Menu

 alberoni2

“Se io stessi annegando vorrei che qualcuno venisse a salvarmi”: sono le parole di Gherardo Colombo, ex magistrato, presidente onorario ResQ People, intervenuto all’incontro, il 6 dicembre, organizzato dal Centro Servizi per il Volontariato Emilia, sede di Piacenza, presso la Galleria Alberoni. Il meeting, introdotto da Laura Bocciarelli, vice Presidente Csv Emilia, è stato coordinato dalla giornalista Maria Vittoria Gazzola e ha visto la partecipazione, oltre a Colombo, di Luciano Scalettari, presidente ResQ People e Michela Sfondrini, Gruppo Reti ResQ.
La Onlus ResQ - People Saving People è nata per salvaguardare la vita e i diritti di chi si trova in pericolo nel Mediterraneo, attraverso missioni di ricerca e soccorso in mare e attività di sensibilizzazione a terra.

Una nave per salvare la gente

“La nostra associazione ha preso forma nell’autunno del 2019 e da quando abbiamo iniziato, grazie al volontariato, abbiamo fatto grandi cose” - ha affermato Scalettari, il presidente della Onlus. “Siamo riusciti - ha aggiunto - a contagiare ed entusiasmare moltissime persone. Abbiamo 5000 donatori, 90 associazioni sul territorio che ci aiutano. Con i soldi raccolti abbiamo comprato una nave tedesca oceanografica di 70 anni di età e l’abbiamo restaurata. Si chiama ResQ People: è lunga 39 metri e pesa 300 tonnellate. La nostra nave ha bandiera tedesca e un equipaggio di 20 persone, tra professionisti marittimi e volontari specializzati tra cuimedici e infermieri, soccorritori, mediatori culturali, logista e cuoco di bordo. La ResQ People è attrezzata con due RHIB, due gommoni veloci per avvicinarsi alle imbarcazioni in difficoltà, un ambulatorio medico per prestare assistenza ai naufraghi, e tutte le dotazioni necessarie per operare in sicurezza il soccorso. La ResQ People è partita per la sua prima missione di ricerca e soccorso il 7 agosto 2021 e ha portato in salvo 166 persone. La seconda missione è salpata l’8 ottobre e ha soccorso 59 persone”.

Una narrazione diversa

ResQ People è un sogno diventato realtà per Michela Sfondrini che intesse le fila dei gruppi territoriali. Un lavoro capillare, intenso e passionale che - secondo Michela - sta dando i suoi frutti
“Non si può morire in mare - ha puntualizzato la referente dei gruppi in rete. È un grande lavoro quello che stiamo facendo - ha aggiunto - che altri dovrebbero fare al nostro posto, ma molti decisori a livello europeo hanno paura di fare la loro parte. Non dobbiamo però sentirci impotenti di fronte alle ingiustizie del mondo, per questo cerchiamo di coinvolgere tante altre persone. C’è bisogno di sostegno economico, di tempo, di volontariato, di “equipaggi a terra” che testimoniano il nostro operato”. Di fronte ad una informazione superficiale, Sfondrini sottolinea che è necessaria una narrazione diversa e non discorsi da bar… ma parole che rendano giustizia ai fatti.

C’è molto da fare

“La gente continua a morire ed è necessario essere in tanti, perché c’è molto da fare” - ha affermato Gherardo Colombo. La solita idea di fare una selezione dei migranti - per Colombo - è da abbandonare ed in base alla nostra Costituzione all’art. 10 dobbiamo accogliere, mentre le leggi emanate chiudono continuamente. “Per venire in Italia bisogna essere maltrattati in maniera forte, bisogna averne passate di incredibili… Ma è giusto dividere il mondo in chi ha il diritto di vivere e chi no?” Si è interrogato Colombo. “È necessaria la nostra presenza, altrimenti la gente annega!”.

Un mondo diverso

L’associazione ResQ, che ha sede a Milano in viale Regina Margherita, sogna - con le parole dei suoi responsabili - un mondo in cui non ci sia più bisogno delle navi di soccorso della flotta civile, un mondo in cui nessuno sia costretto a rischiare la vita in mezzo al mare.

“Per questo, a terra, - ha evidenziato Scalettari - ci impegniamo a promuovere una cultura di rispetto dei diritti umani e di tutela della dignità di tutti, organizzando momenti di incontro, approfondimento e sensibilizzazione sui temi del soccorso in mare e della solidarietà”.

Riccardo Tonna

Pubblicato il 7 dicembre 2021

Ascolta l'audio

Aggiungi commento


Codice di sicurezza
Aggiorna

"Il Nuovo Giornale" percepisce i contributi pubblici all’editoria.
"Il Nuovo Giornale", tramite la Fisc (Federazione Italiana Settimanali Cattolici), ha aderito allo IAP (Istituto dell’Autodisciplina Pubblicitaria) accettando il Codice di Autodisciplina della Comunicazione Commerciale.

Amministrazione trasparente