così ci si può fidare di tutti. Ce la devono fare i giovani tanto quanto i vecchi. (tratto da: “Preghiere dei bambini” di  B. Brecht ). “Il cigno” di Saint-Sens, pezzo musicale eseguito in chiusura , riesce poi a dipingere con efficacia l'auspicio di un avvenire sereno: l'incedere elegante e leggero dell'animale rappresentato dal violoncello di Chiara Pavesi è accompagnato dal pianoforte, mosso e scintillante come le acque in cui il cigno nuota.

L'ultimo appello è però lasciato alle parole, con l'intervento della giovane poetessa iraniana Farima Rouzitalab. La sua lettura in farsi di alcuni versi di Rumi (grande poeta e mistico persiano del 1207), tradotti in tempo reale da Carolina Migli, si eleva a potente canto di pace e invito accorato alla Resistenza.
“Una luce accesa – sottolinea la giovane – è meglio di mille luci spente, e una schiena dritta è meglio di mille schiene piegate” - .
Non piegarsi mai quindi, non restare indifferenti alle ingiustizie, questo l'auspicio rivolto agli spettatori durante la serata. Essere capaci di compassione e ascolto dell'altro per costruire insieme un cammino di pace: senza dubbio il più autentico e necessario degli auguri natalizi.

Micaela Ghisoni

Pubblicato il 27 dicembre 2023

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