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Daveri? «La sua sua difesa dai fascisti era il rosario, con coerenza e dialettica metteva d'accordo tutti»

pierluigi bersani presentazione libro daveri

 Pierluigi Bersani, presidente dell’Isrec, nel salone monumentale della biblioteca Passerini Landi, è intervenuto alla presentazione del libro che lo storico Claudio Oltremonti ha dedicato a Francesco Daveri.
Un incontro interessante e partecipato quello che nel pomeriggio di venerdì 21 aprile  in cui Bersani ha fatto da guida alle considerazioni dell'autore.
“I meriti di questo interessantissimo testo sono molteplici – ha sottolineato Bersani – : lo sforzo documentario dell'autore è notevole, fa emergere chiaramente il profilo di un protagonista della Resistenza, in particolare del prezioso e fecondissimo filone cattolico- democratico; e poi illumina il sistema di relazioni locali e nazionali attorno a cui la Resistenza si è costituita, ma anche i rapporti con i servizi Alleati, dato il ruolo chiave di Daveri come agente segreto”.

Daveri, un uomo coerente

Sulla figura dall'avvocato cristiano piacentino sono significative, forse più di tutte, le parole del nipote Nicola Ronchini, intervenuto durante la presentazione: “Mio nonno era un coerente, un buono per tutti, ma era anche avvocato. Mettere d'accordo i Canzi, i socialisti e tutti gli altri non deve essere stato facile, ma lui ci è sempre riuscito”.
Poi l'aneddoto, quello che Ronchini sente raccontare da sempre e non potrà dimenticare:”Partiva per Milano, i suoi amici, sapendo che aveva incontri importanti, gli domandavano se almeno fosse armato. E lui rispondeva sventolando il rosario dal treno . Questo era mio nonno”.
E che Daveri fosse un uomo “buono e coerente” l'ha detto anche lo storico Oltremonti: “come cristiano, poneva l'uomo al centro della sua visione e questo lo rendeva autenticamente credibile agli agli occhi di tutti i partigiani”. Mario Fiorentini, ideatore dell'attentato di via Rasella e decisamente vetero comunista, definiva Francesco Daveri ”un uomo buono, il miglior partigiano dell’Emilia Romagna”, nonostante sapesse che era un “antirivoluzionario”.

Le novità del libro di Oltremonti

“Reperire le fonti per questo lavoro è stato impegnativo, un processo lungo – ha spiegato poi l'autore –, Daveri era agente segreto e teneva rapporti tra il comitato di Liberazione Nazionale e le forze alleate: di conseguenza trovare le sue tracce nei documenti è stato molto difficile. “Agente segreto, molto segreto, lo definisco nel libro, proprio perché sapeva bene di non dover lasciare tracce, si muoveva da persona estremamente accorta, ma anche molto coraggiosa, tanto da sembrare spregiudicato: in realtà conosceva bene la regola fondamentale per cui un agente segreto per ottenere il massimo risultato deve essere in grado di affrontare il più alto rischio; e lui era molto bravo”.
“La novità poi di questo libro sono le lettere che Daveri ha scritto a don Mario Zanin, ottenute tramite la famiglia di Don Mario: lui, allora residente in Svizzera, non doveva preoccuparsi di nascondere le fonti, ed è proprio da queste lettere che si vede come il capo del Comitato di Liberazione Nazionale di Piacenza si sia adoperato per la presenza dei cappellani nelle formazioni partigiane piacentine”.
Fondamentale anche le ricerche di Oltremonti negli Stati Uniti (che gli hanno permesso di documentarsi sull'attività dell'intellingence americana, antesignana della CIA, in territorio piacentino) e poi in Svizzera e a Londra; con decisivi sviluppi attorno a figure relazionate a Daveri e al giorno del suo arresto.
“L'agente segreto, molto segreto” Daveri non va spesso in Svizzera – ha spiegato lo storico – , la sua base operativa è Milano, dove va frequentemente, anche partendo da Piacenza: a sua volta considerata un'area logisticamente strategica, una punta che incunea nel Nord Italia”.

Tutto cambia il giorno dell'arresto, quando l'agente cade in mano tedesca.
“Una transazione di derrate alimentari costa a Daveri la libertà: grano dall’Emilia a Milano, burro e farina lungo la tratta inversa. Una pericolassi ma operazione di borsa nera, che vide coinvolta anche la Sepral (Sezione Provinciale per l'alimentazione), con funzionari fascisti. L'insidia per Daveri fu telefonica: all’appuntamento decisivo in corso Buenos Aires manca Gattorno, collaboratore fidato. Gli telefonano a casa, risponde la moglie dicendo che possono andare ad incontrali lì, probabilmente sotto minaccia di una pistola. Usciti dall'ascensore di casa Gattorno, l'avvocato e i suoi saranno subito catturati dai tedeschi”.
“Arrestato sotto il falso nome di Lorenzo Bianchi adottato in latitanza, i nazisti non impiegheranno molto a risalire all'identità del partigiano piacentino – ha detto l'autore – , al quale resteranno due alternative: fucilazione o campo di concentramento. A Daveri sarà riservata la seconda, morirà a Mauthausen-Gusen il 13 aprile del 1945, estenuato dal lavoro massacrante. Avrebbe potuto liberarsi scendendo a compressi, ma accettò fino in fondo la propria sorte ”.
“Un martire per la libertà – l'ha definito il presidente Bersani–, che avvarrebbe potuto e dovuto essere al centro dell'Italia in arrivo. I nazifascisti non sono riusciti a toglierci il suo esempio: ricordarlo è il miglior omaggio alla Resistenza piacentina e nazionale”.

Micaela Ghisoni

Nella foto, l'intervento di Pierluigi Bersani durante la presentazione del libro di Oltremonti dedicato a Daveri.

Pubblicato il 25 aprile 2023

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