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Marco D’Agostino: per capire oggi gli adolescenti bisogna farsi prestare gli occhi da loro

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“Mi fa sempre specie quando oggi alla domanda: “Come va?” si risponde: “Tutto bene” … Penso all’esperienza di ogni adolescente che torna da scuola e, per duecento giorni all’anno, si sente fare la stessa domanda… Forse dobbiamo cominciare noi adulti a scendere le scale nella profondità e a non accontentarci di aver fatto la domanda”.
È una delle considerazioni scritte da Marco D’Agostino (nella foto sopra), prete cremonese, rettore del Seminario e insegnante di lettere al liceo, nel suo ultimo libro "Bella... e possibile - La partita educativa adulti-adolescenti", un'opera che affronta un tema di grande attualità e rilevanza: l'educazione dei giovani, cercando proprio di andare in profondità. In un mondo sempre più complesso e frenetico, l'educazione rappresenta una sfida sempre più grande per i genitori, gli insegnanti e gli adulti che si trovano ad avere a che fare con adolescenti. In questo contesto, il libro di Marco D'Agostino si presenta come una guida preziosa per tutti coloro che cercano di comprendere il mondo dei giovani e di fornire loro gli strumenti necessari per affrontare le sfide della vita.

— Don Marco, perché il titolo “Bella e… possibile”?

Sono aggettivi riferiti all’educazione. Bella perché è sempre qualcosa di nuovo. I ragazzi sono diversi, anno per anno, classe per classe… e ci mettono sempre in discussione. Il temine possibile nasce invece dalle tante lamentele che oggi sentiamo. Per cui più che una affermazione sulla possibilità è una domanda: “È ancora possibile oggi educare? Allora se mettiamo la riflessione sul tavolo, ritengo che sia possibile.

Tra adulti e adolescenti il rapporto è sempre più problematico?

La distanza di età, di esperienza è sempre stata un problema, ma è anche una risorsa. Il fatto che noi adulti siamo già passati da quella strada, ci permette di poter dire una parola autorevole che può essere ascoltata, accolta, oppure no...
Oggi la difficolta più grande è un po’ la nostalgia, cioè quando l’adulto ricorda i tempi e un mondo che non c’è più, che è stato spazzato via. Non dico che era meglio o era peggio… Anche papa Francesco afferma che, non solo bisogna partire dalla realtà, ma innamorarsi di essa. Quindi parto dall’esistente e constato che i ragazzi di oggi sono cosi, e se noi adulti abbiamo qualche speranza di entrare dentro la loro vita è perché partiamo dal presente. Nessuno di noi è un ragazzo nel 2023, io lo sono stato negli anni '80, quindi 40 e più anni fa. Quindi se oggi voglio vedere il mondo con gli occhi di un giovane, devo farmeli prestare da lui. Questo per noi adulti è una grande difficoltà, ma se vogliamo stare vicino a loro, dobbiamo metterci continuamente in questione.

— A Piacenza un 14enne si è tolto la vita nei giorni di Pasqua. In Europa, secondo i dati statistici, ci sono tre suicidi di adolescenti al giorno. Come mai si è accentuata questa fragilità nel mondo adolescenziale?

Dal mio punto di vista sono dati che impressionano e c’è anche una fragilità che non va sui giornali, un male di vivere diffuso… Il problema dell’adolescente è quello di assolutizzare: non ci sono le sfumature, anche quando parlano con gli adulti arrivano a questo: “Sei bravo, o fai schifo”. Quando ragionano di una partita sportiva ritengono che l’allenatore capisce o non capisce niente, cioè vivono tutto in senso assoluto. Purtroppo anche un fallimento, un disagio può portare a scelte estreme. Aiutarli a rileggere un percorso, a trovare un filo buono, virtuoso, potrebbe sostenere gli adolescenti a percepire una vita che non è assolutizzata al negativo, come purtroppo avviene. Inoltre porterebbe a non cadere nel bisogno di dipendenze per tacitare il dolore, il buio che non devono essere l’unica voce della loro esistenza.

