Emilia-Romagna, in un anno al pronto soccorso 382 donne dimesse con diagnosi di violenza
Sono 567.863 gli accessi al Pronto Soccorso di donne di fascia di età dai 16 ai 70 anni nel 2018, +2% sul 2017. Questi accessi sono stati fatti anche più di una volta da 375.618 donne, aumentate di 1,7% sul 2017. Di queste, 4.354 sono entrate al pronto soccorso come potenziali vittime di violenza e 358 sono state dimesse con diagnosi di violenza, che rappresentano 8,2% delle persone entrate, dato praticamente raddoppiato rispetto al 2017. Questo aumento significativo si deve in particolar modo al recepimento delle Linee guida nazionali per Aziende Sanitarie e Ospedaliere in tema di soccorso e assistenza alle donne vittime di violenza approvate nel 2017 e al conseguente adeguamento delle codifiche di diagnosi nel referto di dimissione, oltre alla formazione massiccia del personale regionale dei Servizi Socio Sanitari, effettuata nel biennio 2018-2019, in tema di violenza di genere, con il coinvolgimento di 1.327 operatori che ha chiaramente aumentato la sensibilità rispetto al riconoscimento della violenza. Per quanto riguarda l’età, la classe 25-34 anni pesa per il 23,3% (mentre sulle donne residenti rappresenta il 14,6%) e la classe 35-44 anni raccoglie il 27,3% delle donne che accedono al Pronto Soccorso per causa violenta.
La rete di accoglienza per donne vittime di violenza. In Emilia-Romagna, sono 21 i Centri antiviolenza e 40 le Case rifugio, per un totale di 288 posti letto. Complessivamente, gli sportelli sul territorio regionale sono 56. Più del 70% degli sportelli (41), è nella Città Metropolitana di Bologna. Le Case rifugio, dove possono trovare ospitalità le donne che necessitano l’allontanamento da situazioni di violenza, sono diffuse in tutto il territorio regionale. Sono 7 nella Città Metropolitana di Bologna con 56 posti letto, 3 nella Provincia di Ferrara con 22 posti letto, 1 in provincia di Forlì-Cesena con 10 posti letto, 4 in quella di Modena con 25 posti letto, 4 a Parma con 33 posti letto, 2 in provincia di Piacenza con 17 posti letto, 11 a Ravenna con 69 posti letto, 4 a Reggio Emilia con 34 posti e infine 4 in provincia di Rimini con 18 posti letto. Al 31 dicembre 2018 risultano operare nei Centri antiviolenza regionali 505 persone di cui 337 (66,7%) volontari. Le Case rifugio (gli ultimi dati consolidati sono del 2017) ospitano 289 donne (di cui l’82% nuovi ingressi) e 315 minori (di cui l’85% nuovi accolti) per un totale complessivo di 41.903 pernottamenti. La permanenza media è di 81 notti per ogni donna accolta, 56 in struttura di emergenza o urgenza, 181 in strutture di ospitalità a medio e lungo periodo. Un’indagine qualitativa condotta ad hoc su un campione di centri antiviolenza (quelli appartenenti al coordinamento) ci dà alcune informazioni aggiuntive sulle caratteristiche delle donne accolte. Si tratta di donne di età compresa tra i 30 e i 49 anni, (62% nel 2014 e 58% nel 2018). In particolare, nel 2018 diminuiscono del 4% le trentenni e aumentano di 3% le donne più giovani tra i 18 e i 29 anni. L’età media di chi si rivolge ai centri è di 40 anni, sia nel 2014 che nel 2018. I dati confermano anche nel 2018 che le donne accolte hanno in genere un grado di scolarità medio alto, con il 22% con licenza di scuola media, il 13,6% diploma (2-3 anni) o qualifica professionale, il 32% diploma, mentre il 27,2% possiede una laurea. Calano inoltre del 2% le donne provenienti da altri paesi: il 36% accolte nel 2014 e il 34% nel 2018. Di queste il 75% ha un titolo regolare di soggiorno e 64 donne la cittadinanza italiana. Più di un terzo (il 34% delle donne accolte nel 2018) sono coniugate, il 34% nel 2018 sono nubili (che comprendono le conviventi), le separate il 14%, le divorziate il 9%. Separate e divorziate sono il 25%. La maggioranza delle accolte sono donne con figli anche se dal 2014 il dato cala del 4%, passando al 75% nel 2018.
Centri per il trattamento di uomini violenti. Dalla nascita della prima in Italia nel 2011 a Modena, finanziata dalla Regione, le strutture destinate agli uomini sono molto cresciute: attualmente sono 15 di cui 7 a gestione pubblica (Liberi dalla violenza) e 8 gestiti da enti del privato sociale. Nel 2019 è stata avviata dalla Regione una rilevazione specifica per questi centri con l’obiettivo di comprendere meglio modalità e funzionamento. Gli uomini in percorso secondo i dati del 2018 sono 249, il 20% è straniero, il 78% con figli, e l’8% ha il trattamento in carcere. La maggior parte (65%) ha un’età compresa tra i 30 e i 50 anni. In più del 90% dei casi la vittima era la partner (51,4%) o ex partner (40,6%).
Le attività regionali per la prevenzione.Uno degli strumenti della Regione per favorire la promozione di una cultura della parità, del contrasto agli stereotipi di genere e della valorizzazione delle donne nella società è quello di sostenere progetti rivolti alla promozione e al conseguimento delle pari opportunità e al contrasto delle discriminazioni e della violenza di genere realizzati dagli Enti Locali, le associazioni e il privato sociale attraverso appositi bandi, ormai giunti al 4°anno. Le attività previste dai 39 progetti finanziati tramite un bando di 1 milione di euro e realizzate nel corso del 2018 sono state complessivamente 138, con una prevalenza di iniziative realizzate in ambito scolastico (23,2%), attività di sensibilizzazione della cittadinanza (23,9%), seguite da attività di formazione e sensibilizzazione degli operatori (15,9%), con bambini e ragazzi (in ambito extra-scolastico, 14%) e infine attività a sostegno delle donne a rischio e vittime di violenza (12,3%). Le attività di formazione e sensibilizzazione realizzate attraverso questi progetti hanno coinvolto complessivamente 1.954 operatori di cui: 717 assistenti sociali ed educatori che operano nei servizi sociali, 38 operatori dei servizi sanitari (operatori di Pronto Soccorso, infermieri, medici di medicina generale, etc.), 136 operatrici dei Centri Antiviolenza e 1.036 altri professionisti fra cui si annoverano operatori delle forze dell’ordine, avvocati, giornalisti e altro ancora. Per quanto riguarda le attività di sensibilizzazione della cittadinanza contro la violenza e la discriminazione di genere, famiglia e conflittualità, stereotipi di genere, sessismo, maschilismo e omotransfobia, donne e lavoro, sono state coinvolte più di 10.000 persone in 184 incontri tematici, 60 rassegne cinematografiche, 24 rassegne teatrali, 64 incontri di lettura, 69 eventi fra mostre, visite guidate, workshop. Le attività rivolte a donne a rischio di subire violenza o vittime di violenza hanno coinvolto quasi 1.500 persone di cui circa 650 di origine straniera. Sei progetti, grazie al finanziamento regionale, hanno previsto di intensificare le attività dei Centri Antiviolenza aprendo nuovi punti di ascolto, aumentando le ore di apertura dei servizi, incrementando le sedute di mentoring e counseling e l’aumento dei posti letto in casa rifugio.
Pubblicato il 18 dicembre 2019
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