— Educare, dal latino “e-ducere”, significa tirar fuori. Quali indicazioni dà nel suo libro?

Il testo vuole semplicemente dare speranza a genitori, insegnanti, educatori, allenatori, a tutti coloro che si mettono in cammino con gli adolescenti. Oggi un ragazzo ha nella sua vita tanti stimoli, tante sollecitazioni e quelle buone vanno fatte crescere il più possibile. Ho usato, alla fine del libro, un esempio che viene dalle nostre sagre di paese: l’albero della cuccagna, quando adulti e giovani si mettono insieme per raggiungere i premi posti sulla cima del palo. Gli adulti sono chiamati a fare il lavoro più sporco che è quello di pulire il palo dal grasso, mettersi alla base, per consentire agli adolescenti, più leggeri, di arrampicarsi fino in cima. L’idea che emerge, riferita all’educazione, è qualcosa che si raggiunge insieme, non gli uni contro gli altri. Alla fine della gara anche se sporchi, stanchi e ammaccati, condividono insieme la gioia del premio. Quindi noi adulti non possiamo sostituirci agli adolescenti, dobbiamo farli crescere. Abbiamo già giocato quando era il nostro tempo, adesso possiamo allenarli, insegnare loro le tecniche migliori per giocarsi la loro partita.

— Cosa significa l’immagine scelta per la copertina del libro?

Sulla copertina c’è il pallone da Baskin perché proprio qui a Cremona è stato inventato questo sport del basket integrato, tra persone normodotate e persone diversamente abili. Non si è detto: “Tu non puoi giocare a basket perché sei sulla sedia a rotelle, perché non vedi, non ci senti, non cammini, perché hai l’arto artificiale…”. Si è invece pensato di cambiare le regole, le misure dei canestri, delle aree, affinché tutti abbiano la possibilità di giocare. Questo sport, nato per evitare i pietismi e per dare a tutti il diritto di esprimersi al meglio, con l'idea che solo così si può realizzare la vera integrazione, è una metafora per tutte le nostre agenzie educative. Come famiglie, scuole, parrocchie, oratori, associazioni sportive, siamo chiamati ad esercitare questa virtù dell’elasticità, per poter permettere che la persona fiorisca. Lo scopo è quello che uno non imploda, ma al contrario germogli, e noi adulti dobbiamo permettere che questo accada insieme. La felicità è la condizione per vivere, la gioia un risultato che fa presagire una pienezza. In questa logica, adolescenti e adulti possono camminare per essere doni gli uni per gli altri, spalle su cui appoggiarsi, occhi per leggere il tempo, forza per riprendere il cammino. Giocare insieme nel campo della vita.

Un viaggio emozionante alla scoperta della bellezza di essere adolescenti

"Bella... e possibile” è in complesso un libro che parla di speranza, di fiducia e di amore. D'Agostino ci ricorda che l'adolescenza è una fase della vita in cui i giovani hanno bisogno di essere sostenuti, ascoltati e compresi, e che gli adulti hanno un ruolo fondamentale da svolgere in questo processo. Attraverso esempi concreti e testimonianze toccanti, l'autore ci invita a riscoprire la bellezza dell'essere genitori e insegnanti, e a riprendere in mano la "partita educativa" con rinnovato slancio e passione. Il libro di D'Agostino è anche un invito alla riflessione sui temi della responsabilità e dell'autonomia dei giovani. L'autore ci ricorda che l'educazione non può essere imposta dall'alto, ma deve essere un processo condiviso e partecipato, in cui gli adolescenti sono chiamati a prendere parte attiva.
Grazie alla sua scrittura brillante e coinvolgente, D’Agostino ci guida in un viaggio emozionante alla scoperta della bellezza e della complessità dell'essere giovani, e ci ricorda che la speranza e la fiducia nel futuro sono ancora possibili.

Riccardo Tonna

Pubblicato il 25 aprile 2023

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